Mobile payment e mobile banking sono delle formule sempre più utilizzate dai consumatori italiani

I telefoni cellulari furono inventati inizialmente per parlare voce a voce in mobilità.

Poco tempo dopo l’introduzione quasi casuale degli sms cambiò parecchio questa impostazione, tanto che tutti ci abituammo anche a scrivere sui nostri telefonini.

Negli ultimi anni, con l’evoluzione dei cellulari in complessi smartphone di nuova generazione, la classica telefonata è entrata decisamente in secondo piano, tanto che oggi il telefono ci serve soprattutto per leggere le mail, navigare su Internet, orientarci grazie al gps e, sempre più spesso, fare acquisti.

Quest’ultima possibilità, in particolare, è conosciuta in inglese come Mobile Payment, ed è stata definita dall’ultima ricerca in materia del Politecnico di Milano come “l’attivazione di pagamenti o il trasferimento di denaro tramite telefono cellulare”.

Il fenomeno è favorito dalla straorinaria diffusione della telefonia mobile su scala globale, con oltre 5 miliardi di dispositivi al mondo.

In particolare in Italia il telefono cellulare raggiunge l’85% della popolazione (1 utente su 3 ha uno smartphone), con una penetrazione che è seconda solo a quella della Tv e ben superiore a quella delle connessioni Internet.

L’Osservatorio NFC & Mobile Payment della School of Management del Politecnico di Milano ha censito 107 servizi di Mobile Payment (sia di prossimità che remoti) attivi in Italia nel 2010 rispetto ai 78 servizi disponibili nel 2009 .

Nonostante questa lenta crescita, il Mobile Payment nel nostro paese è ancora allo stato embrionale: la dimensione del mercato totale è di quasi 200 milioni di euro, quasi totalmente rappresentata dal pagamento di ricariche telefoniche. La soddisfazione per gli utenti dei servizi di Mobile Remote Payment in Italia è elevata, ma gli utilizzatori sono ancora pochi, meno dell’1% degli utenti di telefonia mobile. A livello internazionale le iniziative più di successo dell’ultimo periodo, riguardano invece soprattutto il Mobile Proximity Payment, in particolare attraverso la tecnologia Nfc (near field communication),che garantisce un riconoscimento bidirezionale wireless da distanza molto ravvicinata (meno di 10 cm) e dunque permette di pagare semplicemente rivolgendo il cellulare verso una cassa dotata di apposito lettore.

Si stima che in Giappone siano già 60 milioni i telefoni cellulare dotati di antenna NFC, e più di 1 milione di esercenti con Pos contactless, mentre un recente rapporto Juniper stima che entro il 2014 il numero possa lievitare sino a quota 300 milioni a livello globale.

Il pagamento di prossimità, infatti, ha già attirato l’attenzione di nomi del calibro di Google e Microsoft, ma anche di produttori come Samsung Nokia, HTC, Sony Ericsson, LG e RIM.

In Italia, al momento, secondo il Politecnico di Milano, il Mobile Proximity Payment è ancora sostanzialmente fermo, mentre si sono sviluppate le iniziative di Contactless Payment. Nel nostro paese, invece, il cellulare è già oggi largamente utilizzato per le operazioni bancarie, il cosiddetto mobile banking. I conti abilitati via “telefonino” nel 2009 erano oltre sei milioni, pari al 19% del totale, con una crescita del 31% rispetto al 2008. Secondo l’Aifin (Associazione Italiana Financial Innovation) le operazioni più frequenti via cellulare sono la richieste di informazioni, circa sei milioni, 130mila delle quali relative a operazioni di trading. Sono inoltre effettuate anche le ricariche telefoniche, oltre due milioni, e i bonifici, circa 190mila. Un più recente sondaggio sempre effettuato dall’Aifin, questa volta condotto su un campione di 18 banche retail rappresentative del 62% del totale degli sportelli bancari presenti in Italia, l’80% degli istituti di credito si attende entro il 2012 un aumento dell’utilizzo del mobile, sia come canale informativo che come strumento transazionale.

Per le banche tradizionali che operano via sportello, lo sviluppo dei canali diretti e quindi anche del mobile ha avuto come principale obiettivo quello di ridurre i costi attraverso la migrazione su questi canali di una parte dell’operatività della clientela, così anche da assecondare l’evoluzione del comportamento di acquisto e di consumo della clientela, oggi sempre più multicanale (10 milioni di italiani si servono dell’homebanking). In futuro il mobile banking dovrebbe ulteriormente svilupparsi: oltre la metà (57%) dei progetti d’investimento ritenuti prioritari dalle banche italiane riguarda infatti i processi interni e le iniziative di sviluppo dei canali di accesso ai servizi bancari da parte dei clienti, tra cui, per l’appunto, mobile banking e i mobile payment.