L’evoluzione delle tecnologie in corso obbliga CIO, CTO, ICT manager e responsabili dei sistemi informativi a nuove riflessioni su come rimodellare i sistemi informativi aziendali. Il problema non è perché farlo ma quando.

Le motivazioni che spingono al cambiamento delle infrastrutture tecnologiche di un’azienda possono essere originate da esigenze interne o esterne. La conversione all’euro, la legge del garante per la privacy, il millenium bug, l’adeguamento a normative europee o legislative sono state tutte cause esterne. Questi cambiamenti sono ineludibili, comportano l’adeguamento di programmi e dati ma sono, per loro natura, semplici e facili da applicare. Più complicato invece applicare i cambiamenti che nascono dal bisogno interno di innovazione e trasformazione di una organizzazione aziendale complessa che deve fare i conti con un mercato cambiato, con nuove richieste interne all’organizzazione, con nuovi modelli di riferimento e tecnologie e con concreti obiettivi di risultato.

 

Il nuovo sostenibile
Il tema del cambiamento è oggi tanto più importante quanto più si affermano tecnologie con potenzialità dirompenti (disruptive technologies è il termine coniato dal Prof. Christensen nel suo libro The Innovation Dilemma) che in modo inaspettato mettono in crisi modelli e tecnologie esistenti. Queste tecnologie, al contrario di quelle sostenibili che alimentano semplici evoluzioni di sistema, manifestano problematiche specifiche perché sono nuove e imperfette, sono a volte carenti in performance, si applicano a audience limitate e non hanno ancora sviluppato buone pratiche e applicazioni reali.
Secondo esperti di Disruptive Technologies come Paola De Vecchi “Se definiamo il Sistema Informativo di un’Azienda o di un Ente Pubblico come una Rappresentazione dinamica nel tempo della sua storia (dati), dei suoi comportamenti (applicazioni) e delle sue aspirazioni (simulazioni), è naturale attendersi che, quando questa rappresentazione non è più considerata adeguata o affidabile, va cambiata” .
Ma qui nasce il problema! Non tutte le aziende sono disposte a cambiare. Poche sono convinte che la radicalità sia la scelta più adeguata.
Molte realtà aziendali cambiano i loro sistemi informatici adattandoli in modo evolutivo e con tecnologie ‘sostenibili’ e già conosciute per rimanere più vicini ai loro mercati di riferimento, fedeli ai loro clienti e con modalità e meccanismi che permettono di trarre il massimo vantaggio dalle tecnologie esistenti. Le stesse realtà manifestano difficoltà nell’adottare tecnologie dirompenti in grado di far crescere l’efficienza dei processi, ridurre i costi, creare nuove opportunità marketing e commerciali, diffondere una diversa cultura aziendale basata sulla conoscenza e la collaborazione. Solitamente la decisione sulla loro implementazione viene rinviata in attesa che queste tecnologie trovino una loro affermazione di mercato e di pubblico grazie alla loro diffusione e maturità.

 

Difficile decidere quando

Nell’economia di mercato dinamica e competitiva attuale, introdurre cambiamenti nei sistemi informativi aziendali non è più una questione di trovare adeguate spiegazioni e motivazioni ma del quando e con chi farlo. Le persone coinvolte nel cambiamento e in grado di incidere sul cambiamento di un sistema informativo sono in genere poche e non sempre condividono i criteri utili a compiere una scelta. La decisione di cambiare un sistema informativo poi è frutto di un processo decisionale che richiede l’identificazione di ciò che serve, l’esame delle tecnologie disponibili e la selezione di quella più utile a soddisfare i bisogni dell’azienda.
Solo quando una decisione è presa, è possibile passare alle fasi successive che prevedono personalizzazioni, adattamenti, test, formazione, implementazione e coinvolgimento di un numero di persone più elevato. L’intero processo di sostituzione e innovazione di un sistema informativo è sempre operazione complessa e costosa e spiega perché sono sempre poche le aziende che lo intraprendono.
Il periodo che stiamo vivendo non lascia tregua o alternative. Spinge a cambiamenti profondi, all’uso di tecnologie disruptive, perché innovative, e alla implementazione di modelli di business completamente nuovi e diversi.
Rimane il dubbio sulla strategia da adottare. Difficile fare una scelta netta tra semplice evoluzione di un sistema e la sua sostituzione con qualcosa di radicalmente nuovo e profondamente innovativo.
Eppure la scelta dovrebbe essere semplice. Come direbbe Edgar Morin: “ Tutto è da ripensare. Tutto è da cominciare. Tutto, in effetti è già cominciato, senza che lo si sappia”