Le soluzioni basate sulla nuvola, è emerso nel corso del Cloud forum 2011 di Innovation Group, possono offrire opportunità alle nostre Pmi

Da qualche anno a questa parte nel mondo dell’Ict il Cloud computing è invocato come la formula magica per la soluzione di tutti i problemi, ma in realtà molte aziende restano scettiche sull’adozione di queste soluzioni, anche per la carenza di informazioni. A fare un po’ di chiarezza ci ha provato il Cloud forum 2011 organizzato da Innovation Group.

Il cloud computing, è emerso nel corso dei diversi interventi, può avere una particolare espansione proprio in Italia perché il nostro sistema industriale è ricco di piccole imprese innovative che competono per la leadership sui mercati internazionali ma che sono esposte a una concorrenza sempre più dura. D’altro canto anche la Pa è impegnata in un intenso processo di rinnovamento. In entrambi i casi è evidente che esistono serie difficoltà a trovare le risorse necessarie per gli investimenti al di fuori del core business. Per ridurre i costi e continuare a competere, dunque, non esiste altra soluzione che l’informatica e in modo particolare il cloud computing. Questa lezione è stata già capita dalle startup italiane nate negli ultimi 2 anni, che infatti non possiedono quasi mai server propri e ottengono così risparmi significativi.

Ovviamente, però, l’implementazione di una strategia cloud non può avvenire così sui due piedi: secondo l’americana Oracle, una delle società più attive in questo campo, prima di avventurarsi sulla nuvola le aziende devono individuare benefici e Roi, scegliere partner tecnologici, sviluppare una chiara roadmap, nonché creare un adeguato centro competenza all’interno dell’organizzazione. Il cloud, insomma, va un po’ visto come un viaggio o un percorso, fatto di diverse tappe (step) che garantiscono benefici differenti. Elemento fondante è comunque l’architettura finale che, nel caso di Credit Suisse, ha garantito una riduzione del 10% nei costi annuali dell’It, ma anche un 35% di risparmi nei costi operativi e nei costi di progetto (30%), con miglioramento dei servizi offerti all’utenza finale.

Un visione complessiva del cloud
Una visione simile è stata espressa anche da Claudio Chiarenza, general manager di Italtel: “Il cloud computing può essere visto come un mezzo per ottenere l’It as a service. Quest’ultimo, a sua volta, serve per migliorare business, l’esigenza imperante del mercato è quella di ridurre i costi operativi e facilitare service delivery(time to market). In fondo la diminuzione della complessità può essere considerata il cuore vero del cloud. Non ha senso però parlare soltanto hardware e software ma bisogna anche guardare ai processi complessivi dell’azienda. Cloud, insomma, non è certo installare un applicativo. Ci vogliono più step per arrivare a ridurre complessità e arrivare a coniugare l’It come un servizio: la nuvola è perciò un mestiere da specialisti, da system integrator, abili nel maneggiare le architetture: il global system integrator deve progettare il cloud a quattro mani con le aziende. Importante è quindi trovare un linguaggio comune. Non si possono fare progetti senza collaborare con il cliente, per avere successo nel cloud non ci possono essere piatti pronti e mangiati”.

Molto, sicuramente, andrà fatto nel futuro da un punto di vista della sicurezza: come ha ricordato Luca Collacciani di Akamai gli attacchi dei cyberpirati sono in aumento esponenziale, soprattutto contro le aziende, e dunque occorrerà prestare un’attenzione crescente alle difese. Perché se in tempi di cloud diffuso “ qualcuno riesce a far scaricare un warm anziché una patch” i problemi rispetto a prima perlomeno sono centuplicati.