La società america è la paladina nell’uso diffusivo della videocomuniczione come strumento di lavoro con la Telepresence …

900 sale nel mondo usate da tutti i suoi dipendenti. Come si passerà da una rete di computer ad una di persone, attivando realmente il concetto di “Collaboration”.

 

Un termine destinato in futuro ad affermarsi è quello di “Digital Life” che in Italia sta esordendo in questo momento. La traduzione in italiano (Vita digitale) non rende bene come in inglese. E’ da preferirsi la dizione di Tecnologie digitali. Ma poco importa sui termini. La Nuova era si caratterizzerà per la costante di due attributi o abilitatori: l’utilizzo del video, sia in ambienti business che domestico, e l’uso della banda sempre più larga per la videocomunicazione. Sarà questo uno degli aspetti più evidenti della “Nuova normalità” che la crisi economica e lo sviluppo delle tecnologie Ict stanno ridisegnando, obbligando tutti, aziende e singoli individui, a farsene portatori. Con l’avvento del video, di cui al momento si intraveda appena la punta dell’iceberg, si passerà “dall’era delle informazioni a quella della partecipazione” per rubare una espressione molto efficace a David Bevilacqua, Amministratore Delegato di Cisco. Il quale aggiunge anche una seconda espressione ”Da una rete di computer si transiterà verso una rete di persone, donde il termini ormai abusato nella letteratura, ma non nella pratica di lavoro, di collaboration, una delle risposte alla complessità del business odierno”.  Con l’effettivo avvento della videocomunicazione modalità e stili lavorativi cambieranno ulteriormente, se in bene o in male non si sa. Non tutti i manager accettano di viaggiare meno e stare chiusi dentro una sola o davanti al video presso la propria postazione di lavoro. In effetti c’è un certo stridore sta questa ipotesi e quella che vuole manager e professional lavorare sempre più in mobilità, senza più una scrivania fissa. Probabilmente i due scenari convergeranno in un solo scenario, dando concretezza a un’altra sorta di convergenza, a cui l’innovazione tecnologica ci ha abituati. “Il video, sentenzia sicuro Bevilacqua, sarà la nuova killer application della banda allargata, in modalità fissa o mobile. In Cisco già il 60% del traffico è generato dalle comunicazioni video, che hanno abilitato nuovi modelli di collaborazione a cui si sono rapidamente uniformati tutti gli oltre 66mila dipendenti- Attualmente la società può contare su circa 900 sale di Telepresenza, ripartite in 230 città di 57 paesi. In Italia sono una decina, senza contare ovviamente quelle dei clienti. Quanto Cisco abbia investito in questa infrastruttura non è dato sapere mentre ci sono alcuni numeri che testimoniano i vantaggi economici. Due in particolare, già messi in carniere: un risparmio nei costi di viaggio di 636 milioni di dollari (160mila meeting) e un contributo di 238 milioni di dollari al conto economico derivante dal miglioramento della produttività. Il numero uno di Cisco Italia cita un terzo dato: il ciclo di vendita con il video si è ridotto del 10%. Ma il video non è solo innovazione per una maggiore collaborazione nelle aziende. Nella sanità esso può svolgere un ruolo importante per il miglioramento della qualità dei servizi ai cittadini e quindi per la spinta migliorativa alla produttività del sistema sanitario e quindi del sistema paese. Un terzo settore in grado di trarre grande giovamento è quello della formazione a distanza. Cisco si è talmente invaghita della videocomunicazione per il business che ha deciso di esportare l’esperienza in ambito domestico con la Home Telepresence, “il primo modello di telepresenza per il mercato consumer unico nel suo genere”: l’apparato, disponibile sul mercato americano a un costo di cica 600 dollari, si connette a un televisore HD e una connessione Internet a banda larga per creare una esperienza comunicativa video senza precedenti (c’è un canoone mensile di 29 euro da pagare a Verizon, l’operatore con cui Cisco ha concluso il primo accordo). Sempre la banda larga. Non per niente Bevilacqua si è dichiarato veramente contento che Telecom Italia abbia finalmente deciso in questi giorni di investire 9 miliardi di euro nel prossimo triennio per presidiare a 360 gradi l’evoluzione della larga banda, tanto sul mobile quanto sul fisso, con un “radicale rinnovamento nella sua componente radio ma anche nelle infrastrutture di trasporto e nei protocolli di comunicazione”. Pare sia la volta buona.