Al convegno annuale dell’associazione il presidente Giampio Bracchi ha sottolineato la ripartenza dell’attività del private equity dopo il rallentamento del 2009. Pmi e mercato dell’energia i nuovi target dei fondi

Il private equity bussa alla porta delle piccole e medie imprese italiane.

E’ quanto emerge dai risultati della ricerca annuale condotta da Aifi (Associazione italiana del private equity e del venture capital) sui propri associati rispetto alle attività di investimento svolta dai fondi italiani durante il 2010. I dati, presentati nel corso del convegno annuale dell’associazione, tenutosi lo scorso 21 marzo presso la sede milanese di Assolombarda, evidenziano, infatti, un aumento degli investimenti nelle realtà imprenditoriali dotate di un numero di dipendenti inferiore a 250 unità, dal 77% del 2009 all’85% dell’anno passato.

Nel 2010 gli investimenti di private equity e venture capital sul mercato italiano hanno esibito decisi segnali di ripresa, soprattutto nella seconda metà dell’anno – ha esordito Giampio Bracchi, presidente di Aifi -. Un’attenzione crescente, in particolare, è stata rivolta dagli operatori ai target del mid market e delle start up innovative. Il dato è rilevante, perché testimonia come, sempre di più, l’attività di private equity stia diventando una risorsa accessibile per quelle imprese, spesso a gestione familiare, che con la liquidità dei capitali di rischio hanno l’opportunità concreta di risollevarsi dalla crisi e, nei casi più estremi, di conservare la proprietà dell’azienda”.

Nel dettaglio, nel 2010 gli investimenti effettuati dai fondi corrispondono alla cifra di 292, in aumento del 3% rispetto al 2009.

In particolare tiene l’ammontare investito, con circa 2,5 miliardi di euro impiegati (2,6 miliardi nel 2009), grazie, soprattutto, all’aumento delle transazioni fatto registrare nel secondo semestre dell’anno, con finanziamenti per 1,9 miliardi di euro ripartiti in 163 diverse operazioni.

La maggior parte delle risorse investite, 1.647 milioni di euro, è stata destinata ad acquisizioni di maggioranza (buy out), anche se va sottolineato l’aumento degli interventi finalizzati a mosse di expansion, che, con 583 milioni di euro investiti, hanno assorbito il 24% delle risorse complessive, contro il 14% del 2009.

Gli ultimi mesi del 2010, in concomitanza con i segnali di ripartenza da parte dell’economia globale, hanno portato nel settore decisi segnali di ripresa dell’attività di investimento – ha continuato Bracchi -. La maggior parte del valore è sulle operazioni di buy out, che rappresentano il 67% del capitale investito. D’altra parte, il mercato comincia a esibire trend di cambiamento, dimostrati dalla propensione dei fondi a investire su un bacino selezionato di asset validi e dotati di buone prospettive economiche”.

Per quanto riguarda i target degli investimenti, infatti, questi ultimi risultano concentrati nei settori dell’energia e delle utilities (14% del totale) e dell’high tech (24% delle operazioni totali), con la maggioranza degli investimenti effettuati nelle aree produttive del nord Italia (73%).

La ripartizione tra nuove operazioni e reinvestimenti in società già partecipate (follow on) fa segnare la prevalenza dei secondi sui primi (58% versus 51%), mentre l’attività di raccolta ha fatto segnare un +129% sul 2009.

Tra i principali finanziatori le banche (contributo del 41%) i fondi di fondi (contributo del 12%) e le fondazioni bancarie e accademiche (contributo del 10%).