Dopo il taglio delle risorse finanziarie ai teatri e alla cultura annunciato nell’ultima Finanziaria del ministro Tremonti, il governo ha deciso di venire incontro alle richieste del mondo artistico. Ma lo ha fatto in un modo che ci riporta alla memoria le iniziative dell’Italietta di altri tempi.

La soluzione è stata trovata nel solco dei più classici dei rimedi di andreottiana memoria: un ritocco ai carburanti. Dalla pompa di benzina, dunque, saranno ricavati i fondi per sostenere la rappresentazione dell’Amleto di Shakespeare o della Locandiera di Goldoni sul proscenio. “Un piccolo sacrificio, di uno o due centesimi al litro – ha detto alla stampa il premuroso Gianni Letta – che tutti gli italiani saranno lieti di poter fare”. Ma chi l’ha detto che gli italiani sono davvero contenti? E’ mai possibile che ogni esigenza di cassa si vada a scaricare sempre sul pieno al distributore? L’opinione pubblica – del resto – forse non è stata adeguatamente informata che l’alternativa era quella di far aumentare di un euro i prezzi delle sale cinematografiche di prima visione. Un’idea che però al premier e al suo entourage non era parsa particolarmente gradita. Ora, andiamo a vedere quanti e quali strati di tasse “storiche” si trovano sulla benzina. Infatti, nessuno ha chiesto a Tremonti o a Letta se abbiamo finito di fare la guerra in Etiopia? Su ogni litro di benzina verde che acquistiamo dal distributore, paghiamo: 1,90 lire per il finanziamento della guerra di Etiopia del 1935; 14 lire per il finanziamento della crisi di Suez del 1956; 10 lire per il finanziamento del disastro del Vajont del 1963; 10 lire per il finanziamento dell’alluvione di Firenze del 1966; 10 lire per il finanziamento del terremoto del Belice del 1968; 99 lire per il finanziamento del terremoto del Friuli del 1976; 75 lire per il finanziamento del terremoto dell’Irpinia del 1980; 205 lire per il finanziamento della guerra del Libano del 1983; 22 lire per il finanziamento della missione UNMIBH in Bosnia Erzegovina del 1996; 0,020 Euro per il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004. Addizionando tutte queste voci, relative a una decina di contributi, si arriva alla soma di circa 0,26 euro di tasse “speciali” per ogni litro di benzina. Somma alla quale dovranno ora aggiungersi due nuovi centesimi per il “sostegno alla cultura”. Oltre all’IVA, naturalmente (perché c’è anche quella, su tutte queste voci). Di fronte a questa decisione, il comparto teatrale e dello spettacolo non ha fatto una piega: anzi, ha tirato un sospiro di sollievo, dal momento che una soluzione a suo favore è stata trovata, magari non completamente condivisibile, ma tanto gli italiani ci sono abituati. E dal canto suo ha tirato un sospiro di sollievo anche il governo: che così ha trovato il modo di estrarre la patata bollente dal fuoco. Chissà cosa potrebbe raccontarci quella buonanima di Tommaso Padoa Schioppa, il quale – quando era al governo con Prodi e Visco – andava recitando che “le tasse sono bellissime”. Ma il patrigno di tutti i bamboccioni d’Italia ci ha lasciato e ora possiamo solo vagheggiarlo tra le nubi del Paradiso (dove forse si trova, ma non è detta l’ultima parola…), e pare che ci rassicuri con la sua smorfia bonaria, anche se oggi il governo è diverso da quello che lo aveva visto militare. “E’ solo un’opera da due soldi”, pare che ci dica dall’alto dei cieli, parafrasando un’opera di Brecht. Che lo si voglia o no, come diceva Shakespeare, la vita è tutta un teatro. Peccato però che la nostra politica sia sempre il solito “teatrino” e non cambi mai.