Anselmo Marmonti, Business Development Manager Risk Solutions di SAS, presenta la soluzione ottimizzata di SAS concepita per rispondere ai requirement di Basilea 3 e accelerare la compliance alle nuove norme.

Quando si prende in considerazione un sistema organizzativo o informatico bancario, l’attenzione progettuale si rivolge, fondamentalmente a due caratteristiche:

  • più sofisticazione e granularità dei modelli, per valutare e monitorare efficacemente gli effetti dei rischi e delle loro correlazioni
  • miglioramento della qualità del capitale mediante la selezione di asset più liquidi e robusti.

 

Infatti – e non a caso – nella sua audizione al Senato sul finire dello scorso anno, Giovanni Carosio, Vice Direttore di Banca d’Italia, così illustrava le motivazioni e gli effetti di Basilea 3: “L’innalzamento della qualità del patrimonio di vigilanza, il rafforzamento delle dotazioni patrimoniali a copertura dei diversi rischi, gli obblighi ad accumulare risorse nelle fasi espansive, i requisiti quantitativi per contenere il rischio di liquidità intendono ridurre i fattori di instabilità finanziaria e la probabilità di crisi. La Banca d’Italia, che ha attivamente partecipato ai lavori di revisione, ne condivide le finalità di fondo.” E in effetti, l’evoluzione normativa verso Basilea 3 tende proprio a intervenire sui fattori ritenuti determinanti per la stabilità del sistema finanziario, primi fra tutti il liquidity risk, la qualità del capitale patrimoniale e l’affidabilità del sistema di governance.

 

Requisito di capitale e selezione negli asset del capitale.

La crisi finanziaria ha chiaramente mostrato la necessità, recepita dall’evoluzione normativa, di adottare un approccio più evoluto nella valutazione e nel monitoraggio dei principali indicatori di rischio come il liquidity risk (che assume una nuova centralità nel requisito di capitale), il rischio di mercato e quello di controparte. Ulteriormente i parametri chiave per la determinazione dei requisiti di capitale dovranno tenere conto di condizioni di stress. Questo comporta per le banche di detenere più capitale e di migliorarne la qualità, adottando criteri più stringenti nell’individuazione degli asset e accumulando capitale aggiuntivo rispetto agli attuali minimi regolamentari.

 

Tutto ciò è un impatto non trascurabile per gli istituti di credito italiani. “Per le banche italiane – concludeva Giovanni Carosio nell’audizione – l’impatto non sarà trascurabile”, sia per l’aumentato requisito di capitale, sia per il possibile deterioramento dei ratio patrimoniali al crescere delle tipologie di rischio da prendere in esame.

 

In termini generali, Basilea 3 impone da un lato di migliorare la sofisticazione dei modelli di rischio, per valutare in modo ottimale le interrelazioni tra le diverse tipologie, e dall’altro di aumentare la granularità e la frequenza delle valutazioni, per esaminare nel dettaglio i rischi e analizzarne gli impatti effettivi. E questo implica che i processi e i sistemi per la gestione del rischio devono possedere la flessibilità necessaria per adeguarsi alle nuove norme ed essere tanto performanti da assicurare la granularità di valutazione richiesta.

 

Questo aspetto risulta particolarmente rilevante per il liquidity risk, cui l’evoluzione normativa da forte enfasi in termini di sofisticazione e frequenza giornaliera delle elaborazioni portando a interventi particolarmente significativi rispetto a quelli gestiti dai correnti sistemi ALM. Questi elementi risultano fondamentali anche perché i risultati delle analisi devono diventare parte fondante del processo decisionale e permettere al management di prendere tempestivamente le decisioni necessarie per reagire all’evoluzione del contesto economico.

 

Una roadmap verso Basilea 3

Il supporto di SAS si sostanzia in una prima fase di assessment delle risk technologies disponibili presso gli istituti, in modo da individuare i gap rispetto ai requisiti Basilea 3 e tracciare quindi una roadmap di evoluzione dei sistemi verso la compliance alle nuove esigenze normative e gestionali. Gli interventi permettono di preservare gli investimenti precedentemente effettuati dagli istituti agendo quindi in modo complementare e personalizzato rispetto ai sistemi esistenti.

 

Più nello specifico la soluzione di ultima generazione SAS Risk Management for Banking mette a disposizione sofisticati motori di calcolo, in grado sia di valutare i singoli rischi (come il liquidity risk, il rischio di mercato e quello di controparte) secondo le nuove indicazioni normative e le best practices più evolute, sia di esplicitarne le connessioni e le correlazioni. Per ottimizzare le tempistiche di attivazione dei sistemi le componenti della soluzione SAS sono corredate da datamodel pronti all’uso e da componenti di data quality e data governance, che costituiscono il presupposto per una corretta analisi dei parametri di rischio. La consultazione dei risultati prodotti avviene mediante reportistica gestionale e regolamentare, conforme ai template e ai requisiti della normativa. Infine per garantire la soddisfazione delle nuove richieste in termini di performance giornaliere e intraday le soluzioni SAS sfruttano logiche di high performance risk computing, finalizzate a massimizzare le prestazioni computazionali per condurre analisi di dettaglio in tempi coerenti con le necessità del business.

 

Una visione dell’esposizione al rischio

In questo modo, l’istituto finanziario può ottenere una visione – completa e integrata – sia per singolo rischio, sia cross risk e cross business unit ottenendo elementi e suggerimenti per l’implementazione di nuove strategie di business. La possibilità di affiancare ambienti di laboratorio sofisticati per gli analisti ad ambienti di sintesi per le scelte del top management consente ai nostri clienti di avere tempestivamente tutte le informazioni necessarie per reagire efficacemente alle mutazioni del contesto economico nel rispetto delle normative.