Cosa significa per le banche l’innovazione possibile attraverso le reti sociali? È Andrea Cardamone, Direttore Generale di WeBank a spiegare il punto di vista di una realtà online attiva dal 1999 e in continua espansione grazie anche all’attenzione alla costante innovazione e ai suggerimenti provenienti dai consumatori.

Il Banking Summit 2011, organizzato da The Innovation Group e da MAT Edizioni, ha affrontato una serie di temi chiave non solo dal punto di vista delle tecnologie digitali e delle soluzioni Ict, ma soprattutto partendo da esperienze, testimonianze e “success stories” della business community bancaria italiana e internazionale.
In quest’ottica non poteva mancare il fondamentale contributo portato da Andrea Cardamone di WeBank Spa, nata come piattaforma italiana di banking online e inaugurata nel 1999 da Banca Popolare di Milano.
Nato in Olanda nel 1964, Cardamone è un manager con esperienza trasversale maturata nei settori della consulenza strategica, delle telecomunicazioni (Siemens), nei trasporti (Dhl e Ferrovie dello Stato). «Quello di oggi è un tema estremamente importante da affrontare. Gli scenari in cui ci muoviamo conducono a una grossa riflessione, tensione e attenzione che però, per fortuna, aumentano la competizione. Questo significa che chi ha effettuato investimenti in tecnologie ha fatto meglio di altri in tutti i mercati. Ma bisogna innovare ancora di più. Dobbiamo essere realisti: ciò che noi banche viviamo in termini di innovazione in realtà è dovuto al fatto che stiamo inseguendo ciò di cui gli utenti hanno bisogno. Consideriamo che il 50 percento degli utenti internet ha meno di trent’anni e che Facebook è la terza potenza mondiale dopo Cina e India per numero di persone coinvolte. Noi siamo partiti nel ’99, quando non c’era ancora Google Italia e da allora sembrano passati secoli, non un solo decennio.»
Cardamone considera la banca come un essere vivente non un monolite immobile e inaccessibile dall’esterno: «Mi piace pensare alla struttura della banca come a quella di un albero maestoso, che se lo tagli puoi scoprire quanti anni ha dal numero di anelli. Questo nostro albero vive nell’era digitale: la nostra società è cambiata, quindi noi abbiamo aperto la “corteccia” al cliente, che è entrato, utilizzando dispositivi interattivi, fatto che ha portato a una leva di fiducia. Il consumatore è diventato presumer, il che significa che è attivamente coinvolto nel processo bancario.»
Che cos’è nel dettaglio WeBank e qual’è la sua storia? «Siamo nati nel 1999 come servizio captive per le banche del Gruppo Bipiemme e oggi siamo una banca diretta, tra i leader di mercato, dedicata a coloro che hanno scelto di intrattenere con la propria banca un rapporto esclusivamente via web – spiega il Direttore Generale di WeBank, – la nostra storia coincide con la storia di internet in Italia: ne abbiamo seguito l’evoluzione e la maturazione rivedendo in varie occasioni le modalità di interazione con i nostri clienti e riuscendo a restare sempre al passo.»
Nel dettaglio ecco cos’è WeBank Spa: «È la banca diretta posseduta al 100 percento dal Gruppo Bipiemme – spiega Cardamone – è riconosciuta anche per l’eccellenza nella fornitura di servizi online nell’ambito della multicanalità delle banche servite. Offre servizi di online banking per le banche del Gruppo attraverso quattro siti web: www.bpmbanking.it per Banca Popolare di Milano, www.blbanking.it  per Banca di Legnano, www.crabanking.it per Cassa di Risparmio di Alessandria e www.bmbanking.it  per Banca Popolare di Mantova.»
Gestita per quasi dieci anni da We@service, società di servizi online del Gruppo Bipiemme, il primo novembre 2009 si è trasformata in una banca autonoma, sempre controllata da Bpm. Nel novembre 2009 WeBank contava circa 80mila clienti, con un patrimonio medio di 21mila euro. Il 9 marzo 2010 il consiglio d’amministrazione di Bpm ha approvato la fusione per incorporazione della società di intermediazione mobiliare We Trade in WeBank.
Un decennio di esperienza che ha portato a ottimi risultati: «Oggi, grazie ai nostri dieci anni di esperienza – prosegue Cardamone – offriamo la gestione via web del conto corrente e del deposito di risparmio, di tutte le operazioni bancarie standard, come pagamenti, bollettini e così via, oltre ai finanziamenti e i mutui. Inoltre abbiamo tre differenti piattaforme di trading per operare in Borsa via internet e per gli investimenti.»
Fondamentale è l’argomento “assenza di rischi”: «Le problematiche legate alla sicurezza sono una tematica complessa, che interessa tutti e a tutti, e non può essere accantonata. Vanno affrontate con serietà e consapevolezza perché questo è un mondo che in qualche modo ci travolge per la dimensione che ha, per i volumi di traffico che comporta, per le nuove modalità di relazione che ha il consumatore. Il tema e la problematica della sicurezza è spesso nelle case dei nostri consumatori e nei loro pc, quindi l’aspetto divulgativo è particolarmente delicato e importante. Ovviamente tutto ciò che è legato alla sicurezza diventa e assume un valore esponenziale nel momento in cui pensiamo alla sicurezza applicata a una banca. Questo ci porta ad avere dei comportamenti di alta responsabilità sia nella gestione interna, sia nel rapporto coi nostri clienti. Quest’ultimo si sviluppa sia sulla direttrice della comunicazione, ovvero delle informazioni di quelle che sono gli elementi che riteniamo indispensabili che siano noti in maniera precisa al nostro consumatore finale, sia dei comportamenti di carattere operativo. Questo per esempio significa limitare la dimensione di determinate operazioni, dare un’informativa attraverso gli sms quando vengono fatte operazioni di natura dispositiva, piuttosto che dare sempre informazioni sul livello di accesso quando abbiamo un intervento sul sito. Non da ultimo i nostri livelli di sicurezza sono garantiti da un doppio livello di password di accesso e comunque consigliamo ai consumatori di avere installato sempre gli antivirus aggiornati.»
Un altro punto cardine affrontato da Andrea Cardamone è la continua e ferma volontà di essere al passo coi tempi e le evoluzioni che Internet e la tecnologia ad esso legata impongono: «Mettiamo in atto una continua ricerca di semplificazione e velocizzazione delle funzioni che mettiamo poi a disposizione dei clienti. La nostra esperienza fatta di dieci anni di storia ci ha consentito di affermarci come la banca online tra i leader di mercato. Rimanendo nell’ambito dell’innovazione, la nostra continua ricerca e l’ascolto dei clienti ci consentono di fornire i servizi più avanzati del mercato e di essere noi stessi precursori di innovazione. La rete è un punto di contatto con milioni di persone, un punto di accesso verso la propria postazione e bisogna avere dei comportamenti come se essa si muovesse un mondo intorno a noi. Una buona banca, un buon servizio internet coniugato con l’atteggiamento responsabile del consumatore è sicuramente un contesto estremamente sicuro. L’insicurezza o il grado di frode è direttamente proporzionale alla mancanza di attenzione e alla superficialità con cui si accede a un canale di questa portata, dimensione e importanza.»
«Qual è il segreto del nostro successo? Sono più di uno a partire dalla concezione di essere un modo diverso di “fare banca”, nella quale lavoriamo noi di Webank insieme a tutti i clienti che ci hanno scelto all’interno di un processo ordinato, organizzato, sicuro, efficace ed efficiente. Quindi non “noi e i clienti”, ma “noi assieme ai clienti”.»
Il cliente è visto come spinta stessa verso l’innovazione: «La collaborazione è un potente valore aggiunto: il cliente oggi collabora attivamente, è un claimer. Faccio un esempio: nel sito è in primo piano una pagina dedicata alla “banca che vorrei” dove ciascun consumatore può postare il proprio suggerimento. L’idea è nata per dare voce alle : le consideriamo tutte e realizziamo le più utili. Finora abbiamo ricevuto circa 1800 richieste e ne abbiamo realizzate trecento. Ciò significa che la vera innovazione è quella che crea la sorpresa, ed è la competizione che farà vincere alcuni e chiudere altri. Questo porta all’innovazione delle persone attraverso la tecnologia. Esserci con una pagina su Facebook non è sufficiente: bisogna trovare il linguaggio per dialogare come banca e per fare in modo che gli utenti dialoghino con la banca.»