Da una ricerca IDC su oltre 600 imprese di tutto il mondo, nei prossimi due anni la parte del budget IT destinata al cloud privato salirà dal 24 al 34% mentre quella dedicata al pubblico incrementerà dall’11 al 13%

Il compito di illustrare la vision di IDC sul cloud è spettato a Matt Eastwood, Group Vice President Enterprise Platforms & Datacenter Trends IDC. Oggi questo paradigma è un po’ tutto e anche il contrario. Per capire il Cloud Computing bisogna cercare di osservare il futuro. Solo nel lungo andare, infatti, questo nuovo modo di usufruire dell’IT cambierà il marketing, trasformerà il business e rivoluzionerà le organizzazioni aziendali. Per adesso con certezza si può affermare che il processo si è avviato con la virtualizzazione e con i conseguenti impatti sui data center e una parte della base di desktop. “All’interno dei data center – ha illustrato – gli impatti cominciano a essere notevoli. Per esempio, il numero server virtuali per ogni server fisico è più che raddoppiato negli ultimi quattro anni. Le macchine virtuali gestite da un amministratore di sistema sono 35 versus le 25 virtuali. Il 30% delle organizzazione IT sta implementando processi Itil-based e incorporando infrastrutture virtuali. Le più recenti elaborazioni fatte al nostro interno ci dicono che nel 2012 ci saranno nel mondo 52 milioni di server virtuali, più della metà di tutta la base installata di server. Il nuovo modello economico per i data center non solo attribuisce un peso strategico al software di management (i costi saranno pari sempre nel 2012 a circa il 70% di tutto lo spending) ma all’interno di questa componente a prevalere saranno i tool di automazione”.

Un driver per il miglioramento del business
“Dal nostro osservatorio – ha specificato Eastwood – abbiamo individuato tre tipologie di modelli cloud: quello Consumer, di cui sono esponenti Google, Yahoo E ebay, il Business to consumer (Nteflix, Skype, Xbox, ecc.) e il modello Business to business (Amazon Web Service, Salesforce, Cisco Webex e Windows Azure sono alcuni esempi), dove sicurezza, rispetto delle compliance e SLA sono importanti elementi di differenziazione. Spesso si presentano i benefici del Cloud Computing: semplicità del pay-as-you-go, semplicità del deployment e riduzione dei costi per limitarsi ai principali. Ma questa forma di utilizzo dell’IT presenta anche delle criticità, come sicurezza, difficoltà di integrazione, indisponibilità alla customizzazione e tempi di risposta e di performance che possono pesare significativamente sul costo finale dell’operazione, fino a sconsigliare il ricorso alle nuvole. È importante considerare il cloud come un driver per il miglioramento del business e non solo come un meccanismo di riduzione dei costi”. È comunque un fatto assodato che nei prossimi due anni, come emerge da una ricerca di IDC su oltre 600 imprese di tutto il mondo, la parte del budget IT destinata al cloud privato salirà al 34% dal 24% (la parte maggiore per la componente inhouse); anche la quota del cloud pubblico salirà al 13% dall’11%, a svantaggio essenzialmente dell’IT tradizionale il cui peso è visto in discesa dal 49% al 37%. A crescere sarà il cloud privato ma l’analista di IDC ricorda che nel 2014 quasi il 50% dei terabyte forniti sarà nel cloud pubblico. La portabilità tra ambienti pubblici e privati sarà un importante elemento di differenziazione. In ogni caso la reale opportunità di mercato sarà per tutti i soggetti dell’arena nella capacità di analisi dei dati. Da parte loro i data center del Web 2.0 si caratterizzeranno per la modularità mentre il tempo dei data center monolitici è finito. In conclusione, assodato che il dato diventerà ancora più di oggi la risorsa più preziosa per le organizzazioni, sicurezza e compliance saranno fonti di grossi affari per i vendor mentre nuove metriche dovranno essere approntate per valutare le prestazioni dei fornitori di servizi cloud.

Come accelerare le prestazioni
Accelerare le prestazione del cloud è quanto si propone Riverbed Technology, che oggi conta nel mondo 9500 aziende clienti, tra cui 71 incluse nella graduatoria Fortune delle prime 100. “Le nostre soluzioni – ha ricordato Albert Zammar, Regional Sales Manager Italy, Greece, Cyprus and Malta – ottimizzano l’accesso ai data center da parte di uffici remoti e di lavoratori mobili. Copriamo 3000 km come se fossero 30 metri. Con conseguente incremento delle performance degli applicativi e riduzione dei costi di connettività. La latenza nell’era del cloud diventa un fattore estremamente importante. I limiti della nuvola sono infatti da ravvisare nella disponibilità di banda e nella distanza: rispetto a delle reti locali in una Wan la lentezza può crescere anche di 20 volte. Il ricorso a soluzioni di accelerazione diventa quindi una necessità”. Un’azienda italiana che ha ultimamente deciso di implementare soluzioni Riverbed è Kion Group, holding tedesca numero uno in Europa per le macchine che movimentano materiali (volgarmente muletti) con i marchi Om, Still, Linde a da relativamente poco anche Baoli (Cina). “Abbiamo iniziato – ha raccontato Leonardo Casubolo, Chief Security Officer – con l’adozione delle appliance Steelhead di Riverbed in Om Carrelli che hanno permesso di realizzare un cloud privato. Ovvero un’implementazione in grado di consolidare server, storage e sistemi di back up, di accelerare l’accesso agli applicativi aziendali da parte degli utenti remoti; di ridurre i costi di gestione, di evitare i continui incrementi di banda resi necessari dalla condivisione di file pesanti come quelli Cad. Il file transfer è aumentato fino otto volte e il traffico sceso fino all’80%”.

Atlantic, Guzzini e IBM
Abbiamo incontrato per la prima volta Atlantic Technologies, società di consulenza fondata da Marcelo Di Rosa a Milano nel 1997 e specializzata nell’implementazione di Enterprise Applications (ERP, CRM, BI, Performance Management) che ha sviluppato la propria offerta di Cloud Services attraverso la piattaforma ATLaaS: offre in modalità pre-integrata applicazioni di CRM, Contact Center ed ERP, all’interno di una rete internazionale telefonica e dati. Conta 100 dipendenti e filiali a Londra e in Turchia. ATLaaS – ha sottolineato Massimo Triggiani, responsabile dello sviluppo commerciale a livello europeo dei Cloud Services – è in grado di erogare in modalità on demand tutte le funzionalità più avanzate di Contact Center multicanale (voice, Ivr, chat, fax, SMS, connettività), inbound e outbound, integrandosi perfettamente con le soluzioni Crmbest of breed (ATLaaS è già integrata con Oracle Siebel e Oracle Crm On Demand. E’ inoltre una soluzione certificata Oracle Accelerate). In ambito cloud CRM conta tra i suoi clienti Rcs Libri e Jakala. “Grazie al processo di virtualizzazione avviato nel 2007 – ha detto Mario Carrelli, Information Technology Manager di Guzzini Illuminazione – siamo riusciti a ridurre i server fisici a 20, elevando a 70 quelli virtuali, con conseguente riduzione delle spese di manutenzione, del costo energetico. Abbiamo migliorato l’affidabilità e la scalabilità dei servizi. Ora siamo pronti a valutare il cloud”. Mariano Ammirabile, Cloud Computing Sales Leader di IBM Italia ha individuato nel modello ibrido quello con le migliori chance; IBM ha appena annunciato un software che virtualizza i data center in pochi minuti, che fa seguito alla soluzione Virtual Desktop for Smart Business che fornisce accesso ai desktop personali in qualsiasi momento e in qualunque luogo per 142 euro l’anno.

Un ripensamento di mansioni
Per quanto riguarda gli skill nell’era cloud, non c’è uniformità di vedute se non sul fatto di un ripensamento delle mansioni. Per la maggioranza è ipotizzabile una riduzione degli skill presso i clienti; in compenso è prevedibile un aumento pesante delle spese in training e change management presso i fornitori (si avverte tuttora la mancanza di una cultura dell’aziende mentre abbonda quella tecnica) e anche presso i partner che sceglieranno di vendere servizi cloud.