BYOD e consumerizzazione dell’IT sono fenomeni anche italiani. A poco servono le molte barriere erette per impedire l’uso di dispositivi personali in azienda. A un approccio che mira alla conservazione, sarà necessario sostituirne uno più aperto alle novità, basato su una cultura di innovazione e cambiamento.

Consumerizzazione dell’IT e BYOD (Bring Your Own Device) sono due fenomeni strettamente collegati che interessano molte realtà aziendali, in tutti i mercati nazionali, compreso quello italiano. Il fenomeno si diffonde a prescindere dall’avversione dei responsabili IT e dalle barriere da loro erette per evitare contaminazioni tra dispositivi, applicazioni e dati personali con quelli strettamente aziendali. Alcune barriere sono di tipo organizzativo, altre trovano le loro radici in alcuni falsi miti, diffusi anche da una parte degli operatori della stampa, come quello dell’insicurezza dei nuovi dispositivi mobili e dei tablet in particolare, della difficoltà all’integrazione applicativa e della diversità dell’interfaccia utente che porterebbe molti utenti ad un rifiuto. Tra le barriere organizzative pesa il tentativo di difendersi da una nuova cultura Mobile che caratterizza nuovi comportamenti, nuovi modi di pensare e nuove modalità di interazione con la tecnologia e tale da consolidare nuove abitudini e far nascere nuovi bisogni.

 

Troppi ostacoli in Italia

Queste barriere e i falsi miti organizzativi e tecnologici sono maggiori in un paese come il nostro, minori nei paesi anglosassoni e in quei paesi in cui la tecnologia è da tempo motore potente di sviluppo, di crescita ma anche di cambiamento e innovazione. Le indagini di mercato svolte in Italia segnalano una lentezza maggiore ed indicano che, pur se diffuso al 60% circa delle aziende, in termini quantitativi il fenomeno è circoscritto perché limitati sono ancora i dispositivi tablet utilizzati e scarsi sono gli ambiti applicativi nei quali sono stati impiegati.
La situazione è comunque in costante movimento ed è caratterizzata da una sperimentazione diffusa che vede come protagonisti, oltre ai responsabili IT, i dirigenti e i dipendenti stessi. Per il momento il BYOD non interessa ancora le applicazioni ‘mission critical’ e sono tenuti lontani dal core business delle aziende ma aumentano le applicazioni disponibili in cloud che accedono a dati e informazioni aziendali, crescono i progetti di integrazione applicativa così come i budget allocati per lo sviluppo di nuove applicazioni, disegnate e implementate coerentemente con le nuove tecnologie.
La lentezza evidenziata dalle indagini non indica alcun rallentamento nell’adozione dei nuovi tablet e nel loro utilizzo come strumenti di lavoro in azienda. Il 73% dei CIO e dei responsabili IT ritiene ormai che la gestione delle nuove tecnologie consumerizzate e di servizi in cloud computing siano diventate le priorità strategiche per il futuro prossimo e lontano.
Le indagini indicano come la consumerizzazione non sia guidata soltanto da Apple e dall’iPad ma dal successo diffuso di piattaforme Android e dagli smartphone.

 

Mano pericoli per il futuro

Una indagine IDC ha evidenziato come l’uso di dispositivi mobili in azienda è prevalentemente finalizzato ad attività produttive utili ad accedere ai dati e alle informazioni aziendali attraverso applicazioni di CRM, BI e gestionali.
A impedire un utilizzo diffuso della pratica BYOD/BYOC è la percezione che un dispositivo mobile consumerizzato introduca in azienda rischi in termini di produttività e sicurezza. Ma questa percezione è già oggi falsificabile dall’evoluzione degli ecosistemi software e applicativi sorti intorno all’iPad e ai tablet Android che ha reso i tablet meno vulnerabili, più sicuri e integrabili nelle reti e nelle infrastrutture IT esistenti, e più gestibili grazie a nuovi strumenti integrati di MDM (Mobile device Management) e MAM (Mobile Application Management). Un contributo forte a rendere il tablet più sicuro è stato dato anche dall’evoluzione delle policy aziendali che hanno incluso la prospettiva della consumerizzazione e del BYOD nelle loro specifiche.
Il supporto da mettere in campo e i nuovi servizi da sviluppare per fornire supporto alla clientela interna non risulta essere più complicato e costoso di quanto lo sia quello attuale. Soluzioni come quelle di Citrix e di Good Technology sono solo due tra le molte esistenti che possono tranquillizzare le strutture IT nell’implementazione di progetti BYOD. Queste soluzioni offrono sicurezza, gestione  e controllo, permettendo la virtualizzazione del client ma anche l’amministrazione dei dispositivi e degli aggiornamenti software. Strumenti potenti di MDM (Mobile Device Management) offrono nuove opportunità per la prevenzione dei rischi legati al furto dei dispositivi e per le azioni necessarie a mettere in sicurezza dati e asset aziendali.

 

Non mitizzare ma sperimentare
Il BYOD e la consumerizzazione dell’IT conseguente sono un fenomeno reale e impossibile da interrompere. Obbliga a ripensare l’infrastruttura tecnologica e la sua organizzazione ma anche il modo con cui si organizza il supporto all’utente e il modo di lavorare. La curva di adozione è ancora lunga da percorrere ma la maturazione della tecnologia e il successo dei nuovi tablet indica, per usare una metafora fluviale, una alluvione difficilmente arrestabile. Inutile costruire dighe, meglio anticipare il fenomeno e guidarne l’evoluzione. Per farlo servono nuovi budget e una loro diversa allocazione in base a nuove priorità.  Opporsi a questa rivoluzione erigendo barriere può risultare inutile e dannoso. Conviene fare attenzione a non mitizzare i fenomeni emergenti ma conviene altresì continuare nella sperimentazione delle molte opportunità applicative e operative che i nuovi dispositivi sono in grado di offrire.