A colloquio con Cristiano Radaelli, neopresidente di ANITEC-ANIE, per capire come un’associazione può aiutare alla ripresa di un settore strategico per l’intera economia italiana | VIDEO

 

Le difficoltà dell’economia mondiale degli ultimi anni non hanno risparmiato neanche l’ICT, un comparto che in Italia sconta, oltre alle classiche dinamiche congiunturali, anche vincoli strutturali dati dal perdurare di una generale debolezza degli investimenti. Per ridare slancio al settore e incrementare, di conseguenza, la competitività del nostro Paese, ANITEC (l’Associazione Nazionale Industrie Informatica, Telecomunicazioni ed Elettronica di Consumo aderente alla Federazione ANIE) sta promuovendo da tempo una serie di iniziative mirate sia a livello nazionale che internazionale. Computer Business Review Italia ha incontrato Cristiano Radaelli, Presidente neo eletto dell’associazione, per fare il punto sui traguardi tagliati e quelli ancora da raggiungere.

 

Siamo nel pieno di una “rivoluzione” digitale. Secondo ANITEC-ANIE, qual è il grado di consapevolezza dell’Italia e cosa è importante fare per non perdere terreno in tema di competitività?
Da anni è in corso una “rivoluzione” che sta vedendo la realtà digitale diventare un elemento guida per le attività di tutti. Le ultime statistiche disponibili stimano che entro il 2015 ci saranno 5 miliardi di persone sempre connesse su Internet: questo dato rappresenta una sfida enorme, a cui tanti Paesi come Stati Uniti, Korea, Giappone, Cina e India si stanno preparando attraverso piani di investimento e attività mirate, iniziative capillari e piani infrastrutturali significativi. Per quanto riguarda ANITEC, uno degli obiettivi prioritari è riuscire a rendere consapevole anche l’Italia di quanto il mondo digitale e l’ICT rappresentino una leva per la crescita e lo sviluppo dell’economia intera: in base alle esperienze di altri Paesi, gli economisti sono, infatti, concordi nel ritenere che ogni euro investito in ICT si traduca in un incremento concreto del Pil pari a un euro e mezzo. Parallelamente, secondo le ultime analisi rese note dal Commissario europeo alla Digital Agenda, Neelie Kroes, si stima che entro il 2020, il 95% dei posti di lavoro richiederanno competenze di tipo digitale. La consapevolezza di questo trend inarrestabile sembra ancora lontana per quanto riguarda Italia. È necessario, quindi, che soprattutto a livello istituzionale le Information Comunication & Media Technologies siano recepite come elementi strategici per lo sviluppo del Paese, come già avviene in nazioni competitor dell’Italia. Questo porterà a stanziare investimenti infrastrutturali, che agiranno da “autostrada” per la futura crescita economica.

 

Laddove il settore pubblico latita, è possibile secondo lei pensare a delle cordate private, che, creando partnership tra università, industria e sistema finanziario, mantengano elevata la competitività del nostro Paese?
Da sempre ANITEC opera su entrambi i fronti, quello pubblico e quello privato. A livello istituzionale ci sono numerose attività nazionali, cui si aggiungono parallelamente iniziative di tipo più regionale. Per quanto riguarda le reti, per esempio, la Regione Lombardia ha lanciato un importante piano per il superamento del digital divide e la costituzione della banda larga. A queste attività istituzionali, si stanno affiancando sempre più iniziative private portate avanti da molte aziende nostre associate e da ANITEC stessa attraverso il contatto diretto con i centri universitari italiani. Grande importanza riveste, infatti, il contatto del pubblico con il privato. Proprio per questo, alla fine dell’anno scorso, l’associazione ha organizzato in Senato un convegno per la presentazione al mondo istituzionale dei centri d’eccellenza hardware e software presenti in Italia e che oggi già lavorano su scala mondiale. L’ICT, infatti, vanta nell’industria italiana un primato per vocazione all’innovazione, investendo in attività di ricerca e sviluppo circa il 7% del fatturato aggregato, un valore sette volte superiore a quello medio degli altri settori produttivi.

 

Quale ruolo sta giocando, secondo ANITEC-ANIE, il cosiddetto fenomeno della “consumerizzazione” nel rilancio del settore ICT?
Il fenomeno della “consumerizzazione” è un elemento decisamente importante. La situazione economica italiana non fa prevedere che la banda larga venga fatta con investimenti governativi. D’altra parte, però, gli investimenti fatti da operatori privati potranno essere remunerativi solo se ci sarà una domanda che permette di sfruttare a pieno l’infrastruttura a disposizione. Questa domanda non potrà che essere generata da due fonti: la prima è quella business. Infatti, qualsiasi azienda, dal piccolo artigiano alla grande azienda, ha necessità di una banda larga cui appoggiarsi e pagare in funzione del servizio. La seconda fonte è quella consumer o, meglio, legata all’utilizzo personale di strumenti come gli smartphone, device che hanno originato un forte sviluppo della rete mobile per la loro diffusione e il volume di dati generato. Un volume che potrà solo aumentare, se si pensa alla domanda crescente di consolle e strumenti di domotica, tutti alla ricerca di collegamenti veloci. Se, quindi, da un lato la disponibilità di nuovi servizi, getterà le basi affinché gli utenti e le imprese paghino per questi stessi servizi, facendo diventare remunerativo l’investimento per chi decide di costruire la rete; dall’altro è indispensabile che a livello istituzionale siano date regole chiare, in modo che chi decide di investire abbia la certezza del contesto in cui questi investimenti sono giocati e potrà fare i propri calcoli di reddittività.

 

Per il rilancio del comparto, quali tipologie di operatori si trovano, secondo ANITEC, nella migliore posizione per offrire un contributo, rafforzando parallelamente la propria posizione sul mercato?
La disponibilità di nuovi servizi sarà garantita solo da una rete a banda larga. Le Telco e i centri d’eccellenza che si occupano di wireless e fotonica si candidano, quindi, a giocare un ruolo importante in questo scenario. Sul fronte della Consumer electronics è prevedibile che touchpad, smartphone, TV 3D di alta qualità e consolle avranno sempre più enfasi. Chi opera in questi segmenti d’offerta si trova, quindi, in una posizione di vantaggio. Le grandi potenzialità delle infrastrutture e dei device potranno, però, essere sfruttate solo con l’ausilio delle applicazioni sviluppate dal tradizionale settore ICT. Da questo punto di vista, in Italia abbiamo aziende di grande successo internazionale, in grado di regolare la fruizione dei servizi disponibili in qualunque parte del mondo.

 

Che ruolo avrà la domotica in un prossimo futuro e quali evoluzioni si prospettano in questo ambito?
Il settore d’offerta della domotica, di cui nella Federazione ANIE trovano espressione i principali player attivi nel nostro Paese, è in grande fermento, tanto che tutti gli analisti ne stimano una forte crescita negli anni futuri. La gestione aggregata di tutto ciò che accade all’interno delle abitazioni è sempre più semplice. Questo passaggio a consolle casalinghe lascia intravedere il passo successivo nella direzione di consolle di gestione di tutte le attività elettroniche, in grado di monitorare anche lavastoviglie e lavatrici. In passato, tutto questo era reso difficile per la complessità di aggregazione, tuttavia oggi siamo in un’importante fase di cambiamento: da una parte c’è un forte impulso alla semplificazione di queste attività, dall’altra c’è una richiesta pressante sul controllo dei consumi energetici, in grado di portare risparmi al singolo e a livello nazionale. Due spinte che incentivano una gestione centralizzata dei servizi. Naturalmente, anche in questo caso il ruolo delle applicazioni ICT è fondamentale, per l’aspetto di semplificazione che il software è in grado di introdurre.

 

Qual è la risposta del mercato in materia “green” e come si stanno preparando i vostri associati alla domanda degli utenti?
La tematica “green” sta diventando sempre più importante anche nel nostro Paese. La gestione intelligente delle reti obbliga chi gestisce soprattutto utility come l’acqua, il metano, il gas o l’elettricità, a una gestione ottimale dell’energia per ridurne i costi conseguenti. Le società appartenenti ad ANITEC sono in grado di mettere a disposizione tutte le competenze indispensabili per una gestione ottimizzata delle reti. Essere attivi su questo fronte è fondamentale, visto che sarà uno dei mercati più importanti nel futuro, spinto dalla pressione forte di razionalizzazione ed efficientamento in alcuni di questi settori economici, nonché dalla necessità della riduzione del “footprint”, cioè dell’uso ottimizzato delle risorse e della limitazione dell’inquinamento.

 

Cosa suggerisce Cristiano Radaelli al sistema delle imprese e al Sistema-Paese per superare l’attuale momento di stallo e trovare nuovi sbocchi di business?
Purtroppo, dagli anni ’90, l’Italia è in una situazione in cui il Pil cresce meno di numerosi altri Paesi europei. Si deve invertire questa tendenza. Un’economia che cresce e un Paese che crea valore ha più possibilità di creare lavoro, avere centri d’eccellenza e aumentare il reddito pro capite. Per fare questo è indispensabile intervenire su tutte le reti strutturali del Paese e non solo quelle dell’ICT. L’obiettivo non deve essere solo quello di portare queste reti al pari con le esigenze attuali, ma anticipare le richieste future ponendosi traguardi che mettano l’Italia, tra 5/10 anni, in una posizione di vantaggio rispetto ai competitor. Per questo serve un piano di ammodernamento strutturale, fissando già oggi gli obiettivi del 2020, come fa per esempio la Commissione Europea, stabilendo, chiaramente, delle tappe intermedie.

 

Chi è ANITEC
ANITEC è l’Associazione Nazionale Industrie Informatica, Telecomunicazioni ed Elettronica di Consumo aderente alla Federazione ANIE. È l’organismo di categoria che riunisce le imprese operanti in Italia in attività industriali connesse alle tecnologie delle Telecomunicazioni, dell’Informatica (ICT), dell’elettronica di consumo, oltre che degli apparati per impianti d’antenna e degli apparecchi misuratori fiscali. L’associazione, che raccoglie attualmente 75 associati, lavora con aziende sia italiane che multinazionali e vanta forti collegamenti internazionali attraverso la partecipazione a Digital Europe (associazione che rappresenta in Europa l’industria del settore Telecomunicazioni, Informatica ed elettronica di consumo e che oggi conta 32 associazioni industriali in rappresentanza di 24 Paesi e 48 aziende associate).

 

Le ultime iniziative in campo
Da due anni ANITEC-ANIE è azionista di riferimento di Ediel assieme ad Aires, Associazione Italiana Retailer Elettrodomestici Specializzati. La società è nata per diffondere tra le imprese del settore l’adozione di un protocollo comune di codifica per la trasmissione elettronica dei dati industria-punti vendita e rappresenta il primo sforzo di standardizzazione in Europa per questa filiera. Lo scopo di Ediel è arrivare a creare una piattaforma elettronica condivisa per la gestione documentale del ciclo completo dell’ordine che, coinvolgendo tutte le parti, sveltisce i processi, riduce costi ed errori e garantisce un servizio migliore al cliente. Attualmente è allo studio la fase due del progetto per il tracking della logistica dei prodotti con un unico sistema informativo. Oggi i retailer seguono, infatti, la merce di ciascun produttore con un differente partner di logistica ed effettua, quindi, il tracking attraverso sistemi diversi.