La ripresa dell’economia mondiale è iniziata da quasi due anni

In termini tecnici stiamo quindi entrando in una fase oramai matura del ciclo economico internazionale e questo giustifica l’esigenza di avviare una normalizzazione delle politiche, monetarie e fiscali, a partire dalle condizioni eccezionalmente espansive degli ultimi anni.

 

I deficit pubblici sono su valori elevatissimi, i tassi d’interesse delle maggiori economie avanzate sono in termini reali su livelli negativi. Già la scorsa primavera si iniziò a parlare di uscita dalle politiche di emergenza adottate durante la crisi; non se ne fece più niente perché l’economia all’epoca stava rallentando e perché lo scoppio della crisi del debito greco complicò la gestione della politica economica europea. Da allora l’aggiustamento di bilancio è stato portato avanti nelle economie della periferia europea, ma la situazione appare tutt’altro che risolta, mentre la stretta fiscale ha avuto inizio anche in altri paesi. Il biennio 2011-2012 vedrà molte economie impegnate nella fase di rientro dai valori elevati dei disavanzi ereditati dalla crisi. L’aggiustamento fiscale è decisamente più avanti in Europa che negli Usa, e questo avrebbe potuto giustificare una politica monetaria europea ancora orientata in direzione espansiva. A complicare le cose è però intervenuta un’accelerazione dell’inflazione, del tutto sorprendente se si pensa che solo ad agosto scorso la Fed aveva modificato la propria politica monetaria nell’intento di contrastare rischi concreti di avvio di una fase di deflazione. A modificare lo scenario sui prezzi è intervenuta l’impennata delle materie prime,che secondo alcuni trae origine proprio dalla politica monetaria Usa. Nelle ultime settimane però lo scenario petrolifero è stato condizionato non poco dalla crisi politica nei paesi del Nord Africa, che aumenta l’incertezza circa l’andamento dell’offerta di greggio. La fase di risalita dei tassi europei avviata dalla Bce potrà protrarsi se vi saranno conferme di ripresa dell’economia reale. Per ora la ripresa europea è molto legata al traino della domanda estera e caratterizzata quindi da una spiccata connotazione settoriale, con l’industria in una posizione migliore, e territoriale, con l’economica tedesca in maggior recupero. Difficile stabilire in che misura questo tipo di ripresa potrà consolidarsi anche in presenza di tassi d’interesse più elevati e durante un percorso di aggiustamento dei saldi di finanza pubblica. Una fase di crescita sotto tono è quindi da mettere in conto ancora per qualche trimestre.
L’Italia è fra i paesi che hanno avviato l’aggiustamento dei conti, con una riduzione del deficit nel 2010 di un punto di Pil, superiore alle attese. Il percorso che resta da compiere è però ancora lungo, e i documenti di politica economica di recente diffusione anticipano una ulteriore correzione, tale da portare a conseguire un saldo in pareggio nel 2014. In ogni caso, il sentiero già tracciato
dalle politiche per il 2011-2012 vede una riduzione che potrebbe condurre il saldo del 2013 vicino al 3 per cento del Pil. Si tratterebbe di un risultato da considerare con soddisfazione alla luce del fatto che già il 2010 ha visto una flessione di quasi un punto di Pil. Meno soddisfacente al momento risulta invece la proiezione della crescita economica. Soprattutto l’industria e le costruzioni presentano un gap molto ampio in termini di livelli produttivi rispetto ai livelli pre-crisi e lo scenario del biennio in corso non consente di anticipare particolari inversioni di tendenza. Resta difficile anche la situazione del mercato del lavoro, considerando che il recupero dei livelli occupazionali sarà molto graduale. Se a ciò si aggiungono l’aumento dell’inflazione e il segno restrittivo della politica di bilancio, si perviene ad uno scenario in cui i consumi non potranno fare da traino al ciclo. Inizia a stabilizzarsi l’attività delle costruzioni, ma su valori decisamente più bassi rispetto ai valori pre-crisi, e compatibili con le tendenze di fondo della domanda: dato il quadro dei bilanci familiari, tale stabilizzazione non sarà la premessa ad una nuova fase di recupero
della domanda immobiliare. Le imprese si stanno assestando su livelli produttivi più bassi, ma la ristrutturazione deve ancora essere completata, con chiusure degli impianti meno efficienti. I rialzi dei prezzi delle materie prime ostacolano il ripristino dei margini nell’industria, frenandone quindi le decisioni di spesa. La ripresa resta così dipendente da una domanda internazionale che per ora risulta in crescita più vivace in mercati da noi distanti; ne beneficiamo indirettamente, via ripresa dell’industria tedesca, ma la nostra esposizione verso il Nord Africa manterrà la nostra performance sotto tono.

 

Previsioni in sintesi

Il 2011 sulla base degli indicatori congiunturali ha avuto un avvio relativamente vivace. La ripresa internazionale è stata guidata dalla domanda asiatica e dalla politica monetaria americana. Di recente il quadro si è fatto più instabile, a seguito delle tensioni politiche nel mondo arabo, delle conseguenti spinte al prezzo del petrolio, e degli effetti della catastrofe giapponese. Le materie prime sostengono l’inflazione e diverse banche centrali hanno iniziato ad orientare la politica monetaria in direzione meno espansiva. L’economia Usa è quella con il policy mix più aggressivo, non avendo la Fed avviato la fase di normalizzazione della politica monetaria, e restando il deficit dei conti pubblici su valori elevatissimi. Il mercato del lavoro stenta a recuperare nonostante la crescita Usa sia stata relativamente vivace, anche grazie alle scelte della Fed che ritiene gli aumenti dell’inflazione siano un fatto puramente transitorio. L’area euro ha già avviato la fase di riduzione del deficit pubblico e questo concorre a limitare l’espansione della domanda interna. La ripresa è legata al traino delle esportazioni e vede l’economia tedesca meglio posizionata sui mercati, soprattutto asiatici, dove la domanda è più robusta. L’Italia secondo gli indicatori congiunturali sta traendo beneficio dal contesto internazionale più favorevole, ma l’inizio d’anno per la produzione industriale è stato molto debole. La crescita sul fronte interno è penalizzata da una politica fiscale di segno necessariamente restrittivo. Il recupero del mercato del lavoro procederà a rilento e il potere d’acquisto delle famiglie sarà frenato dall’aumento dell’inflazione.