Per la crescita della concorrenza e della qualità dei servizi energetici sul mercato è importante che si proceda verso una semplificazione e una condivisione delle regole

Ma anche lo sviluppo delle infrastrutture, come le reti di raccolta e di distribuzione, possono aiutare in questo senso. Il settore energetico può costituire una leva significativa nel superamento della crisi internazionale, per tutelare sempre meglio i consumatori e rilanciare l’industria nazionale ed europea. Mai come in questo momento le buone scelte energetiche e ambientali e l’innovazione tecnologica possono essere decisive per recuperare competitività nazionale ed europea. Oltre alla diversificazione del mix-energetico per ridurre la dipendenza dal petrolio e al miglioramento dell’efficienza dei mercati e degli utilizzi energetici, il potenziamento delle infrastrutture – rendendole contestualmente più flessibili e intelligenti – è il fattore che può aiutare a fare bene all’economicità e alla qualità dei servizi. Per questi motivi e per la parte di nostra competenza abbiamo già adottato anche provvedimenti a sostegno della green economy, comprendente le fonti rinnovabili, il risparmio, la mobilità elettrica, le smart grids, le reti e i contatori intelligenti, in grado di far meglio interagire produttori e consumatori. Anche a livello di Unione Europea non mancano gli impegni da affrontare: occorre evitare ripiegamenti su obsoleti nazionalismi e protezionismi per andare avanti con quelle liberalizzazioni, aperture ed integrazioni dei mercati che hanno già assicurato importanti vantaggi. In Italia, ad esempio, grazie alle liberalizzazioni e allo sviluppo della regolazione, nel settore elettrico si registra una riduzione di oneri stimabile in più di 4,5 miliardi di euro all’anno, rispetto al 1999. Tali vantaggi sono dovuti per il 60% alla maggiore concorrenza che ha favorito anche investimenti in nuovi e più efficienti impianti e, per il 40%, alla riduzione delle tariffe elettriche di trasporto, distribuzione e misura decise dall’Autorità (-14% in termini reali negli ultimi sette anni). In assenza di un mercato concorrenziale e regolato non vi sarebbero vantaggi così significativi. Per favorire l’apertura dei mercati e la competitività, occorre insistere in particolar modo sullo sviluppo delle infrastrutture, che devono essere sempre più adatte a favorire la concorrenza, anche assicurandone la reale terzietà e neutralità. L’Autorità ha da tempo introdotto un sistema di incentivi basato su meccanismi di premi e penalità, per incentivare la realizzazione di nuove infrastrutture. Ad oggi, per lo sviluppo delle reti, si registrano investimenti totali per 4,5 miliardi di euro l’anno. Inoltre i settori regolati dall’Autorità sono stati tra quelli che meglio hanno retto alla crisi, specialmente in termini di occupazione, capitalizzazione in Borsa, investimenti). Grazie all’affidabilità di cui gode la regolazione energetica anche nel settore del credito.

 

Gli aiuti dall’innovazione

Vi è anche la necessità di sostenere la ricerca e lo sviluppo tecnologico. Quanto alla promozione dell’utilizzo più razionale dell’energia, può essere valido il meccanismo di mercato dei certificati bianchi, gestito dall’Autorità, che ha consentito di risparmiare più di 6,5 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio, equivalenti all’azzeramento dei consumi annui di una città di quasi 1,8 milioni di abitanti e ad una riduzione di emissioni di anidride carbonica per 3,5 milioni di tonnellate all’anno. L’uso intelligente ed efficiente dell’energia è la più virtuosa delle scelte energetiche: comporta benefici alle tasche dei consumatori, riduce la bolletta nazionale e migliora la tutela ambientale. Rispetto all’irrinunciabile sviluppo delle fonti rinnovabili è bene procedere in modo sostenibile, pure in termini di oneri in bolletta per i consumatori e di ricadute industriali. In questa direzione si inseriscono anche alcuni recenti provvedimenti dell’Autorità per lo scambio sul posto, il pannello di controllo unico per la realizzazione dei progetti e per semplificare le procedure e favorire la trasparenza. Circa le fonti fossili, per l’Unione Europea resta necessario valorizzare nei rapporti con i Paesi produttori di tali risorse primarie il potere contrattuale della spesso evocata “voce unica” di 500 milioni di europei ed adottare soluzioni di tutela ambientale, basate su meccanismi anti-emissioni di anidride carbonica che superino – per tutti i settori, anche non energetici – le logiche obsolete del Protocollo di Kyoto con soluzioni di mercato più efficienti ed efficaci. A questo fine sarebbe opportuno un approccio integrato a livello internazionale di politiche ambientali e commerciali che scoraggi forme di dumping ambientale (di Paesi che tendano a sottrarsi a limiti e a vincoli) con accordi a livello WTO che guardino al contenuto di anidride carbonica dei prodotti commercializzati, introducendo meccanismi di border tax adjustment”.

 

Il ruolo della regolazione internazionale

In questo scenario articolato e complesso, con sfide cruciali per lo sviluppo della competitività, della green economy e più in generale dei mercati, anche i regolatori possono e devono offrire il loro contributo attraverso quadri regolatori sempre più chiari ed affidabili, efficaci attività di monitoraggio e controllo con opportuni interventi prescrittivi o sanzionatori in caso di ventuali anomalie e, infine, una cooperazione internazionale per la diffusione di quadri normativi sempre più armonizzati a favore di operatori e consumatori. Su questi fronti la nostra Autorità è pienamente impegnata, anche a livello Ue, nel Consiglio dei Regolatori (CEER), nel Board dei Regolatori del Sud-Est Europa e nell’Associazione dei Regolatori del Mediterraneo (MEDREG), il cui Segretariato permanente è stato affidato a noi, con sede a Milano. La cooperazione tra i regolatori sarà facilitata dall’attivazione dell’attivazione della nuova Agenzia europea dei regolatori nazionali dell’energia (ACER), la cui direzione è stata assegnata ad un italiano che ha operato nell’ambito della nostra Autorità, l’ingegner Alberto Pototschning. Va infine ricordato che il ruolo dei regolatori nazionali, essenziale nelle economie liberali, va sostenuto difendendo e valorizzando il carattere dell’indipendenza e dell’autonomia economico-organizzativa delle Autorità di regolazione, ovviamente associato alla sindacabilità della giustizia amministrativa.

 

(*) Alessandro Ortis è il presidente dell’Autorità per l’energia (sintesi del discorso tenuto in occasione dell’Energy meeting)