CBR Italy ha chiesto a Marco Fanizzi, nuovo Country Manager di Emc Italia, di fotografare i mutamenti di un mercato italiano in bilico tra necessità di innovare e paura di investire in tempo di crisi. Ecco la sua ricetta per le imprese e le istituzioni

La spinta della congiuntura economica da una parte frena i grandi investimenti, dall’altra costringe le aziende a cambiare bruscamente il proprio modello di business per adeguarlo ai cambiamenti. In questo scenario difficile e competitivo c’è però chi vede opportunità e ha idee per cavalcare la crescita che verrà, sia per il mercato dell’It che per il sistema Paese nel suo complesso.
Tra questi c’è Marco Fanizzi, milanese di 43 anni, da poco promosso a Country Manager di Emc Italia, un’azienda che con le sue soluzioni è in prima fila nel supportare le imprese italiane medio-grandi che vogliono passare al Cloud computing e alle tecnologie di virtualizzazione. La sua posizione è quella di manager nell’ambito di una corporation che in piena crisi ha saputo consolidare nel 2010 la migliore performance di tutta la sua storia, generando flussi di cassa record e perseguendo un’incessante politica di acquisizioni, tra le quali VMware, RSA e Greenplum.

 

Come sta andando Emc e come prevede che cambierà il suo modello di business per adattarlo alla congiuntura economica?
L’azienda è in continua crescita, con ricavi per 5 miliardi di dollari nel terzo trimestre, il 18% in più dell’anno scorso. Abbiamo ottenuto un incremento tra il 20 e il 30 percento dell’utile netto rispetto al 2010. In un momento come questo simili risultati indicano che l’indirizzo preso dall’azienda interpreta correttamente le esigenze del mercato. La crescita è legata al mondo dei Big Data e alla nascita e alla crescita del modello service provider, un modello che in Italia, almeno per il momento, è ancora concepito come fenomeno di outsourcing. Il nostro Paese in questo, purtroppo, non ha ancora raggiunto il livello di stati come Stati Uniti e UK in quanto ancora frenato dalle carenze nelle infrastrutture e nella banda disponibile. Altra differenza tra l’Italia e altre grandi country come Inghilterra e USA riguarda gli investimenti nel settore It della Pubblica amministrazione. Per fare un esempio, negli Stati Uniti sono stati recentemente annunciati investimenti per il 2012 pari a 70 miliardi di dollari nell’It e di questi 20 saranno indirizzati al cloud. Questo rappresenta una forte spinta nella dimostrazione di come si possa usare il concetto di cloud, di cui si è forse un po’ abusato, per qualcosa di concreto, come sarebbe per esempio un progetto di centralizzazione di comuni e provincie. Quindi la spinta data al mercato dal rinnovamento delle infrastrutture nella pubblica amministrazione è molto forte, al punto da compensare l’andamento sostanzialmente piatto di altri settori, come quello finanziario, che di questi tempi è maggiormente sotto i riflettori.
In Italia, invece, tutte le revisioni della finanziaria finite sui giornali comportano tagli molto forti agli investimenti It, a partire dalla banda larga. Questo fa risparmiare dei soldi nel breve ma nel lungo periodo rappresenta una perdita di vantaggio competitivo nei confronti degli altri Paesi.

Nella gestione delle infrastrutture che ruolo vuole giocare Emc. Cosa la differenzia dai competitor?
Siamo sempre e di gran lunga il primo fornitore di sistemi di storage, con un vantaggio rispetto agli inseguitori che è andato aumentando negli ultimi cinque anni. Abbiamo anche allargato la nostra offerta, che va dai sistemi per la piccola impresa e anche il mondo SoHo con la linea Iomega, per salire verso i sistemi CLARiiON e Symmetrix. Presidiamo inoltre una tecnologia che è andata crescendo nel tempo, dagli SSD, con storage allo stato solido, alle diverse tipologie di dischi, fino alle librerie virtuali. Però è vero che la crescita di Emc sta avvenendo anche sulle due gambe del software e servizi. Nell’ultima mezza dozzina di anni abbiamo compiuto oltre sessanta acquisizioni, per un valore cumulato di diversi miliardi di dollari e oggi Emc è tra i primi sei fornitori di software in assoluto. Oggi aumenta la complessità e con essa le problematiche di sicurezza. Aumenta inoltre la necessità per le aziende di avere i dati disponibili subito per prendere decisioni in breve tempo ed essere sempre competitivi. Noi siamo pronti a offrire tutto il necessario. La scelta che abbiamo fatto è quella di mantenere la nostra società sana dal punto di vista economico, con particolare attenzione ai flussi di cassa che ci permettono di essere sempre molto snelli, cosa tra l’altro utile anche quando si tratta di fare acquisizioni. Come dicevo, ad oggi ne abbiamo acquisite oltre 60 (RSA, Isilon, Greenplum per citare le ultime) e tra queste l’aver scelto di comprare l’86% di VMware nel 2004 significa essere lungimiranti, se consideriamo che in quel momento nessuno parlava ancora di virtualizzazione. I pilastri della nostra strategia sono la flessibilità e la qualità. La qualità è fondamentale per distinguerci, mettendo al centro il cliente e offrendo standard di performance per i prodotti e le persone. La flessibilità è invece necessaria per adeguarsi a un mercato in forte cambiamento nei modelli di business che sono vari da azienda ad azienda. Ci sono società che hanno investito nell’It per un uso interno e pensano di mettere a massa le capacità acquisite rendendole disponibili anche ad altri interlocutori per trarne un vantaggio competitivo. Altre società ritengono, invece, che l’It non sia al centro del loro core business e quindi pensano all’outsourcing o di cedere le attività non fondamentali ricavando qualcosa dall’esternalizzazione. 
In questo scenario noi abbiamo la giusta grandezza per essere solidi e flessibili al tempo stesso. Siamo una multinazionale che compete con nomi ben noti e non abbiamo nessuna intenzione di diventare competitor dei nostri clienti. Nonostante possa sembrare semplice per noi fare dell’altro, avendo in casa tecnologie cloud da parecchio tempo e facendo della virtualizzazione uno dei nostri cavalli di battaglia, non abbiamo la volontà di inserirci in questo modello di business contro gli interessi dei nostri clienti, non abbiamo intenzione di fare outsourcing e service It on demand. Ai clienti che vogliono fare business in questo modo, noi offriamo piattaforme abilitanti che possano renderli competitivi sul mercato. Quindi se da una parte vediamo un mondo tradizionale It, il private cloud dove utilizziamo le tecnologie nuove di virtualizzazione per fare più efficienza e più qualità, dall’altra c’è un mercato che sta cambiando a cui offrire qualità e flessibilità anche in assenza di grandi investimenti, adeguando il nostro modello di vendita e business e utilizzando strumenti finanziari che permettano al cliente di avere investimenti gestiti in modo nuovo.

Come si stanno muovendo le a-ziende italiane in termini di cloud e di Big Data? Qual è il percorso di evoluzione?
Il cloud è un viaggio. Noi vediamo tra i nostri clienti diverse fasi di maturità nell’impiego di questo tipo di soluzioni. Ci sono clienti che hanno iniziato a virtualizzare il server quattro o cinque anni fa e altri che sono partiti pochi mesi fa. Il percorso per noi deve partire da un ambiente virtualizzato a 360 gradi, con la capacità di ottenere da subito il dato disponibile e allineato in posti diversi, garantendo la possibilità di usare meglio, con gli stessi concetti applicati al mondo dei server, tutta la propria infrastruttura. Da questo punto di partenza si arriva alla maturità completa quando si possono gestire le informazioni sia da un punto di vista di BI sia sulla parte di charge e chargeback, che consente di attribuire ai dipartimenti gli investimenti relativi alle risorse effettivamente consumate. Questo è un viaggio che è partito qualche anno fa, quando era tutto fisico, fino ad arrivare a infrastrutture e applicazioni mission critical in ambiente completamente virtualizzato. Stiamo assistendo a un nuovo modo di fare tecnologia. Questa è una nuova ondata tecnologica, e come sempre avviene ci sono early adopter, come le telecomunicazioni e chi trasforma questa tecnologia da zero nel proprio business, mentre altri settori si muovono più lentamente. Sicuramente stanno accelerando di più le aziende che si occupano di Big Data, come quelle che operano nei media, nell’oil&gas e nella ricerca scientifica. A questi settori il cloud offre un immediato vantaggio competitivo, permettendo risparmi significativi e offrendo un incremento in velocità di accesso ai dati ed efficacia nella correlazione delle informazioni, senza perdere nulla in sicurezza e affidabilità. Emc in questo processo ha una mission precisa. Sappiamo di essere bravi a fare il nostro lavoro ma vogliamo continuare a collaborare con i system integrator locali e internazionali (Engineering e Accenture, solo per fare nomi rappresentativi delle due categorie), per sviluppare la maggior parte delle aree che riguardano l’integrazione negli ambienti del cliente. Questa è la nostra strategia e lo sarà finché i numeri continueranno a darci ragione. Per il momento siamo soddisfatti dei nostri risultati così come ci fa piacere sentirci un punto di riferimento e parte di un’azienda ambita ovunque nel mondo.

 

Come funzionano i Solution Center che avete creato a Cologno Monzese e a Modena?
Quello dei Solution Center è un piano di respiro europeo. Il progetto nasce per valorizzare i nostri clienti direttamente sul territorio, offrendo loro la possibilità di testare le nuove applicazioni, la modifica dei loro ambienti, la tecnologia e la competenza dei nostri partner, e farlo senza significativi investimenti. Si tratta di un approccio particolarmente importante in un momento come questo. Il progetto, partito undici mesi fa, ci sta portando nuovi clienti e awarness in modo assolutamente soddisfacente. Per organizzare gli incontri abbiamo scelto di non avere un’agenda con duecento clienti, uno per giorno, anche perché gli ambienti vanno preparati e alcune soluzioni richiedono più giorni, anche per far testare la gestione remota. Abbiamo lavorato su più stream, insieme ai nostri partner. Va assolutamente ricordato infatti che ogni Solution Center nasce dalla partnership strategica che ci lega a vendor leader di mercato quali Cisco e VMware. Ci sono poi workshop tematici con tagli precisi per trattare problematiche come le questioni di latenza, il disaster recovery e molte altre. Abbiamo anche nostri Solution Center proprietari, come quello di Boston, ma è ovvio che per raggiungere numeri elevati è necessario anche essere maggiormente presenti sul territorio.

 

Quali clienti sono interessati all’approccio dei Solution Center?
Oggi le figure normalmente separate dell’utente e del fornitore del servizio sono più sfumate, quindi anche i soggetti interessati ai nostri Solution Center sono molto eterogenei. Si va dai top customer che vengono a provare le soluzioni verticali che gli interessano a clienti che vogliono capire come usufruire di un servizio nell’ottica di un service provider o un outsourcer. Per il futuro sogno di poter aprire un Solution Center anche nel Sud Italia. Per noi sarebbe un punto di forza importante e ampiamente apprezzato, per arrivare dove si trovano punti di riferimento culturali e grandi università, come a Bari.

 

Lei si è occupato con successo della parte finance in Emc. Quali esperienze precedenti le serviranno nel suo nuovo ruolo?
Io vengo da Italtel, e le telecomunicazioni sono state il mio primo amore, ma la mia esperienza è piuttosto varia. Sono stato in Sun Microsystem e in Symantec, arrivando a occuparmi anche di oil&gas e finance. Sono orgoglioso dell’ultimo anno e mezzo passato in Emc, un tempo che può sembrare poco, ma per come corrono le cose al giorno d’oggi significa comunque aver visto molti cambiamenti. La mia nomina non rappresenta quindi una ventata di novità ma una scelta di continuità, adatta a un’azienda che negli ultimi anni ha saputo sempre prendere le decisioni giuste. Sono particolarmente contento di lavorare a fianco del Presidente Michele Liberato, con il quale intendiamo perseguire il nostro obiettivo principale, ovvero coniugare qualità e flessibilità. Sono questi gli elementi su cui dobbiamo lavorare e che nei prossimi anni faranno la differenza sul mercato. E qualità non significa solo di prodotti ma anche di persone. Abbiamo una squadra di manager molto preparati forte di esperienze, competenze e anzianità diverse. Amalgamare questo insieme di forze eterogenee per andare sul mercato in maniera coesa sarà la chiave del successo dei prossimi risultati che a noi, di certo, non potranno mancare nei prossimi anni.

Come vi rapportate con una concorrenza che si fa di giorno in giorno più agguerrita?
La competizione è per noi uno stimolo importante, è l’adrenalina che ci consente di essere vivi in un mondo che corre sempre più veloce. Per fare questo lavoro ci vuole un Dna competitivo e io ritengo che la maggior parte delle persone presenti in questa azienda faccia della ricerca di nuove sfide e innovazioni la benzina con cui andare avanti. Sono orgoglioso di poter capitanare una simile squadra così come sono fiero dell’unicità di Emc, dal ’79 leader indiscusso sul mercato nella gestione del patrimonio informazioni. Per questo mi sento di dire che il nostro posizionamento è ottimale e che, malgrado un contesto economico difficile, possiamo guardare al futuro con grande fiducia.

 

Quali suggerimenti, come cittadino italiano, si sente di dare per ridare slancio al Paese?
Se la nostra Pubblica amministrazione lanciasse veramente un grande progetto, quante aziende vorrebbero partecipare? Quanta forza lavoro si creerebbe? La Francia ha annunciato 150 milioni di stanziamento per un progetto di cloud. Non è per forza molto, ma senza fare voli pindarici potrebbe essere un bel punto di partenza. La pubblica amministrazione potrebbe aprire la strada a un cambiamento più grande. Quello è il volano che sta già funzionando in altri Paesi. Se guardiamo il nostro mercato abbiamo il terziario che ancora funziona ma sta soffrendo, abbiamo una rete di telecomunicazioni che ormai in Italia non possiamo considerare più nostra, abbiamo una chimica che ormai abbiamo lasciato andare, è rimasto qualcosa, ma solo qualcosa, nella farmaceutica. In questo scenario possiamo decidere di continuare con una politica che posticipa i problemi oppure possiamo lanciarci in un grande progetto che faccia ripartire il Paese. E non possiamo accontentarci. Dobbiamo metter in piedi un’idea nella quale possiamo essere il numero uno. Una delle cose che ho imparato qui in Emc è che se vuoi veramente raggiungere un obiettivo, di sicuro ci arrivi vicino. L’Italia deve fare la stessa cosa: pensare in grande per rilanciarsi.
Ma per realizzare un progetto di qualità elevata, che ci faccia diventare numero uno in qualcosa, non si può prescindere da un forte investimento infrastrutturale che inizialmente si porti dietro evoluzione tecnologica, ma che poi avrebbe la possibilità di diventare anche altro. Per esempio si potrebbe valorizzare davvero il turismo e il nostro patrimonio culturale immenso attraverso servizi all’altezza della bellezza del nostro territorio. Da un grande progetto, avviato dalla nostra politica e dalle istituzioni, potrebbe partire un messaggio che non sia uno slogan ma una realtà da citare come esempio e in cui tutti possano riconoscersi.

 

Emc Corporation, sette anni di acquisizioni

Nata trent’anni fa negli Stati Uniti come produttore di schede di memoria, Emc Corporation ha attraversato tutte le ere geologiche dell’Information technology senza mai smettere di crescere. Gli ultimi sette anni sono stati però i più dinamici per il gruppo che conta ormai 40 mila dipendenti e 400 sedi in oltre 60 Paesi, grazie anche alla politica di acquisizioni finalizzata non ad aumentare le quote di mercato ma a crescere in contenuti tecnologici. Ecco le principali aziende acquisite da Emc negli ultimi anni:

 

2003Documentum e LEGATO System, storage management e content management di classe enterprise

 

2004VMware, virtualizzazione su architettura Intel

 

2005Captiva, Rainfinity e Smarts, input management, virtualizzazione file e root cause analisys

 

2006RSA Security, soluzioni di protezione dati

 

2008 – Mozy, automazione servizi di backup online

 

2008Iomega, soluzioni storage per piccole e medie aziende

 

2009FastScale e DataDomain, scalabilità prestazioni cloud e soluzioni avanzate di archiviazione

 

2010 Greenplum e Isilon, data warehousing e NAS per i Big Data