Oltre ad Apple, i maggiori nomi dell’Ict si contendono il primato in un settore in forte espansione

Dal 10 luglio 2008 sono passati appena due anni e mezzo, eppure sembra che sia trascorso un secolo, almeno per i tempi del Web: quel giorno Apple inaugurò l’App Store, il negozio virtuale che diede il via al boom delle App, ovvero programmi di ogni tipo (per giocare, leggere, lavorare, ecc), gratuiti o a pagamento, pensati e sviluppati per poter funzionare nei computer ma soprattutto nei device di nuova generazione, smartphone e tablet su tutti. Quel giorno Apple mise a disposizione degli utenti circa 500 applicazioni; oggi, considerando soltanto il negozio della casa di Cupertino, siamo oltre le 300.000 Apps. In questi due anni e mezzo, intanto, nuovi attori sono comparsi sul mercato: Google, con il suo circuito Android, nel 2010 ha raggiunto quasi 130mila apps, in crescita di 6 volte rispetto al 2008. Anche BlackBerry App World e il Nokia Ovi Store hanno mostrato tassi di crescita “a tre cifre”, anche se in questi casi il numero di apps disponibili è molto inferiore rispetto alla concorrenza. Anche Rim e, soprattutto, Microsoft con il suo Windows market Place (che sfrutta la forza d’urto di Windows Phone 7) sono della partita. L’ultima arrivata in questo mercato è il colosso dell’e-commerce, Amazon, che con il suo Amazon Appstore punta soprattutto sui bassi prezzi.

I dati di crescita
L’affollamento di grandi nomi sul campo aiuta a comprendere le potenzialità di questo business: il mercato delle applicazioni Web, secondo Gartner, sorpasserà i 15.1 miliardi di dollari nel 2011, per 17,7 miliardi di download: a generare questa mole di ricavi saranno sia gli utenti finali acquistando le Web apps, ma anche le applicazioni stesse grazie all’advertising. Rispetto al 2010, quando il settore fatturò 5.2 miliardi di dollari, l’incremento sarebbe a tripla cifra (+190%). Ma la crescita continuerebbe anche negli anni successivi, raggiungendo i 185 miliardi di applicazioni scaricate dai mobile app store. Come ha sottolineato IDC in una delle sue ultime ricerche, sono le apps a muovere l’intero mercato mobile, al punto che ormai una piattaforma mobile che non vanti un numero vasto di applicazioni viene considerata “morta” dunque poco appetibile, da fruitori e anche da potenziali investitori.

Il caso italiano
Il fenomeno comincia ad essere di una certa rilevanza anche in Italia, dove il mercato, secondo alcune stime, si aggira intorno ai 50 milioni di euro. Le grandi marche nostrane iniziano infatti a puntarci, come dimostra una survey condotta su circa 200 responsabili marketing italiani dal Politecnico di Milano: le Mobile Application risultano lo strumento citato più frequentemente tra quelli che svolgeranno un ruolo chiave in futuro, segnalate dal 57% degli intervistati. Un’analisi di dettaglio condotta sui principali store (App Store, App World, Android Market e OVI Store) mostra, inoltre, che tra i primi 100 top spender italiani in advertising, 41 hanno sviluppato almeno un’Applicazione Mobile brandizzata, per un totale di 58 App nei diversi store e con una crescita del 176% rispetto al 2009. Ma perché gli utenti trovano così indispensabili le Apps? Secondo uno studio condotto da Nokia a livello globale su oltre 5.200 possessori di smartphone in dieci Paesi, il 55% degli utilizzatori crede che le applicazioni aiutino a migliorare la propria vita e quindi le usa mentre si trova in casa (33%), in viaggio (19%) o al lavoro (13%). La ricerca evidenzia poi come non sia tanto importante il numero di “apps” possedute quanto la capacità di trovare quelle più utili. Più del 70% degli utenti possiede infatti sul proprio smartphone fino a 30 applicazioni e il 20% dichiara di cancellarle non appena ne trova una migliore.

Come far pagare gli utenti
Lo svago sembra, al momento, essere il tema dominante: le applicazioni di gaming (38%), social networking (35%) e musica (29%) sono le più scaricate e le più utilizzate riguardano i social network (31%), i giochi (29%) e i servizi (25%). Gli amanti delle apps, inoltre, sembrano abbastanza restii al pagamento: come ha messo in luce una ricerca Distimo, il volume di download delle applicazioni gratuite è molto superiore rispetto a quelle a pagamento: le 300 apps gratuite più scaricate negli Stati Uniti hanno generato, in media, oltre 3milioni di download ogni giorno nel mese di dicembre 2010, mentre solo 350mila applicazioni a pagamento sono scaricate quotidianamente. Per questo motivo gli sviluppatori puntano a incrementare l’uso di sistemi di pagamento diversi da quello diretto, utilizzando dunque delle app che spingano al consumo di servizi aggiuntivi – le cosiddette “in-app” – piuttosto che facendo pagare l’app in sé.