Al G8 di Parigi dedicato alla rete un rapporto di McKinsey spiega che per ogni posto di lavoro perso ne sono stati creati altri due

Dopo lo studio di Google che analizzava il peso del Web in Italia arriva quello di McKinsey che al G8 su Internet partito ieri a Parigi ha presentato uno studio secondo il quale il Web vale il 3,4% del Pil nei paesi del G8 più Brasile, Cina, India, Corea del Sud e Svezia contribuendo al 10% della crescita negli ultimi cinque anni. In Italia la rete vale il 4% del prodotto interno lordo nel periodo tra il 1995 e il 2009, mentre sale al 12% tra il 2004 e il 2009. Valori in crescita ma che ci lasciano in ultima posizione rispetto agli altri paesi industrializzati.

 

Secondo la società di consulenza, il peso delle attività Web non ha portato alla distruzione di posti di lavoro, ma al contrario alla creazione di nuovo impiego. Per ogni posto di lavoro perso (pensiamo al settore musicale) Internet ne crea 2,5.
Una dettagliata analisi della situazione francese, spiega il rapporto, indica che se da una parte sono stati distrutti 500.000 mila posti di lavoro negli ultimi 15 anni ne sono stati creati 1,2 milioni.
Altro effetto dell’utilizzo della rete è dato dal valore per gli utenti che oscilla dai 13 euro al mese per persona in Germania ai 20 euro del Regno Unito. In totale il consumer suprplus generato da Internet è stato nel 2009 di 7 miliardi di euro in Francia e 46 miliardi negli Stati Uniti. Lo studio ha esaminato anche più di 4.800 piccole e medie aziende in 12 paesi per scoprire che quelle che utilizzano le tecnologie digitali crescono più del doppio rispetto a quelle che ancora non hanno deciso di sfruttarle appieno. I risultati valgono per tutti i settori dell’economia, mentre le Pmi web oriented hanno realizzato ottii fatturati grazie all’export rispetto alle altre.

Il settore manifatturiero è quello che trae maggiore vantaggio dall’utilizzo della rete e in media l’indagine ha mostrato che Internet ha permesso un aumento del 10 per cento della redditività in tutti i paesi. L’impatto sui profitti è venuto per metà dai maggiori ricavi e per metà dalla riduzione dei costi dei beni venduti e dalla riduzione dei costi amministrativi.