All’evento Gartner di Barcellona ci si interroga sul ruoli del Cio e sul futuro dell’It, con la consapevolezza che passata la bufera nulla sarà più come prima

Che il Vecchio Continente sia in crisi non c’è dubbio, che non abbia in sé la forza per uscirne, però, è tutto da dimostrare. I segnali non mancano, vanno cercati con attenzione ma ci sono e per chi è ottimista la luce in fondo al tunnel ora si intravvede. Ne ho avuto dimostrazione a inizio novembre, a Barcellona, in occasione dell’annuale Symposium IT di Gartner; oltre quattromila Cio ed Executive si sono dati appuntamento al CCIB, il Centro Congressi di Barcellona, costruito sull’Avenida Diagonal, oltre il villaggio olimpico, di fronte al mare.
Facce giovani, volti sorridenti e concentrati: sì, non c’è dubbio, qui (finalmente!) si respira voglia di fare, di costruire, di cambiare; c’è consapevolezza per la difficoltà dei tempi ma c’è anche la voglia di cavalcare un futuro che tutti vorremo più brioso.

 

 

L’uscita dal tunnel
Le previsioni indicano ancora tempi duri ma il futuro potrebbe essere meno grigio; la spesa complessiva It per l’area Emea, per esempio, dovrebbe chiudere il 2012 con una crescita pari a 1,4 punti percentuali rispetto al 2011; ci sono segmenti dinamici, guidati soprattutto dalla diffusione dei dispositivi mobili, del software e dal segmento Big Data destinato a cambiare il panorama attuale dell’It, creando nuove opportunità di lavoro. Tutto questo anche in Europa, dove la spesa It è attesa in declino anche nel 2012 (- 3,6%); una lieve crescita è prevista per il 2013, più decisa nel 2016 quando la fase recessiva dovrebbe essere superata. Se nell’immediato i numeri ancora non rasserenano, spazio per ottimismo e progettualità arriva dalla crescita, a livello globale, del settore dei dispositivi mobili.
Nella sola Emea, nel 2012, la spesa si attesterà a 136 miliardi di dollari, destinati a salire a 188 nel 2016; dal 2016, ci si aspetta che due terzi delle forza lavoro utilizzerà uno smartphone o un tablet, due strumenti che cambieranno radicalmente non solo le abitudini di consumo ma il concetto stesso di servizio e di prodotto. Come ha osservato Peter Sondergaard, senior vice presidente di Gartner, oltre che global head of Research, la confluenza e l’integrazione di Cloud, Mobile, Social e Information trasformerà l’architettura It, creando nuovi approcci all’informazione forieri di nuove professionalità, nuovi fatturati e rinnovate skill.
Ora è chiaro che la complessità crescente e l’ibridazione dei comportamenti costringono gli uomini d’azienda a sviluppare competenze e conoscenze non più e non solo tecniche; inoltre, l’incontro coi giovani “digital natives” costringe a rivedere i paradigmi tradizionali dell’It, per guardare con occhi davvero nuovi le tecnologie, avviando il processo di delega di responsabilità dalle unità aziendali It ai singoli utenti, concentrando l’attenzione sulla capacità di portare nuovo valore al business attraverso la valorizzazione delle proprie risorse umane. Oggi, di fronte al processo di progressiva confluenza di Mobile, Social, Information e Cloud, sembra proprio che la forza della tecnologia stia nella permeabilità alle “contaminazioni” culturali individuali che costruiscono stili diversi di fruizione, da cui scaturiscono processi e servizi innovativi. L’effetto combinato di “consumerization” e scoperta dei “nodi nevralgici del sapere” fa sì che l’It diventi parte integrante dell’ecosistema umano. Ora, ancor più di sei anni fa, è chiaro che Cio, Ceo ed Executive devono sviluppare nuove capacità, tra queste quella di cogliere i nodi strategici del sapere, superando le barriere delle proprie competenze per esplorare gli ambiti del business; è la versatilità, catalizzatrice di intelligenza collaborativa, da applicare nelle scelte strategiche, per investire con intelligenza senza lasciarsi intimidire dalle esigenze (pressanti) di contenimento dei costi, per guidare il cambiamento, per realizzare le connessioni tra It e business.
Per uscire dalla crisi, per vedere il nuovo, per superare il grigiore della quotidianità c’è bisogno di nuovi talenti che sappiano interpretare i paradigmi emergenti di lavoro e governo delle aziende, che sappiano rivestire ruoli diversi.