Carlo Bonomi, presidente del Gruppo Terziario Innovativo degli imprenditori lombardi, spiega come le incertezze normative e la scarsa sensibilità delle istituzioni verso l’It scoraggino gli investimenti in un settore essenziale per la competitività del sistema Paese

Come ho già più volte avuto modo di sottolineare, quando si parla di innovazione si ha la tendenza a cascare nel luogo comune di pensare che basti parlare di banda larga per essersene occupati. La banda larga però, pur importante di per sé, non è paradigma di innovazione, bensì rappresenta la precondizione per la diffusione a scala economicamente adeguata di nuovi servizi digitali”. Quei servizi che, in Italia, sembrano ancora latitare.

Almeno secondo l’opinione di Carlo Bonomi, presidente del Gruppo Terziario Innovativo di Assolombarda, che in concomitanza con l’approvazione da parte del Governo del tanto atteso decreto sullo sviluppo denuncia i ritardi dell’esecutivo negli investimenti e, prima ancora, nell’adozione di una visione strategica a favore delle tecnologie dell’Information Technology, come volano per il recupero di competitività del sistema Paese. “Non vorrei che il tema del digitale facesse la fine del settore energetico, rispetto a cui, a causa delle mancate decisioni degli anni passati, l’Italia è costretta a vivere un grave momento di empasse” afferma Bonomi.

La preoccupazione principale del presidente del Gruppo Innovativo degli imprenditori lombardi, infatti, fa riferimento al mancato sostegno delle istituzioni ai progetti di innovazione tecnologica, che periodicamente nascono in seno alle aziende It nostrane ma che, tuttavia, non riceverebbero la necessaria attenzione dai vertici della politica, con conseguente riduzione dei margini di azione dei nostri country manager nell’ambito dell’economia nazionale.

Non chiediamo al Governo investimenti astronomici, del resto nemmeno sostenibili alla luce delle difficoltà che i bilanci pubblici dell’intera Eurozona stanno attraversando. Auspichiamo, però, l’attivazione di un sistema di regole e di compliance che sia in grado, quanto prima, di agevolare la transizione delle strutture portanti del Paese, in primis la pubblica amministrazione centrale e locale, verso l’innovazione insita nelle tecnologie dell’It, a partire dai paradigmi del cloud computing” spiega Bonomi.

E anche relativamente al presunto impegno della politica per lo sviluppo della banda larga (si veda il recente accordo concluso dalla Regione Lombardia con Telecom Italia per la diffusione capillare sul territorio della connessione veloce) il presidente fa notare come “l’attuale regolamentazione, limitata a un quadro, appunto, locale, restituisce un panorama frammentato città per città che, di fatto, pone una barriera agli investimenti sia nazionali che esteri. Di conseguenza, non possiamo stupirci se un’azienda come Microsoft decide di spendere 1 miliardo di dollari in Irlanda e non in Italia”.

D’altra parte, non sono solo critiche quelle che arrivano da Bonomi. Una nota di merito va al ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta, “per gli sforzi profusi a favore della digitalizzazione della Pa fin dalla sua nomina al dicastero, ultimo dei quali l’approvazione del nuovo Codice dell’Amministrazione Digitale. Tuttavia – conclude il presidente del Terziario Innovativo – il salto di qualità del Paese nell’approccio all’innovazione non è più procrastinabile. La posta in gioco è la capacità dell’Italia di uscire vincente dal processo di riequilibrio politico ed economico in atto a livello globale”.