Gianfranco Previtera, Vice Presidente di IBM Italia, spiega perché la storica piattaforma di sistema avrà spazio anche nei data center del futuro. La chiave è il consolidamento delle applicazioni, anche di quelle Windows

È stato per decenni il simbolo della tecnologia IBM e ha dato la spinta allo sviluppo del mercato di soluzioni informatiche business, con ampie ricadute anche sullo sviluppo degli open system e del mercato IT in generale. Parliamo ovviamente del mainframe, per anni l’architettura di riferimento dei grandi data center e dei sistemi professionali, sfidata dai competitor ma mai realmente scalzata dai grandi centri di società finanziarie e multinazionali. Un’architettura bollata dai detrattori come obsoleta e costosa, ma in realtà sempre capace d’essere al passo con i tempi, come dimostra l’ultimo importante aggiornamento avviato da IBM negli scorsi mesi, e che fa del mainframe il “sistema dei sistemi”, ossia una sorta di data center completo, adatto a consolidare qualsiasi tipo di job informatico. Una trasformazione radicale, forse la più significativa degli ultimi trent’anni, che inizia a raccogliere il favore del mercato, come spiega Gianfranco Previtera, Vice Presidente di IBM Italia. Antidoto a un declino che da molti era ritenuto inarrestabile.

 

Cosa fa supporre un ritorno d’attenzione sul mainframe?
La risposta è nei numeri. L’introduzione della nuova piattaforma è stato un sostanziale successo. Un fenomeno che è stato registrato a livello mondiale, riscontrato dagli analisti oltre che nostro chairman e direttore finanziario. IBM ha infatti registrato un rialzo del 20% del proprio business nel mercato server, dovuto principalmente alla crescita del 69% del comparto mainframe. Un fenomeno che riguarda anche l’Italia che è tra le nazioni che hanno segnato i migliori risultati e in cui ci sono oggi qualche centinaio di mainframe installati, con capacità molti differente e non solo presso grandissime imprese. Le analisi non fotografano comunque la dinamica di ciò che è accaduto negli ultimi mesi. Con la realizzazione di una nuova architettura mainframe IBM ha fatto una grande scommessa, lasciando un grande punto interrogativo su come il mercato avrebbe percepito il cambiamento. È stato rassicurante scoprire che moltissimi clienti, la maggior parte di quelli che hanno acquisito la nuova piattaforma, l’abbiano fatto in virtù di questo cambiamento e delle prospettive d’evoluzione da noi date.

 

Quali sono gli elementi di questo successo?
Senz’altro c’è la logica da “sistema dei sistemi” del nuovo mainframe, che consiste nella possibilità d’integrare anche il software per ambienti industry standard (Intel – ndr) e Unix. Tutti sappiamo che l’adozione di una tecnologia del genere non può avvenire senza un profondo ridisegno e riconsiderazione del parco applicativo. Sono stato molto sorpreso dal fatto che questo fatto non abbia spaventato i clienti. Un gran numero di questi è infatti disposto ad affrontare gli oneri del ridisegno applicativo pur di ottenere i vantaggi dalla nuova architettura ibrida del mainframe. È una ulteriore conferma dell’interesse del mercato per le tematiche della semplificazione dell’IT. Tranne per poche situazioni con carichi marginali, la gran parte dei clienti italiani ha mostrato interesse; molti hanno già programmato in parte o del tutto l’aggiornamento tecnologico. Le prime installazioni sono iniziate nel settembre scorso.

 

Il mainframe riesce ad accogliere le istanze più attuali, quali il cloud?
Citando consolidamento e cloud, parliamo di clienti che devono far fronte a grandi complessità, tecnologie differenti, molteplici interlocutori e grandi problemi d’integrazione. La capacità dei nuovi mainframe di integrare i dati, far comunicare diverse piattaforme e applicazioni è un fattore fondamentale, per esempio per l’uso avanzato della business intelligence. Il rinnovamento tecnologico è la componente base del successo riscosso dalla nuova architettura, non solo tra clienti ma anche presso gli indipendent software vendor. Se in passato questi operatori erano scettici nei riguardi della piattaforma, oggi stanno pensando di reinvestire negli skill per il mainframe. Lo fanno perché molti loro clienti stanno riprendendo in considerazione il mainframe. Non solo per gli aggiornamenti, ma anche per i nuovi sviluppi. Un gran numero di clienti sta guardando alla possibilità di “cloudizzare” i servizi IT attraverso lo sviluppo di nuove applicazioni o l’adattamento di quelle esistenti. L’obiettivo è permetterne l’uso delle applicazioni a un maggior numero di clienti e rendere più economica la gestione. Sul cloud c’è un salto di qualità: dai convegni si è passati ai proof of concept e ai progetti. Il mainframe porta un fondamentale contributo di semplificazione.

 

Restano gli elevati costi della gestione di un mainframe…
Il costo totale ha continuato a scendere negli anni. Nessuno ha mai messo in dubbio la validità della piattaforma, anche se l’aspetto dei costi ha provocato a qualcuno qualche “mal di pancia”. Molte nostre nostre iniziative hanno abbassato il costo totale di ownership del mainframe e molti studi ce ne danno atto. Questo è ancora più significativo con la trasformazione della piattaforma “Z” in un sistema globale che incorpora le applicazioni in ambiente z-Os, Power e industry standard. I vantaggi economici dell’unificazione hanno anche un “dividendo tecnologico”. La nuova piattaforma mainframe consente l’utilizzo di ambienti specializzati come Sap o per la business intelligence bilanciando al meglio i workload, ma anche spostando i carichi di lavoro meno critici sui processori meno costosi. La combinazione delle funzioni comporta un abbassamento del costo di esercizio.

 

Sul fronte della reperibilità di competenze?
Stiamo lavorando sodo, a cominciare dal personale interno IBM. Abbiamo avviato alla conoscenza del mainframe un centinaio di professional che operavano in altri settori, perché da qui a poco avremo bisogno di molti più tecnici per supportare la piattaforma. Abbiamo lanciato un progetto di collaborazione con università e centri di formazione per riuscire a creare entro i prossimi due anni nuovi professionisti (circa 300, ndr). Abbiamo preso l’impegno di assumerne metà, mentre siamo certi che gli altri non avranno difficoltà a trovare spazio sul mercato del lavoro, presso grandi clienti. Il numero potrà crescere in funzione del successo che riscontreremo. Ci saranno dei master universitari, iniziative diverse di cui ci stiamo occupando, ma che rientrano nello stesso disegno di rendere disponibili tutte le competenze che servono al mercato.

 

Quali sono i piani per quest’anno?
Stiamo continuando a lavorare sull’integrazione applicativa per fare del mainframe una piattaforma completa. Nel primo trimestre del 2011 abbiamo reso disponibili i rack Power Unix e quindi cominciato a lavorare sui primi progetti d’integrazione. Nel quarto trimestre dell’anno ci sarà la disponibilità delle componenti processore Intel. Stiamo lavorando nei nostri laboratori ed avremo anche la disponibilità del supporto per Windows. Non posso attribuire a questa informazione un valore ufficiale, ma siamo impegnati per rilasciare entro l’anno il supporto del sistema Microsoft per l’ambiente mainframe.