I cambiamenti sempre più rapidi di business portano le aziende ad affrontare il delicato tema della modernizzazione; CBR Italy analizza lo stato dell’arte con alcuni dei maggiori player del mercato

Le organizzazioni si stanno muovendo da cicli di progetto di diciotto mesi verso cicli molto più brevi, di tre-sei mesi. I nuovi prodotti e servizi vengono introdotti in rapida successione e con la deregolamentazione e la globalizzazione in atto, la necessità di sistemi flessibili che possono sincronizzarsi con i rapidi cambiamenti di business è diventato decisiva. Nel corso degli anni le imprese si sono trovate ad avere a che fare con molteplici ed eterogenee applicazioni software e hardware per cercare di raggiungere un vantaggio competitivo. La velocità di sviluppo del settore informatico ha dato luogo alla creazione di contrastanti ambienti IT, con una parte delle applicazioni di tipo “open” rivolte al mondo della rete, e dall’altra le più tradizionali realtà legate al mondo “legacy”. Vediamo secondo la prospettiva di alcuni vendor qual è l’attuale situazione nell’area IT delle aziende nel nostro Paese. “Oltre la dicotomia open vs. legacy, – esordisce Gabriele Provinciali, Sr Enterprise Solutions Architect di CA Technologies Italia – le esperienze maturate nel corso degli anni e delle diverse ‘ondate tecnologiche’ hanno permesso, nel comparto IT aziendale, la specializzazione di professionalità con una forte polarizzazione per segmento tecnologico e vendor. La sfida di questo decennio, sul piano applicativo, è rendere le applicazioni indipendenti non solo dalle piattaforme hardware, ma anche dalla loro collocazione fisica. Il mondo legacy e il mondo open si trovano, così, a seguire una linea comune, che è quella della transizione verso il cloud”. La divisione IT, in questo caso, può trasformarsi da centro di costo in partner della divisione business, applicando le tecniche di modernizzazione applicativa per la trasformazione del software da elemento di possesso a elemento di utilizzo.
“Il gap fra legacy e open – interviene Giuseppe Gigante, Marketing Manager Micro Focus Italia – si è assottigliato. Meglio parlare di diversità fra le applicazioni semplici e quelle enterprise. Noi abbiamo fatto un percorso e ci siamo spostati verso l’open per proteggere quegli investimenti in ERP che non riescono a differenziarsi. L’obiettivo è ridare valore al differenziale delle aziende. Forti dell’esperienza di oltre 35 anni nell’ambito delle applicazioni e delle performance enterprise, la sartoria applicativa ha fatto sì che si riuscisse a tradurre in IT la proprietà intellettuale delle aziende e di adeguarla regolarmente ai cambiamenti di business delle stesse. Proteggere tutto questo, evolvendosi per ampliare ulteriormente i mercati ai quali rivolgersi, è risultato per noi fondamentale”. Per Gigante il legacy si è comunque rivelato adeguato e spesso ancora non sostituibile. “Siamo ormai certi – commenta Massimiliano Belardi, Competitive Sales Specialist, System and Technology Group di IBM Italia – che non esiste più una dicotomia tra applicazioni open e legacy. I concetti si sono ormai mescolati e hanno dato vita a due trend completamente diversi: applicazioni centralizzate o dipartimentali. Questa nuova logica ha di fatto innescato il tema della scelta della piattaforma più adatta per ospitare nuove applicazioni. Una scelta che diventa sempre più difficile nel momento in cui si prende come variabile di riferimento il solo fattore costo. L’insieme di queste tendenze ha fatto si che i clienti hanno iniziato ad affrontare l’IT sia con dinamiche di consolidamento, sia con dinamiche di integrazione applicativa attraverso l’impiego di soluzioni in ottica SOA. In tal modo viene ridotta la complessità del mondo IT consentendo di rendere realmente l’informatica un elemento di supporto alla strategia di business dei clienti stessi”.
Il mercato applicativo è un settore piuttosto complesso, secondo Francesco Spagnoli, Applications Solutions Sales Manager, Hewlett-Packard Italiana: “I sistemi legacy sono ancora presenti e il mainframe viene ancora utilizzato in molti ambiti. Inoltre, per rispondere in tempi rapidi alle esigenze di business, nel corso del tempo è stato adattato il layer applicativo legacy con un front-end open creando di fatto una maggiore complessità, maggiori costi e rischi. HP ha recentemente introdotto nuove soluzioni di Application Transformation in ambito cloud, studiate per supportare le aziende nell’indirizzare l’innovazione, fornendo flessibilità e velocità nella gestione del ciclo di vita delle applicazioni. Le imprese infatti si scontrano oggi con ambienti applicativi poco flessibili, che non possono soddisfare i rapidi cambiamenti delle esigenze di business e dei clienti”. La nuova offerta HP è in grado di aiutare aziende e amministrazioni a conoscere meglio le applicazioni di cui dispongono, individuare la corretta strategia di modernizzazione e gestire applicazioni affidabili e di qualità, basate sulle esigenze del cliente.

Il mercato propone…
Spostiamo ora l’interesse verso le tipologia d’offerta proposte al mercato per affrontare il tema dell’Application Modernization. CA Technologies, per esempio, propone soluzioni software per l’automazione, la garanzia e la sicurezza dei servizi IT erogati sia in modalità tradizionale sia in modalità on-demand, attraverso la logica cloud. “In particolare – spiega Provinciali – la consulenza relativa alle aree tecnologiche coperte si avvale di best practice raccolte e formalizzate dai clienti in ambienti IT eterogenei e multivendor, dove uno dei concetti chiave è la non invasività della soluzione e del supporto multipiattaforma. Uno degli aspetti più interessanti per l’Application Modernization è la soluzione AppLogic, in grado di creare un’infrastruttura applicativa di ultima generazione in modalità completamente grafica, e di renderla esercibile in una piattaforma dinamica che adegua le risorse presenti nel data center al numero di utenti che utilizzano l’applicazione”.
L’approccio di Micro Focus all’Application Modernization si basa sul riuso e segue due differenti metodologie: transformational improvement e continuous improvement. “I nostri punti di forza – illustra Gigante – oltre all’efficacia delle tecnologie che consentono minori rischi e riduzioni di costi misurabili in tempi brevi, stanno nella metodologia e nel modello di engagement molto flessibile. Le competenze in ambito Cobol, il linguaggio di programmazione con il quale sono state sviluppate tutte le maggiori applicazioni legacy che girano sui mainframe, sono da sempre il segno distintivo di Micro Focus, insieme alla capacità di interfacciarsi con tutto il backend più eterogeneo come JCL, DB2, CICS, ecc”.
L’aspetto consulenziale fa parte delle attività del team di Prevendita di Micro Focus che grazie alle competenze tecnologiche e all’esperienza maturata è in grado di consigliare, indirizzare e offrire consulenza su specifici e singoli progetti. IBM è un’azienda fortemente integrata da un punto di vista di approccio alle soluzioni. “Questo – illustra il concetto Belardi – ci consente di rispondere alle esigenze del cliente con un approccio progettuale, consulenziale, architetturale e specialistico che permette di offrire soluzioni complete formate da hardware, software e servizi. È impensabile affrontare questo tema come una pura opportunità di prodotto. Partendo da un semplice assessment applicativo e infrastrutturale riusciamo a definire un percorso evolutivo in grado di indirizzare un progetto di modernizzazione. La tecnologia mainframe è una componente che semplifica questo percorso”. Oggi, grazie alle Blade Extension, IBM riesce a integrare tecnologie Power all’interno di un unico ambiente logico che consente di disegnare qualsiasi tipologia architetturale secondo un modello basato sul Fit for Pourpose.
La modernizzazione delle applicazioni è un processo che richiede, oltre a strumenti e soluzioni, anche un approccio di tipo consulenziale. Spiega Spagnoli: “HP integra tutti questi elementi offrendo un portafoglio completo di soluzioni, servizi di consulenza, sviluppo, integrazione e outsourcing delle applicazioni. È leader di mercato nell’offerta di soluzioni di Application Lifecycle Management e Integrated Software Quality, per la gestione della qualità delle applicazioni aziendali, con un modello di Application Modernization che offre assessment (valutazione del portafoglio applicativo delle aziende, aiutandole a individuare rapidamente le aree di razionalizzazione, valutandone l’impatto e i rischi associati al processo di modernizzazione, ndr), modernization (supporto nella trasformazione delle applicazioni legacy in modelli ‘agile’, ndr) e management (gestione dei livelli di servizio del ciclo di vita delle applicazioni)”.

Confronti diretti
Analizziamo ora quali sono le problematiche e le interfacce con le quali ci si deve maggiormente confrontare su questo tema. Chi, in sostanza, tende a non intraprendere un cammino verso l’application modernization perché esiste tuttora la convinzione che i sistemi legacy sono stati sviluppati per gestire tutte le applicazioni mission-critical e sono ormai molto familiari anche se magari monolitici. “I primi nostri interlocutori – commenta Gigante – sono i CIO o i Direttori delle infrastrutture applicative che fondano la loro attività sulle competenze disponibili all’interno dei team. In questo caso, l’indiscutibile affidabilità e flessibilità delle nostre tecnologie ci permette di rassicurarli sull’eccellenza delle competenze interne disponibili, mentre i nostri strumenti a multipiattaforma consentiranno ai team di continuare a lavorare all’interno di un ambiente familiare, con un approccio ‘1 code fits all’: scrivo o modifico codice applicativo che manterrà le sue caratteristiche sia che venga utilizzato su sistemi mainframe sia su sistemi aperti. Questo mette nelle condizioni il CIO di non chiedere incrementi di budget, ma piuttosto di riutilizzare il budget risparmiato per avviare un percorso di evoluzione più ampio”.
“Tra i livelli C presenti in un’impresa (CEO, CIO, CFO, ndr) – osserva Provinciali – vediamo le componenti non tecniche più lanciate verso l’evoluzione dei sistemi informativi a sostegno delle attività di business, con il CIO nel ruolo di mediatore tra incertezza dell’innovazione e sicurezza della tradizione. Il ruolo di CA Technologies della sua proposta sul mercato cerca proprio di soddisfare le richieste delle aree di business garantendo continuità e sicurezza alle aree tecniche”. L’application modernization è una priorità dei CIO anche in questo periodo di lenta ripresa del mercato. “Le figure con le quali ci confrontiamo maggiormente – sostiene Spagnoli – sono i Senior Vice President, i Business Analyst, i Portfolio Manager e i Responsabili di esercizio che gestiscono le applicazioni mission-critical. In alcuni casi, sono i Responsabili di esercizio che tendono a non facilitare il processo di application modernization poiché sono preoccupati dalla stratificazione e dalla complessità degli attuali ambienti IT. In altri casi, la decisione dei CIO di ridurre il budget, può frenare il processo di trasformazione, a causa dei costi da sostenere per la migrazione a nuovi sistemi: a questa criticità tuttavia HP è in grado di rispondere realizzando una revisione di budget che permette di ridurre i costi di manutenzione senza rinunciare agli investimenti di innovazione”.
Commenta Berardi: “Siamo fermamente convinti che il crescente investimento da parte dei nostri clienti sulla piattaforma mainframe sia la conferma che questa architettura venga oggi utilizzata come strumento principale di integrazione verso ambienti dipartimentali di più difficile gestione. Se prima eravamo in grado di gestire questa integrazione attraverso le funzionalità software dei prodotti, oggi con il nuovo zEnterprise possiamo integrare e gestire ambienti eterogenei in un unico ambiente logico in modo nativo. L’evoluzione progettuale non può prescindere da una forte sponsorship dei CIO con i quali lavoriamo a stretto contatto per creare un team composto da tutte le figure di riferimento dell’organizzazione aziendale che facciano parte di aree applicative o che siano di riferimento verso le divisioni di business è fondamentale un coinvolgimento globale”. Per IBM, infatti, la mancanza di integrazione fra le diverse strutture organizzative del cliente può rappresentare un ostacolo al successo dell’intero progetto.

Le tendenze in atto
In chiusura vediamo di capire evolverà nelle aziende la tendenza verso gli strumenti di Application Modernization e se sarà possibile parlare, prima o poi, di vero boom di questo fenomeno grazie, per esempio, a temi come il consolidamento e la virtualizzazione. “La vera modernizzazione delle componenti applicative in azienda – spiega Provinciali – potrebbe essere proprio rappresentata dalle opportunità offerte dal Cloud Computing. Consolidamento dei Data Center, virtualizzazione dei client e dei server e automazione rappresentano singoli aspetti del fenomeno cloud legati al layer di infrastruttura. Il fattore evolutivo chiave sarà direttamente connesso alla modifica della logica applicativa per la gestione di servizi su richiesta, che permetterà alle applicazioni di essere contabilizzate sulla base dell’effettivo utilizzo o su base tempo, a seconda della tipologia di contratto sottoscritto o di servizio erogato”.
La modernizzazione applicativa si inquadra oggi, secondo Gigante, in una strategia orientata alla migliore efficienza IT e a fornire un maggior valore al business. “È comunque un strada che Micro Focus ha intrapreso da tempo e che ci ha permesso di continuare a crescere nonostante la contingenza. Ecco perché diventano di primaria importanza tematiche come l’assessment, il Business Process Management e l’allineamento tra IT e business. Oggi l’Application Modernization è un business reale e in continua crescita. Si è compreso il valore di certe scelte che non servono solo a contenere i costi (per altro in modo certificato e tangibile) ma ad aprire la strada verso progetti e tecnologie innovative, come per esempio quelle legate al Mobile e al Cloud Computing”.
Il mainframe è sempre stato precursore di molti trend del mercato IT. “Il mainframe – rinforza Belardi – è stata la prima piattaforma IBM ufficialmente certificata Linux. Nel caso della SOA, già da anni le applicazioni CICS sono in grado di pubblicare nativamente le transazioni come Web service rispettando tutti gli standard XML. Il tema del consolidamento è tuttora caldo. Lo affrontiamo su diversi fronti fornendo consulenze ed analisi di TCO per valutare i vantaggi tecnici ed economici di consolidamenti su zEnterprise”. Per IBM il futuro sembra ormai indirizzato sul cloud. E Bib Blue è pronta: non è un caso che la prima referenza italiana sul Cloud Computing è l’Università di Bari che ha scelto proprio il mainframe per innovare.
“Il fenomeno della modernizzazione – conclude Spagnoli – ha subito una forte accelerazione, grazie a tecnologie quali il cloud. Le applicazioni devono pertanto essere rese cloud-aware, ovvero in grado di sfruttare tutte le potenzialità e i vantaggi offerti dal cloud, soprattutto la gestione di provisioning dei servizi, capacity on-demand e sicurezza”.
Dal nostro osservatorio, in futuro, ci aspettiamo che vengano anche sviluppati nuovi paradigmi applicativi in grado di sfruttare il parallel processing e di adottare tecniche di in-memory computing per massimizzare l’utilizzo delle risorse.