Una ricerca di fisica quantistica dell’Università di Twente per la realizzazione di carte di credito antitruffa e perfettamente sicure

Con il diffondersi delle truffe relative ai conti online o ai pagamenti virtuali, sempre di più sono gli utenti che decidono di informarsi su Visa e le sue carte, o su MasterCard o su altri istituti di credito per valutarne la sicurezza. Parallelamente, mentre le banche aumentano le garanzie e i servizi relativi alla tutela del conto dei propri clienti, le associazioni dei consumatori propongono guide e articoli informativi per salvaguardarsi dalle frodi virtuali.

E anche la tecnologia si applica per la progettazione di carte di credito antitruffa che possano bastare in sé stesse a garantire una totale sicurezza ai propri utilizzatori. Se alla banda magnetica è già stato associato il chip, che, sebbene non elimini i casi di clonazione, li riduce, l’Università di Twente nei Paesi Bassi ha dato il via a una ricerca pubblicata su Optica, che vuole assicurare i prodotti finanziari dalle truffe grazie all’applicazione della fisica quantistica.

Il sistema, d’altronde, è stato battezzato Quantum-Secure Authentication e consente di superare il problema della riproducibilità dei coding tradizionalmente utilizzati per le carte di credito. Le informazioni contenute in bande magnetiche o chip sono, infatti, perfettamente replicabili e permettono agli hacker la realizzazione di una copia indistinguibile dall’originale dal punto di vista dell’autenticazione.

La ricerca del sistema di sicurezza quantistica, invece, permetterebbe la realizzazione di carte di credito antitruffa proprio perché, come spiega Pepijn Pinkse, primo tra i ricercatori, “i singoli fotoni di luce hanno delle proprietà molto speciali che sembrano sfidare il comportamento normale”. “Se opportunamente imbrigliati”, insomma, “possono codificare le informazioni maniera tale che si impedisca a un malintenzionato di capire quali siano tali informazioni”.

Si ipotizza che, nella pratica, la superficie delle carte di credito antitruffa venga corredata di una particolare striscia di nanoparticelle cui un laser invierà uno specifico numero di fotoni. Questi, dopo una serie di rimbalzi casuali, si riposizioneranno in superficie creando uno schema unico e irriproducibile. I fotoni, infatti, possono essere osservati in più punti nello stesso momento e consentono quindi la realizzazione di uno schema informativo estremamente complesso.

Lo stesso varrebbe, per questo tipo di carte di credito antitruffa, al momento di invio delle informazioni stesse, in cui, come spiega Pinkse, “è un po’ come lasciar cadere per terra 10 palle da bowling e creare 200 impatti separati. È impossibile sapere con precisione che informazione sia stata inviata (lo schema creato sul pavimento) semplicemente avendo a disposizione le 10 palle da bowling. Se provassimo a osservarle falliremmo, distruggeremmo l’intero sistema”.

Un osservatore che si interponesse nel momento di lettura della carta altererebbe, insomma, come insegnano i principi della fisica quantistica, l’informazione stessa, rendendola inintelligibile. Poiché, conclude Pinske “la cosa migliore del nostro metodo è che i segreti non sono necessari. Quindi non possono nemmeno essere rubati”, oltre alle carte di credito antitruffa, anche gli edifici governativi, i documenti istituzionali e più comunemente, le automobili e le case, potrebbero essere messe in sicurezza grazie a questo sistema semplicissimo e perfettamente sicuro.