Il 2010 sarà per la memoria di massa l’anno della virtualizzazione e dell’affermarsi di nuovi modelli di business

Il 2009, da poco alle nostre spalle, non è stato un anno facile per il mondo dell’IT in generale. Il trend negativo ha toccato tutti i comparti, dall’hardware ai servizi e non poteva non interessare anche un settore, quello dello storage, che secondo i dati IDC tende a crescere del 48-50% all’anno. In un periodo nel quale la lotta allo spreco e la riduzione dei costi sono diventati dei mantra salvifichi di molti bilanci finanziari e piani industriali, la mole dei dati da archiviare ha continuato a crescere in modo esponenziale (tremila % tra il 2005 e il 2008 secondo un’indagine IDC) e a mantenere i trend di crescita evidenziati negli anni passati con percentuali di crescita che secondo Gartner Group si attesteranno sul 650%. La crisi da un lato e la costante crescita dei volumi di dati da trattare fanno dello storage un ambito cruciale dell’infrastruttura IT di qualsiasi organizzazione e un mercato interessante e obbligato per la sperimentazione di nuove tecnologie, di nuovi dispositivi hardware, di soluzioni software ma anche di nuovi standard, nuovi protocolli e modelli di business. L’affermazione di nuovi modelli e modalità di utilizzo dei dispositivi e delle soluzioni dedicate allo storage è determinata dalla necessità impellente delle strutture IT di ottimizzare budget sempre più ridotti all’osso e di farlo introducendo criteri di misurazione e di valutazione del ritorno degli investimenti fatti tenendo conto dell’evoluzione degli asset aziendali. Pesa sulla scelta degli approcci la necessità di operare riduzioni drastiche dei costi operativi quali quelli energetici, quelli legati al personale addetto, ai processi ecc. e di farlo mantenendo o garantendo elementi di flessibilità in grado di permettere alle aziende di competere in un mercato che anche per gli anni a venire, continuerà a richiedere grande capacità di adattamento e cambiamento. In questo scenario economico e tecnologico il 2010 sarà per lo storage l’anno della virtualizzazione e dell’affermarsi dei modelli di Storage as a Service.  Lo storage proposto come servizio (Storage as a Service) è un modello di business che permette a grandi aziende di affittare la loro infrastruttura di storage a realtà aziendali più piccole o a singoli individui. Il vantaggio principale offerto alle aziende consiste nella riduzione dei costi di hardware, software e personale addetto. Il modello prevede la sottoscrizione di un Service Level Agreement (SLA) che impegna il provider del servizio a fornire lo spazio fisico di storage necessario con un costo valutato per gigabyte e/o collegato al numero di richieste di trasferimento dati e a garantire all’utente efficienza e qualità del servizio ma anche interventi mirati a far fronte a disservizi quali la trasmissione di dati non andata a buon fine. Si tratta di un modello di business molto valido per aziende piccole e medie e in generale per tutte quelle realtà che non dispongono dei budget indispensabili o del personale tecnico necessario a implementare o mantenere l’infrastruttura di storage. Il modello è finalizzato a mitigare i rischi e a fornire un servizio sul medio-lungo termine garantito in termini di business continuity e disponibilità nel tempo.  L’idea di offrire lo storage come servizio non è nuova, affonda le sue radici nella new Economy (e-Economy) quando alcuni Storage Service Providers (SSP) come StorageNetworks offrivano ai clienti la possibilità di archiviare i loro dati esternamente all’azienda. Oggi gli SSP sono stati sostituiti da aziende quali EMC, IBM e altre realtà che hanno imparato dagli errori del passato e hanno costruito un portafoglio di servizi completo in grado di dare maggiori garanzie di sicurezza, di protezione, di compliance ecc. utilizzando tecnologie più innovative e approcci più sofisticati. Questa nuova proposta sta ricevendo l’interesse delle aziende, determinando un nuovo trend che rende lo Storage as a Service più attraente e interessante per aziende piccole, medie e grandi. Ciò che ha determinato il cambiamento è stato l’ingresso nel mercato di grandi player, la maggiore protezione dei dati garantita del modello SaaS, le nuove tecnologie di crittografia e di trasferimento dei dati, l’eterogeneità dell’offerta, la necessità di ridurre i costi operativi e l’aumentata importanza della protezione dei dati residenti sui laptop individuali. Un’infrastruttura di storage in modalità SaaS è diventata una strategia che garantisce una granularità elevata di risorse riutilizzabili sotto forma di servizio che possono essere consumate quando ne sorge il bisogno. Una strategia che permette di ottimizzare i costi e le prestazioni e fonda le sue radici su un’architettura tridimensionale che fornisce strumenti per la gestione delle componenti principali dell’infrastruttura (protocolli per la gestione dei file, delle applicazioni, del network ecc.), strumenti per la protezione dei dati (backup e recovery, repliche remote, ecc.) e strumenti per misurare e calibrare le performance.

 

I paradigmi di riferimento
Nonostante si parli di storage come servizio in Cloud Computing da molto tempo, molte sono ancora le definizioni che si confrontano sul mercato e che lasciano spazio a sempre nuove aggiunte ed evoluzioni. Tutti gli esperti concordano però sul fatto che due siano i paradigmi di riferimento, uno interno al data center dell’azienda e l’altro esterno che si appoggia su service provider. Le aziende che stanno implementando un modello SaaS interno, solitamente grandi aziende e grandi organizzazioni, devono pensare a trasformare il servizio in prodotto, a promuoverlo e commercializzarlo internamente nelle stessa modalità con le quali è stato promosso qualsiasi altro servizio SaaS. Il servizio deve essere gestito e garantito da team di professionisti dedicati a soddisfare le esigenze delle strutture organizzative interne siano esse commerciali, marketing, sviluppo e ricerca, supporto, e amministrative. Questi nuovi modelli di infrastruttura in azienda richiedono strategie miste in grado di coinvolgere approcci bottom-up e top-down. Nella costruzione di questi servizi IT si deve ragionare anche in termini finanziari con l’obiettivo di trasformare gli investimenti in capitale da costo fisso a costo variabile e di generare profitto sufficiente a far evolvere l’intera infrastruttura, attraverso l’acquisizione di nuove risorse e dispositivi. Il servizio deve essere complementato da opportune funzioni di fatturazione e pagamento del servizio ma può essere anche radicalmente semplificato ricorrendo a vendor esterni e acquistando risorse on-demand. Diventare un erogatore di servizi è complicato ma può essere portato a termine grazie a precise scelte tecnologiche. Meglio semplificare l’offerta dello storage nell’ambito della protezione dei dati, della gestione delle informazioni e dell’infrastruttura, consigliabile limitare il numero di fornitori tecnologici, importante verificare la disponibilità continua nel tempo del supporto direzionale e costruire modelli della domanda in grado di facilitare le previsioni di crescita e i bisogni futuri. Ogni scelta deve trovare una sua verifica ogni 12/18 mesi e permettere un’evoluzione costante con l’introduzione di nuove tecnologie e servizi. La vendita di storage in modalità SaaS richiede infine un portafoglio tecnologico molto ampio e vari livelli di servizi quali la virtualizzazione, la sicurezza, la migrazione dei dati, il provisioning e molte altre funzionalità. Il paradigma esterno si applica più facilmente alle piccole aziende perché permette di evitare i costi di acquisto dei device e di garantirsi innovazione e qualità nel tempo. Il servizio esterno è solitamente in hosting presso un provider ed esterno al data center. Può essere pubblico (Amazon, Google, ecc.) o privato (Egnyte Inc), il primo è condiviso da molti e interessa realtà aziendali medio-piccole, il secondo è dedicato ad un singolo cliente e interessa invece grandi organizzazioni. Il servizio SaaS offerto esternamente richiede spesso l’intervento di specialisti applicativi per il porting e la migrazione delle applicazioni ma è poi erogato attraverso il ricorso a interfacce e middleware standard. Mentre il servizio esterno di tipo pubblico è funzionale a richieste di utilizzo delle risorse per un tempo limitato, quello privato è molto spesso legato ad esigenze che durano nel tempo e richiedono prestazioni elevate.

 

Perché SaaS
Due validi punti di partenza per considerare una strategia aziendale di SaaS sono i costi associati alle attività di backup e la possibilità di farsi una fotografia reale dei gap esistenti nel proprio sistema di storage. Affrontando i primi si può semplificare e razionalizzare l’infrastruttura per la gestione del dato. L’analisi aiuterà ad individuare modalità innovative di economicità senza rinunciare all’efficienza operativa. L’approccio SaaS elimina i costi di hardware e software rendendo più efficienti le operazioni di backup e restore ma soprattutto ottimizzando l’allocazione del budget che questo tipo di attività richiede. Con l’approccio SaaS è possibile utilizzare dei dashboard centralizzati, funzionalità di troubleshooting remote e funzioni di restore online da ogni postazione, proteggere i dati in modo continuativo o eseguire dei restore limitati su blocchi di dati che sono stati modificati. Un altro ambito importante che caratterizza il trend di crescita dello SaaS è l’aumentata sicurezza garantita dai provider in termini di algoritmi e soluzioni di crittografia dei dati. L’offerta di fornitori importanti quali IBM e EMC è stata affiancata negli ultimi anni da vendor specializzati quali Perimeter eSecurity, Seagate Technology EVAULT e Iron Mountain ma anche da piccole realtà quali Incentra Solutions e Intronis Technologies. La ricerca di soluzioni SaaS trova oggi risposte concrete da parte dei provider in termini di monitoraggio 24×7, categorie diverse di storage a seconda dell’importanza dei dati, protezione continua, compressione dei dati, strutture efficienti, funzionalità di crittografia dei dati, metodologie di restore diversificate, supporto di backup per desktop e laptop, efficienza della rete, restore on-demand, SLA per misurare le prestazioni, banda sufficiente per gestire gli uffici remoti, gestione dei trouble-ticket utente, sopporto VMware, portali internet. La validità attuale delle soluzioni storage in cloud nasce dall’essere una risposta valida alla crisi economica in atto che ha fatto crescere nelle aziende la domanda di servizi on-demand con l’obiettivo di fornire a loro volta ai loro clienti servizi meno costosi. Il rallentamento della crisi in atto non vedrà un rovesciamento di prospettiva ma bensì un incremento in termini quantitativi e qualitativi dell’offerta.

 

Costi, benefici e vantaggi
Anche i costi dello storage come servizio si stanno adeguando al momento di crescita dando modo ai clienti di determinare con più precisione i costi reali delle tecnologie coinvolte grazie a strumenti di misurazione e di calcolo ad hoc forniti dagli stessi provider. Oggi il prezzo del servizio, misurato per gigabyte è spesso comunicato in chiaro sui portali dei vendor permettendo calcoli precisi di spesa in base alle esigenze e alla periodicità. Vanno calcolati i costi per il trasferimento dei dati nelle due direzioni e il volume trasferito ma anche per funzionalità specifiche di directory, copia e eliminazione di file, modalità di accesso e collegamento al servizio, ecc. Ma i costi sono in ogni caso inferiori ai benefici. Il primo beneficio reale sta nella granularità con la quale un’azienda accede a nuove risorse di storage in base alle esigenze delle BU di cui è composta. Questa metodologia obbliga gli utenti e l’IT a trovare compromessi costanti tra i costi e il servizio erogato portando ad un utilizzo più efficiente delle risorse. Grazie alla sua flessibilità il nuovo modello semplifica l’infrastruttura tecnologica e allontana i rischi associati a approcci monolitici e proprietari che fanno aumentare i costi operativi e creano costanti problemi di migrazione. Il modello SaaS limita il numero dei vendor con cui un’azienda deve confrontarsi riducendo di gran lunga la complessità. Questo approccio è economicamente attraente, più efficiente e mediamente più flessibile. L’offerta di storage come servizio offre l’opportunità di ridurre la complessità e aumentare l’economia di scala grazie alla esternalizzazione dei dispositivi e alla migrazione dei dati, all’opportunità di valutare nuove tecnologie e rinnovare nel tempo dispositivi e servizi, favorire il cambiamento interno e vincere le resistenze al cambiamento. Il tutto richiese un piano di implementazione, l’identificazione di priorità e tempistiche precise sapendo che qualsiasi ritardo metterebbe in discussione il progetto facendo risalire i costi e aumentare la complessità.

Conclusioni
Tutti concordano sulla constatazione che siamo ancora agli albori dello storage come servizio, diverse sono invece le previsioni su quali scenari si affermeranno in futuro. Molti responsabili di infrastrutture di storage ma anche CIO devono infatti essere convinti della bontà del nuovo modello e trovare risposte concrete sui dubbi che manifestano rispetto alle tecnologie esistenti. La principale criticità tocca il SaaS interno che viene percepito da molti come una semplice ridefinizione semantica di cose già esistenti. Il servizio storage fornito dall’esterno sembra più accettabile ma rimangono aperti molti dubbi rispetto alla disponibilità dei dati, alla sicurezza e alle performance. Il primo dubbio è stato alimentato dai frequenti outages sofferti da Amazon, il secondo è molto legato alla percezione e richiederà interventi mirati di formazione ed educazione, il terzo dipende molto dalla disponibilità di risorse di rete e di nuove tecnologie di networking quali FCoE e linee Ethernet a banda larga ma anche da strumenti in grado di ridurre la banda necessaria al trasferimento di dati tra data center e provider. Nonostante questi dubbi il Cloud Computing applicato a modelli di storage come servizio nel 2010 sarà sempre più venduto e utilizzato. Grazie alla continua erosione dei costi e alla concorrenza crescente nell’offerta, l’adozione dei nuovi modelli di storage in Cloud Computing vedrà un’accelerazione più marcata di quanto gli analisti riescano a prevedere ed è destinata a sconvolgere il mercato dello storage del 2010 e degli anni a seguire.