Intel sta lavorando per creare degli standard di mercato. Presentati inoltre nuovi processori, nuove unità allo stato solido e avviate nuove partnership

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Creare un Cloud per tutti. Questo è l’obiettivo di Intel che, nonostante il 95% dei sistemi sulla nuvola sia basato proprio sulla tecnologia dell’azienda americana, è intenzionata a creare standard di mercato comuni. La ragione è molto semplice. Esistono ancora delle barriere alla facile adozione di infrastrutture più evolute definite tramite software (SDI, Software-Defined Infrastructure): si stima innanzitutto che tra privato, pubblico e ibrido esisteranno migliaia di diverse soluzioni, il più incompatibili l’una con l’altra. Difficile è quindi il dialogo tra applicazioni e la migrazione dei dati tra pubblico e privato o viceversa risulta ancora troppo spesso complessa. Non solo: uno dei maggiori freni all’adozione del cloud riguarda le preoccupazioni per la sicurezza. Secondo recenti ricerche, i rischi della nuvola sono in aumento, con attacchi che crescono del 45% anno su anno a livello globale.

Ed è qui che interviene Intel che, mediante l’iniziativa Cloud for All, ha annunciato una serie di nuove tecnologie, investimenti e collaborazioni di settore finalizzate a rendere più facile l’implementazione di cloud flessibili e scalabili. Inoltre l’azienda americana sta investendo in altri operatori del settore per accelerare l’adozione di cloud basati su SDI, ma anche ottimizzando tecnologie chiave e allineando il settore per favorire lo sviluppo di standard e di soluzioni cloud facili da implementare. Proprio in questa direzione è stato creato a San Antonio il primo centro di sviluppo OpenStack nato con l’obiettivo di semplificare il panorama del cloud, oltre che ridurre i bug presenti sulla nuvola. Sono state anche pubblicate 20 soluzioni architetturali convertite per il 65% in soluzioni distribuite sul mercato.

Ma i veri pilastri di questo ambizioso progetto sono i nuovi processori Intel Xeon E5-2600 v4 che evidenziano un incremento delle performance del 44% rispetto al modello precedente grazie alla presenza di 22 cores per CPU e ad un nuovo sistema di orchestrazione chiamato Intel Resource Director Technology in grado di allocare in modo intelligente la cache di determinate basi di dati sulle macchine virtuali più adatte. Inoltre per garantire maggiore sicurezza, i nuovi processori evidenziano prestazioni di decriptazione migliorate del 70%, oltre che una maggiore protezione contro i malware e ad un sistema di generazione delle chiavi di decriptazione casuale.

Per consentire l’accesso veloce e affidabile ai dati sul cloud, Intel ha introdotto anche nuove unità a stato solido (SSD) ottimizzate per la famiglia di processori appena descritta, lo storage aziendale e le implementazioni cloud. Si tratta della serie P3320 e P3520, e della serie D3700 e D3600. I primi due modelli sono i primi SSD Intel ad impiegare tecnologia NAND 3D, caratterizzata dalla massima densità del settore per offrire agli utenti una soluzione di storage densa e a elevata efficienza. Il modello DC P3320 offre un incremento prestazionale fino a 5 volte superiore rispetto a unità SSD basate su SATA3. Le unità SSD Intel DC serie D3700 e D3600 sono invece i primi SSD Intel PCI Express dual-port che utilizzano il protocollo NVMe (Non-Volatile Memory Express). Il design a due porte consente funzionalità essenziali come la ridondanza e il failover, proteggendo da eventuali perdite di dati in implementazioni di storage mission critical.

Diverse sono le organizzazioni che hanno scelto i nuovi processori e le unità a stato solido SSD. Tra queste eBay che ha che ha migliorato del 70% la propria capacità di trattamento dei dati, così come NRI che ha velocizzato del 39% gli analytics o Neusoft che ha velocizzato del 20% il processing delle immagini medicali.

Nuove collaborazioni e iniziative

Per quanto riguarda invece le novità in ambito collaborativo si osserva che:
• Intel sta collaborando con CoreOS e Mirantis per fornire un’unica piattaforma open source per la gestione sia di container che di applicazioni basate su macchine virtuali. Per la prima volta, le aziende saranno in grado di integrare applicazioni scritte per il cloud con applicazioni aziendali tradizionali.
• Intel e VMware hanno annunciato la rete Cloud Solutions Centers of Excellence, mirata ad accelerare le implementazioni cloud. Questi centri favoriranno lo sviluppo di ottimizzazioni personalizzate, faciliteranno il test delle prove di concetto e integreranno le best practice della sicurezza informatica in collaborazione con il National Institute of Standards and Technology.
• La Cloud Native Computing Foundation (CNCF) e Intel hanno annunciato il cluster di test per applicazioni cloud più grande al mondo, creato per applicazioni cloud native. Il cluster comprende oltre 1.000 nodi server basati su processori Intel Xeon, progettati per fornire agli sviluppatori l’opportunità di testare applicazioni su scala più ampia e per offrire alle aziende l’efficienza e la portabilità delle applicazioni cloud native.
• Intel sta ampliando il programma Cloud Buildersper includere casi d’uso SDI e accelerare le attività di ottimizzazione dell’ecosistema, per consentire ai clienti di sfruttare al massimo l’orchestrazione e l’automazione dell’infrastruttura come servizio (Iaas, Infrastructure as a Service). Il nuovo programma Storage Builders intende inoltre accelerare nel settore l’utilizzo di soluzioni di storage di nuova generazione predisposte per il cloud, per favorire una maggiore innovazione tramite matchmaking all’interno dell’ecosistema cloud. Attualmente Intel conta oltre trecento aziende che partecipano ai programmi Cloud, Storage e Network Builders.

Creare un Cloud per tutti. Questo è l’obiettivo di Intel che, nonostante il 95% dei sistemi sulla nuvola sia basato proprio sulla tecnologia dell’azienda americana, è intenzionata a creare standard di mercato comuni. La ragione è molto semplice. Esistono ancora delle barriere alla facile adozione di infrastrutture più evolute definite tramite software (SDI, Software-Defined Infrastructure): si stima innanzitutto che tra privato, pubblico e ibrido esisteranno migliaia di diverse soluzioni, il più incompatibili l’una con l’altra. Difficile è quindi il dialogo tra applicazioni e la migrazione dei dati tra pubblico e privato o viceversa risulta ancora troppo spesso complessa. Non solo: uno dei maggiori freni all’adozione del cloud riguarda le preoccupazioni per la sicurezza. Secondo recenti ricerche, i rischi della nuvola sono in aumento, con attacchi che crescono del 45% anno su anno a livello globale.

Ed è qui che interviene Intel che, mediante l’iniziativa Cloud for All, ha annunciato una serie di nuove tecnologie, investimenti e collaborazioni di settore finalizzate a rendere più facile l’implementazione di cloud flessibili e scalabili. Inoltre l’azienda americana sta investendo in altri operatori del settore per accelerare l’adozione di cloud basati su SDI, ma anche ottimizzando tecnologie chiave e allineando il settore per favorire lo sviluppo di standard e di soluzioni cloud facili da implementare. Proprio in questa direzione è stato creato a San Antonio il primo centro di sviluppo OpenStack nato con l’obiettivo di semplificare il panorama del cloud, oltre che ridurre i bug presenti sulla nuvola. Sono state anche pubblicate 20 soluzioni architetturali convertite per il 65% in soluzioni distribuite sul mercato.

Ma i veri pilastri di questo ambizioso progetto sono i nuovi processori Intel Xeon E5-2600 v4 che evidenziano un incremento delle performance del 44% rispetto al modello precedente grazie alla presenza di 22 cores per CPU e ad un nuovo sistema di orchestrazione chiamato Intel Resource Director Technology in grado di allocare in modo intelligente la cache di determinate basi di dati sulle macchine virtuali più adatte. Inoltre per garantire maggiore sicurezza, i nuovi processori evidenziano prestazioni di decriptazione migliorate del 70%, oltre che una maggiore protezione contro i malware e ad un sistema di generazione delle chiavi di decriptazione casuale.

Per consentire l’accesso veloce e affidabile ai dati sul cloud, Intel ha introdotto anche nuove unità a stato solido (SSD) ottimizzate per la famiglia di processori appena descritta, lo storage aziendale e le implementazioni cloud. Si tratta della serie P3320 e P3520, e della serie D3700 e D3600. I primi due modelli sono i primi SSD Intel ad impiegare tecnologia NAND 3D, caratterizzata dalla massima densità del settore per offrire agli utenti una soluzione di storage densa e a elevata efficienza. Il modello DC P3320 offre un incremento prestazionale fino a 5 volte superiore rispetto a unità SSD basate su SATA3. Le unità SSD Intel DC serie D3700 e D3600 sono invece i primi SSD Intel PCI Express dual-port che utilizzano il protocollo NVMe (Non-Volatile Memory Express). Il design a due porte consente funzionalità essenziali come la ridondanza e il failover, proteggendo da eventuali perdite di dati in implementazioni di storage mission critical.

Diverse sono le organizzazioni che hanno scelto i nuovi processori e le unità a stato solido SSD. Tra queste eBay che ha che ha migliorato del 70% la propria capacità di trattamento dei dati, così come NRI che ha velocizzato del 39% gli analytics o Neusoft che ha velocizzato del 20% il processing delle immagini medicali.

Nuove collaborazioni e iniziative

Per quanto riguarda invece le novità in ambito collaborativo si osserva che:
• Intel sta collaborando con CoreOS e Mirantis per fornire un’unica piattaforma open source per la gestione sia di container che di applicazioni basate su macchine virtuali. Per la prima volta, le aziende saranno in grado di integrare applicazioni scritte per il cloud con applicazioni aziendali tradizionali.
• Intel e VMware hanno annunciato la rete Cloud Solutions Centers of Excellence, mirata ad accelerare le implementazioni cloud. Questi centri favoriranno lo sviluppo di ottimizzazioni personalizzate, faciliteranno il test delle prove di concetto e integreranno le best practice della sicurezza informatica in collaborazione con il National Institute of Standards and Technology.
• La Cloud Native Computing Foundation (CNCF) e Intel hanno annunciato il cluster di test per applicazioni cloud più grande al mondo, creato per applicazioni cloud native. Il cluster comprende oltre 1.000 nodi server basati su processori Intel Xeon, progettati per fornire agli sviluppatori l’opportunità di testare applicazioni su scala più ampia e per offrire alle aziende l’efficienza e la portabilità delle applicazioni cloud native.
• Intel sta ampliando il programma Cloud Builders per includere casi d’uso SDI e accelerare le attività di ottimizzazione dell’ecosistema, per consentire ai clienti di sfruttare al massimo l’orchestrazione e l’automazione dell’infrastruttura come servizio (Iaas, Infrastructure as a Service). Il nuovo programma Storage Builders intende inoltre accelerare nel settore l’utilizzo di soluzioni di storage di nuova generazione predisposte per il cloud, per favorire una maggiore innovazione tramite matchmaking all’interno dell’ecosistema cloud. Attualmente Intel conta oltre trecento aziende che partecipano ai programmi Cloud, Storage e Network Builders.