INDICE DI FIDUCIA SUGLI INVESTIMENTI IN INNOVAZIONE TECNOLOGICA La misura della propensione agli investimenti in innovazione tecnologica   “L’impresa è per eccellenza il luogo dell’innovazione e dello sviluppo” – Joseph A. Schumpeter –       In crescita l’Indice Ifiit, che sale a 44,80 punti con l’aumento di un punto rispetto alla rilevazione precedente. I […]

INDICE DI FIDUCIA SUGLI INVESTIMENTI IN INNOVAZIONE TECNOLOGICA

La misura della propensione agli investimenti in innovazione tecnologica

 

“L’impresa è per eccellenza il luogo dell’innovazione e dello sviluppo”
– Joseph A. Schumpeter –


 

 

 

    • In crescita l’Indice Ifiit, che sale a 44,80 punti con l’aumento di un punto rispetto alla rilevazione precedente.
    • I comparti dove si registrano i più alti livelli di attenzione verso gli investimenti in innovazione sono costituiti dalla metalmeccanica e dai trasporti.
    • Allineata al valore medio dell’indice la propensione all’investimento in Information technology da parte dei comparti legati al credito e al commercio.
    • Manifestano una propensione agli investimenti più bassa del valore medio dell’indice il settore dell’edilizia, anche se in ripresa rispetto ai mesi trascorsi.
    • Contrastato il mondo delle piccole imprese e del mondo professionale, con debolezza soprattutto per le realtà non agganciate a distretti produttivi legati all’export.
    • Sul tema del digital divide, in leggera crescita la percentuale di imprenditori che considera il nostro Paese ancora lontano dagli standard qualitativi di altri sistemi-paese industrialmente più avanzati.
    • La propensione ad investire in innovazione tecnologica conferma il suo stato positivo in Lombardia e Nord-Est. In ripresa il Lazio. Contrasti in Piemonte e in alcune aree del Centro. Stabile in Meridione.
       

    La ripresa dei grandi

    Indice Ifiit in rialzo di oltre un punto: sale da 43,70 del mese scorso agli attuali 44,80 punti, grazie ad una ripresa della propensione verso gli investimenti in innovazione tecnologica in alcuni settori strategici del made in Italy manifatturiero (come la metalmeccanica, le macchine utensili, i trasporti, l’elettrotecnica e il metallurgico). Nonostante la crisi libica, che ha messo in difficoltà oltre un centinaio di aziende italiane in vari settori, e nonostante la crescita dei prezzi delle materie prime sui mercati internazionali (con il petrolio a oltre 110 dollari il barile e con l’oro che è arrivato anche a superare la quota dei 1500 dollari l’oncia), la curva della crescita sembra destinata a non retrocedere dai livelli previsionali fissati dal Fondo Monetario Internazionale e dall’Ocse, che assegnano all’Italia un aumento del Pil di circa un punto percentuale a fine 2011 (il FMI prevede una crescita dell’economia mondiale del 4,4% nel 2011 e del 4,5% nel 2012). Preoccupa però sul lungo periodo il riaccendersi dei focolai inflazionistici: il costo della vita aumenta tendenzialmente del 2,5% a livello europeo e a questi livelli comincia ad erodersi il potere d’acquisto delle famiglie, un fattore che potrebbe contribuire ad un’ulteriore contrazione dei consumi interni. In questa fase congiunturale sono soprattutto le medie e le grandi imprese internazionalizzate a rispondere con ottimismo al questionario di Ifiit e a presentare un elevato grado di propensione agli investimenti in innovazione tecnologica (sui versanti della produzione, della gestione e della comunicazione, anche se quasi tutte le realtà imprenditoriali puntano su una massiccia riduzione dei costi per la revisione dei budget). Il segnale positivo viene confermato anche dalle ricerche specializzate come quella annuale di Unioncamere e Mediobanca, secondo cui circa il 55% delle 4000 imprese italiane di medie dimensioni (con fascia di fatturato compresa fra i 15 e i 330 milioni di euro e con dipendenti da 50 a 500) ritiene di aumentare fatturato e ordinativi nel corso del 2011, soprattutto grazie alla crescita delle esportazioni. Un fattore critico di rilievo su cui si giocherà una parte del futuro degli investimenti è invece rappresentato dal settore energetico: dopo il rifiuto del governo di entrare nel nucleare si riaccendono le attenzioni verso le energie rinnovabili e alternative, dove sono attesi investimenti e sviluppi produttivi. L’attuale fase congiunturale può dunque essere letta come un momento di transizione, dove l’uscita dalla recessione del biennio orribile è stata compiuta, ma permangono ancora le incertezze legate a questioni finanziarie, a tensioni geopolitiche internazionali e a un quadro di disoccupazione che resta ancora alto per poter pensare ad un rilancio poderoso dell’economia nazionale almeno sotto l’aspetto dei consumi. In tale contesto il tessuto produttivo è destinato a modificare la sua struttura portante, premiando quei distretti e quelle filiere produttive integrate che sono tipicamente e vocazionalmente orientate ai mercati esteri. Solo in queste aree si registrano – e si attendono – segnali di maggiore propensione agli investimenti in innovazione tecnologica, mentre il restante panorama potrebbe vivere tra stagnazione e tentativi di rilancio o di recupero della produttività.

     

    I settori che mantengono alta (o che risentono del calo degli investimenti in innovazione in misura inferiore) rispetto alla media del Paese
    Segnali di ripresa degli investimenti (produttivi e in innovazione tecnologica di processo) giungono dal mondo della metalmeccanica e dei trasporti, che manifestano un innalzamento della propensione ad investire. Ma risultano in calo i budget e le disponibilità di risorse, un dato che indica un certo abbassamento dei livelli di spesa. Sul mercato, la domanda e l’offerta di prodotti e soluzioni sono alla ricerca di un nuovo punto di equilibrio, che rappresenti una nuova base delle trattative e dei futuri sviluppi. Questa dinamica è più presente nelle medie imprese internazionalizzate, che operano su più piazze e che vantano un portafoglio di contatti maggiori. Discreta ed elevata l’attenzione di banche e società di sicurezza verso progetti migliorativi della produzione e della gestione aziendale.

     

    I settori che mostrano una propensione agli investimenti in innovazione tecnologica allineata ai valori della media nazionale dell’Indice
    Stabilità per molti comparti del made in Italy, dove si è diffusa la consapevolezza che nel corso dei prossimi mesi la curva della crescita economica complessiva sarà modesta, soprattutto se legata al mercato interno, dove la crescita dell’inflazione andrà inevitabilmente a ridurre il potere d’acquisto della popolazione. Non mostrano segnali di scostamento rilevante dalla media dell’indice i segmenti dell’energia, del tessile abbigliamento, della cantieristica e delle attrezzature generiche. Un segnale di risveglio giunge dal comparto dell’edilizia: dopo mesi di calo della fiducia, sembra che in alcune aree del centro-nord si anticipi una tendenza di ripresa, che dovrà essere verificata nel corso delle prossime rilevazioni.

     

    I settori che mostrano una propensione agli investimenti in innovazione inferiore ai valori della media generale dell’Indice o che presentano sensibili scostamenti dal livello del mese precedente
    Resta debole la propensione ad investire in innovazione nei segmenti delle piccole e delle micro-imprese, dell’artigianato e delle attività professionale, dove gli effetti della crisi perdurano con più forza. Anche il comparto agroalimentare, come quello del commercio al dettaglio, manifestano un arretramento delle posizioni, dopo qualche timido segnale di vivacità registrato all’inizio dell’anno. Diverso è invece il discorso per quelle realtà artigianali evolute che sono agganciate alle realtà distrettuali, la cui attività sia fortemente orientata ai mercati esteri. Laddove esistano filiere integrate tra nodi produttivi e società di servizio la propensione ad investire in innovazione resta su posizioni discrete, se non addirittura elevate. A conferma che in Italia è in atto una sorta di “arcipelaghizzazione” delle attività economiche e industriali: il tessuto produttivo non appare più coeso ma segmentato, con un ridisegno delle dinamiche.

     

    Il digital divide
    Si porta al 48% (dal 47% precedente) la quota di imprenditori che giudica in aumento il digital divide del nostro Paese rispetto agli altri Paesi più avanzati con cui è chiamato a confrontarsi in termini di competitività. Scende dal 34% al 32% la percentuale di operatori economici che giudica invece il nostro Paese in recupero o in posizione di sostanziale stabilità sul versante del digital divide. La quota di scettici e/o indecisi si attesta sul rimanente 20%, sostanzialmente in linea con la valutazione del mese scorso (al 19%), a testimonianza che circa un quinto della base imprenditoriale è incerta sulla valutazione (questa quota è rappresentata in larga parte da aziende non orientate alle esportazioni e allo sviluppo sui mercati internazionali).

     

    L’innovazione tecnologica nelle diverse aree geografiche
    Stabile il quadro della propensione agli investimenti innovativi nell’area del Nord-Ovest (Lombardia e Piemonte). Segnali di vivacità nelle zone emiliane e venete, dove si registrano gli innalzamenti di attenzione anche verso progetti e programmi formativi legati alla riorganizzazione aziendale. Inalterata la situazione nell’area del Centro, con qualche segnale di cedimento in Toscana. Ancora una leggera ripresa in alcune regioni meridionali come la Calabria e la Campania, dove appaiono in crescita le costituzioni di ditte individuali. Sostanzialmente in linea con le rilevazioni precedenti la Sicilia e la Puglia.

     

    Focus del mese: I distretti e gli investimenti in innovazione

    I segnali di maggiore attenzione verso gli investimenti in innovazione tecnologica (di processo e di prodotto) giungono ancora una volta da alcune aree territoriali che si mostrano sempre sensibili al tema. In particolare è proprio l’area del Nord-Est a mantenere alto l’interesse. Così, ad esempio, la provincia di Bolzano punta sul sostegno alle attività di ricerca e sviluppo attraverso alcune iniziative tra cui: l’introduzione di voucher di innovazione, l’applicazione di contratti di innovazione e l’estensione dei contributi per le imprese che assumono personale qualificato. Il programma e il disegno di legge che fissano le modalità per rendere operativa questa scelta sono stati approvati dalla giunta provinciale, che ha anche approvato il budget per finanziare questa iniziativa. Per il 2011 i fondi stanziati sono saliti a 19 milioni di euro dai 17 dell’anno precedente. Nel dettaglio, i voucher permettono alle imprese di fruire di consulenze di innovazione per un check up tecnologico. I contratti di innovazione sono invece una forma di agevolazione per imprese high-tech che portano il loro reparto ricerca in Alto Adige. Per incentivare la cosiddetta “caccia ai cervelli” la provincia di Bolzano sostiene economicamente le aziende che assumono ricercatori universitari per specifici progetti di ricerca e sviluppo.
    Da parte sua il territorio veneto sta cercando di creare una rete internazionale di collaborazione sui temi della ricerca e dello sviluppo. Gli industriali di Mestre hanno deciso di puntare sulla maggiore e più intensa collaborazione tra i distretti veneti e analoghe realtà in Sud-Est asiatico, e in particolare in Corea del Sud. I distretti diventano uno strumento strategico per promuovere l’innovazione e favorire la cooperazione transnazionale. Tuttavia la diversità di concetti, di strategie politiche e di sistemi di governance appare ancora così ampia (anche nello stesso contesto europeo) da costituire in alcuni casi una barriera alla creazione di relazioni efficienti. Veneto Innovazione, il partner omologo di Koranet (il consorzio coreano per lo sviluppo di reti internazionali di collaborazione tecnologica), mette in risalto la necessità di avviare un tavolo di discussione e di confronto tra i vari distretti affini. Per Giorgio Simonetto, presidente di Veneto Innovazione, “la necessità di operare in un contesto internazionale è significativa per le realtà manifatturiere legate alla metalmeccanica e ai settori tradizionali del made in Italy quali moda, design, arredamento”. In particolare, Koranet è un progetto che mira a favorire le collaborazioni scientifiche tra Paesi dell’Ue e la Corea del Sud. Da parte sua, Veneto Innovazione è entrata quale unica organizzazione regionale nel Consorzio, formato in maggioranza da Ministeri, e portando le esperienze e le capacità sviluppate nella realizzazione di iniziative a supporto dello sviluppo dei distretti veneti. L’Unione Europea e la Corea del Sud hanno firmato due accordi di cooperazione nel novembre del 2006, uno sulla cooperazione scientifica e tecnologica e un altro nel campo della ricerca sull’energia da fusione. Tali accordi costituiscono la base giuridica per la cooperazione di ricerca e sviluppo di innovazione tecnologica tra Ue e Corea del Sud.

     

    Analisi: Gli investimenti in area Ue nel 2010 e a inizio 2011

    Secondo l’ultimo Bollettino mensile della Banca Centrale Europea, con dati relativi all’ultimo trimestre del 2010, “gli investimenti lordi si sono contratti dello 0,6% sul periodo precedente, dopo un calo dello 0,1% nel terzo periodo dell’anno, riflettendo così un parziale ridimensionamento a seguito del forte risultato che si era riscontrato nel secondo trimestre”. La flessione ha portato il tasso di variazione sui dodici mesi del 2010 allo 0,7%. La BCE ricorda inoltre che “i tassi di crescita trimestrali degli investimenti totali sono stati sempre negativi dal secondo trimestre del 2008, con l’eccezione del secondo trimestre 2010”. La scomposizione dettagliata degli investimenti nell’area Euro-17 non è ancora disponibile. Tuttavia gli investimenti in beni diversi dalle costruzioni (che consistono principalmente in attrezzature e macchinari e in mezzi di trasporto) e che rappresentano circa la metà degli investimenti totali, nel quarto trimestre sono cresciuti, dopo essersi ridotti in quello precedente. Dalla metà del 2009 la contrazione degli investimenti in beni diversi dalle costruzioni è stata nettamente più moderata, per effetto del rafforzamento dell’attività economica complessiva e dei criteri di accesso al credito meno stringenti, e nel 2010 questo tipo di investimenti sono aumentati. Nel quarto trimestre del 2010 la produzione industriale dei beni di investimento, un indicatore degli sviluppi futuri degli investimenti in beni diversi dalle costruzioni, ha continuato a crescere in maniera sostenuta sul trimestre precedente. Secondo i risultati delle indagini congiunturali, la fiducia delle imprese manifatturiere è inoltre stata elevata. Il grado di utilizzo della capacità produttiva sarebbe ulteriormente aumentato in gennaio 2011 rispetto a ottobre 2010. D’altro canto, le componenti sia residenziale sia non residenziale degli investimenti in costruzioni sono probabilmente calate ancora. La produzione nel settore delle costruzioni ha continuato a flettere nel quarto trimestre, sebbene a un ritmo leggermente inferiore rispetto al trimestre precedente. Le concessioni edilizie sono anch’esse calate nello stesso periodo. Questa contrazione delle attività è parzialmente ascrivibile alle condizioni meteorologiche sfavorevoli in alcuni Paesi e alla persistente debolezza del settore in quei Paesi dove era stato interessato da incrementi sostanziali prima dello scoppio della recente crisi. Le indagini PMI e della Commissione europea indicano infatti che l’attività nel comparto continua ad essere moderata. Per quanto riguarda il primo trimestre del 2011, i pochi indicatori anticipatori disponibili segnalano un tasso di crescita degli investimenti fissi positivo nell’area dell’euro. L’aumento dei tassi di utilizzo della capacità produttiva dovrebbe continuare a produrre un impatto sugli investimenti in beni diversi dalle costruzioni, dal momento che la necessità di far fronte alla crescente domanda dovrà essere soddisfatta da una maggiore capacità produttiva in alcuni Paesi e in alcuni settori. Il miglioramento delle condizioni finanziarie in gran parte dei Paesi dovrebbe anch’esso favorire gli investimenti fissi produttivi. Le dinamiche positive dell’attività, segnalate dai buoni risultati di febbraio dell’indagine PMI complessiva e della sua componente dei nuovi ordini, nonché degli andamenti sostanzialmente positivi della fiducia nell’industria misurata dalla Commissione europea e dalle indagini nazionali, confermano le prospettive favorevoli nel trimestre per gli investimenti in beni diversi dalle costruzioni. I dati pubblicati al dicembre del 2010 sui nuovi ordini nell’industria indicano un incremento dell’indice complessivo e un aumento ancora maggiore per il settore dei beni di investimento e sono compatibili con tali prospettive. Gli investimenti in costruzioni dovrebbero aumentare agli inizi del 2011, in parte a causa della ripresa edilizia nelle regioni che hanno probabilmente risentito delle condizioni meteorologiche avverse dell’ultimo trimestre del 2010. In una prospettiva più lunga e al netto della volatilità a breve termine, gli investimenti in beni diversi dalle costruzioni dovrebbero continuare a rafforzarsi nel corso dei prossimi trimestri, in linea con la crescita generale dell’attività economica e con la graduale normalizzazione delle condizioni finanziarie. La difficoltà di queste ultime, in particolare, era stata una delle cause principali del debole recupero degli investimenti fissi nelle prime fasi della ripresa fino al secondo trimestre del 2010. Per quanto riguarda gli investimenti in costruzioni, si prevede una crescita più contenuta, ma comunque positiva. Nello specifico, la componente residenziale dovrebbe essere favorita da una ripresa dei mercati immobiliari. Ciò nonostante, in alcune parti dell’area dell’euro tali mercati necessitano ancora di ulteriori aggiustamenti.

     

    (Elaborazione del documento di sintesi a cura di Paolo Gila, Supervisor Ifiit Research)

     

    Questo documento è una sintesi della ricerca mensile che viene effettuata su un campione qualificato e rappresentativo dell’economia italiana. Lo studio viene curato da Ifiit Research, la divisione Ricerche di mercato del Gruppo Mat Edizioni. L’indice e la sintesi mensile sono recuperabili gratuitamente attraverso il sito www.bitmat.it. Coloro che, come aziende o come privati, volessero approfondire gli aspetti della ricerca Ifiit o avvalersi della struttura di Ifiit Research per compiere sondaggi, rilevazioni, ricerche di mercato o altro, possono rivolgersi a:

     

    Ifiit Research
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    www.bitmat.it