I commenti rilasciati dal premier cinese Wen Jiabao in occasione della presentazione del nuovo piano quinquennale autorizzano a pensare a una Cina che in futuro sarà più attenta a garantire il benessere dei propri cittadini

Sono due le parole chiave contenute nel nuovo piano quinquennale della Repubblica popolare cinese (2011-2015), recentemente approvato dall’Assemblea nazionale del popolo: stabilità e sostenibilità.

Il piano quinquennale, che non a caso è basato sul concetto di crescita inclusiva, muove infatti da due considerazioni fondamentali, sottolineate continuamente dal governo del premier Wen Jiabao:La Cina si trova nella fase primaria del socialismo ed è ancora un paese in via di sviluppo. Pertanto, è necessario utilizzare gli incentivi di mercato e gli strumenti di controllo dello stato per assicurare alla nazione una moderata prosperità, in un clima internazionale pacifico”. “Infatti – ha proseguito il premier in occasione della presentazione del piano – la multipolarizzazione del mondo e la globalizzazione economica si stanno approfondendo, con conseguente rafforzamento delle economie emergenti, e sul piano interno i fattori che favoriscono lo sviluppo della Cina e il positivo trend di lungo periodo dello sviluppo non sono cambiati. Perciò, lo sviluppo della Cina si trova ancora in un importante periodo di opportunità strategiche”.

Per la Cina del XXI secolo, dunque, non ci saranno più solo obiettivi di crescita del Pil, fissati comunque a un realistico 7% annuo (55.000 miliardi l’atteso valore del PIL nel 2015), ma anche innovazione dei processi di sviluppo e sostenibilità ambientale.

Nello specifico, se, sul primo fronte, il Piano prevede che il livello di spesa in Ricerca e Sviluppo raggiunga il 2,2% del Pil, per quanto riguarda l’ambiente il consumo di energia e le emissioni di CO2 per unità di Pil saranno ridotte del 16% e del 17%, mentre il rilascio nell’atmosfera e nell’acqua dei maggiori agenti inquinanti sarà ridotto dell’8%, e l’area coperta da foreste dovrebbe raggiungere il 21,6% del territorio.

Rispetto alle politiche sociali, poi, le previsioni degli esperti del governo di Pechino prevedono 45 milioni di nuovi posti di lavoro (il tasso di inurbamento della popolazione dalle campagne è ulteriormente cresciuto dal 47,5% al 51,5%), con l’obiettivo di legare la crescita del Pil all’aumento della ricchezza privata e di ridurre, in questo modo, il divario tra l’indice aggregato e quello pro capite Il piano, infine, intende assicurare l’assistenza medica di base universale, garantendo la copertura assicurativa del 70% delle spese mediche, e case popolari al 20% delle famiglie urbane.

 

Più cooperazione in politica estera

 

Complessivamente, si tratta di obiettivi ambiziosi, che non sarà certo facile raggiungere.

Inoltre, una condizione essenziale per il successo dell’operazione è data dalla sussitenza di un ambiente internazionale non conflittuale, ed è per questo che il rapporto sottolinea come la Cina nelle sedi opportune sosterrà i propri interessi, ma in cooperazione con i grandi partner mondiali , a cominciare dalle questioni relative al commercio e all’apprezzamento della valuta nazionale (senza però assumere impegni specifici, tranne quello di lottare contro la rinascita del protezionismo, una posizione abbastanza sconta ora che la Cina ha superato gli Stati Uniti come prima potenza manifatturiera).

Da rilevare come in un recente intervento su Il Sole24ore Zheng Bijian, presentato come l’ideologo di Hu Jintao, a tale proposito ha sottolineato come i concetti di “espansione e approfondimento della convergenza di interessi” e di “costruzione delle comunità di interessi” siano entrati a pieno titolo nel quadro di riferimento ufficiale del neonato piano di sviluppo economico e sociale.