Idee che funzionano, processi che plasmano aziende e Paesi: governare gli asset per innovare

Cantone San Gallo, Confederazione Elvetica; massiccio del Gonzen, a Sargans nella Valle del Reno; è nelle viscere di queste montagne (da cui già i Romani estraevano ferro) che un imprenditore ha scelto di costruire il quartiere produttivo della propria azienda di microchip. La notizia, apparsa sul portale swissinfo.ch, è l’esempio della vocazione innovativa che in Svizzera si declina in prodotti, processi e ora anche ubicazioni; per la prima volta la fabbrica entra nella montagna con un impianto alto sei piani, lungo circa cento metri. Un bunker straordinario, un po’ come il famoso quanto fascinoso “Buco del Piombo” noto ai lombardi dal lontano medioevo, nei pressi di Erba, così profondo, così immenso che in epoca di invasioni barbariche ospitò interi villaggi; una straordinaria caverna alta decine di metri nelle viscere della montagna, che lascia a bocca aperta chiunque.

Asset ambientali per l’innovazione d’impresa
La scelta dell’azienda sangallese è il frutto dell’elevata innovazione che caratterizza la produzione; nanotecnologie e microchip hanno bisogno di estrema stabilità, condizioni possibili all’interno di una montagna che non costringono alla costruzione di complesse fondazioni; il ventre di una montagna offre inoltre temperature costanti tutto l’anno; può sembrare strano ma i costi complessivi di costruzione risultano essere anche inferiori a quelli di un più tradizionale edificio. Il caso dell’impresa svizzera è paradigmatico perché dimostra come l’innovazione sia il frutto di una profonda conoscenza del contesto operativo; si può innovare, si può cioè costruire il nuovo, trovare idee che funzionano, immaginando nuovi criteri con cui costruire le fabbriche. Il prodotto è sempre lo stesso ma il luogo di produzione è innovativo e innovativa diventa così anche l’organizzazione sottesa. Da innovazioni di questa portata possono pure scaturire novità amministrative, procedure di governance, scelte politiche. Insomma, in un Paese davvero innovativo, l’innovazione si nutre di buone idee e intuizioni geniali, spesso suggerite dall’osservazione attenta del proprio territorio. La capacità di realizzare l’inedito dimostrata dall’impresa sangallese (che comincerà a produrre nel nuovo sito nel 2012) non mancherà di avere impatti rilevanti sull’economia del Cantone e della Confederazione; già oggi rappresenta un caso scuola di Enterprise Asset Management, in cui l’attenta conoscenza delle esigenze e dei requisiti produttivi ha permesso di individuare una soluzione innovativa, probabilmente destinata a non rimanere isolata, vista la consolidata esperienza degli svizzeri nelle costruzioni nel sottosuolo o nelle viscere delle montagne (come il Cern, i trafori e alcuni alberghi costruiti nella roccia, oltre alle numerose installazioni militari).

Asset politici per innovare con l’IT i processi di governance
Restiamo in terra rossocrociata e questa volta diamo un’occhiata alla pubblica amministrazione, impegnata da tempo nello sviluppo del “governo elettronico”; a fine 2009 è stato presentato il rapporto “Amministrazione e Governo elettronico 2009”, sviluppato dall’Istituto di ricerca gfs.bern e commissionato dai Cantoni e dall’Organo di strategia informatica della Confederazione Elvetica. A far riflettere, innanzitutto, è l’analisi stessa, un esempio di Asset Management questa volta applicato a un intero Paese. Conoscere lo stato di fatto, misurare gli scostamenti rispetto a obiettivi stabiliti e condivisi è il tratto peculiare del modo di amministrare rossocrociato. Risponde al sano, quanto logico principio secondo cui “governare è prevedere”; non si prevede se non si hanno disponibili dati, informazioni, proiezioni. La conoscenza, dunque, associata alle competenze pratiche, è il primo passo per costruire un’amministrazione che funzioni. Lo studio 2009, che ha coinvolto il 55% degli Uffici federali, l’88% dei Cantoni e circa un terzo dei Comuni, ha evidenziato come i tre livelli statali vivano e sviluppino le pratiche di governo elettronico in modo diverso; in particolare, sono i Comuni più piccoli, quelli con meno di 1000 abitanti, che percepiscono meno degli altri la necessità di innovare l’offerta; i loro siti web sono aggiornati in media solo “di tanto in tanto”, ma anche le risorse disponibili sono davvero esigue. Diversa la situazione per le città e i comuni più grandi; qui ci sono risorse sufficienti per ottimizzare pratiche e strumenti di governo elettronico. Il federalismo informa anche il governo elettronico; lo fa mettendo in concorrenza i tre livelli e al tempo stesso i diversi enti dei medesimi livelli organizzativi. Lo studio, tuttavia, fa notare come sia necessario potenziare e migliorare gli strumenti di collaborazione e cooperazione; nelle tesi conclusive, infatti, si fa presente come lo sviluppo di soluzioni isolate faccia correre il rischio di trasformare le amministrazioni in monadi autistiche, incapaci di condividere buone pratiche e risultati con gli altri. E’ il rischio tipico di molti altri sistemi di e-government che nascono innanzitutto dall’autonomia degli enti; le linee guida orientano ma ogni livello si organizza con le risorse disponibili. Il coordinamento competitivo, invece, permette il confronto, la condivisione, lo sviluppo e la disseminazione di buone pratiche. Da questo punto di vista, a trainare lo sviluppo del governo elettronico, sono proprio i Cantoni, con un’offerta di servizi aggiornata e innovativa; tra i servizi erogati online, quelli più utilizzati sono la dichiarazione d’imposta, la richiesta di targhe e licenze automobilistiche, l’accesso alle borse di studio.

Asset tecnologici per innovare l’IT
Eccoci giunti alla dimensione meramente tecnologica, parte integrante del più ampio Enterprise Asset Management. Gli strumenti per l’IT Asset Management (ITAM) sono da tempo al centro dell’attenzione dei responsabili IT. L’esperienza dimostra che alla progressiva evoluzione dei programmi di ITAM corrisponde uno spostamento dell’attenzione verso i processi, piuttosto che verso i tool. Nelle imprese più strutturate ed evolute, il focus si orienta all’analisi dati, all’audit, all’interpretazione; non viene comunque meno l’attenzione ai dettagli che restano parte integrante dei processi. All’ITAM sono associati anche processi manuali come l’uso degli scanner per i codici a barre utilizzati per tracciare i Pc. La “tracciabilità” degli asset IT aziendali è al centro di un acceso dibattito; ci si chiede se sia sufficiente utilizzare i numeri di serie (legati univocamente a ogni singolo asset) oppure se sia più opportuno ricorrere a un sistema di codici a barre (in questo caso, unico per ogni azienda). L’opzione codici a barre, che ha il pregio di avere costi di stampa molto contenuti, in alcuni casi fa aumentare il costo complessivo del lavoro necessario alla scansione; l’accesso agli strumenti, infatti, può essere particolarmente complicato, costringendo i tecnici a veri e propri contorsionismi tra le postazioni. In alternativa ai metodi descritti, un numero ristretto di aziende ha scelto di mappare i Bios (basic input/output system); quando il Bios cambia, una nuova tag a basso costo è installata per tracciarne gli aggiornamenti, rendendo più veloce il controllo.

L’uso dell’RFID nell’ITAM
Qualunque sia la soluzione adottata, oggi sono molte le imprese alla ricerca di tecnologie che riducano l’intervento manuale nella manutenzione annuale e giornaliera dei propri asset IT. In questo senso, ci si aspetta che l’RFID possa dare un contributo innovativo. Il costo delle etichette RFID si è ridimensionato, con un range di cifre inferiori ai 50 centesimi di dollaro, facendo sì che ora siano accessibili anche alle aziende più grandi. Il sistema di identificazione attraverso la localizzazione radio, tuttavia, ha ancora bisogno di miglioramenti, perché raggiunga con facilità anche i Pc custoditi per esempio in locali speciali o in armadi; la tecnologia si dimostra adatta, invece, ad aziende che hanno molte macchine, fisicamente vicine le une alle altre, organizzate in cluster. Diverso il caso di un data center; qui c’è la necessità di conoscere con precisione dov’è localizzato l’asset IT (un server per esempio o qualunque altro dispositivo l’azienda voglia mappare), in quale rack, in quale scaffale. Poiché i tecnici spostano spesso l’hardware senza poi aggiornare il database dell’inventario, coloro che supervisionano gli asset IT aziendali hanno bisogno di sapere dove risiedono fisicamente le macchine di cui trovano traccia nei database, anche quando queste non siano state inserite nella rete aziendale. Il miglioramento in corso del software RFID permette di offrire maggiori informazioni specifiche per la localizzazione. Con il progressivo calo dei prezzi delle etichette e delle stampanti specifiche, inoltre, le potenzialità di questa tecnologia sono destinate a crescere. Quando la capacità di memoria delle attuali tag crescerà, l’RFID diventerà un’alternativa concreta all’attuale sistema del codice a barre.