Le città digitali devono fondarsi su ecosistemi organizzati, governati dai principi dell’apertura, della dinamica, della permeabilità, della collaborazione, della responsabilizzazione dei cittadini e di sostegno degli standard tecnologici.

L’essere umano non ha mai smesso di cercare il miglior modo possibile di vivere, sfidando le avversità e i vincoli fisici, geografici, alimentari e sociali. La città, il più grande e articolato modello di habitat residenziale, si è continuamente evoluta nel tempo e nella struttura, adattandosi all’ambiente (seppure, da qualche decennio, lo stia violandolo assurdamente), producendo e accumulando nuovi stili e paradigmi costruttivi grazie alle idee dell’urbanistica arricchita da contributi provenienti da altri settori dello scibile umano.

 

Giusto per citare alcuni esempi degli stadi evolutivi più recenti, osserviamo che il modello della “Garden City”, quello delle “eco-city”, altri paradigmi per uno sviluppo ambientale sostenibile, derivati dalle prime elaborazioni concrete delle idee proposte nella Machu Pichu Declaration del 1977, e l’ultimo paradigma, denominato “digital city”, emerso alla fine del XX secolo, sono tutti concetti che hanno modificato la concezione della città moderna e stanno influenzando (e in alcuni casi hanno già influenzato) in modo significativo lo sviluppo delle città.

 

La teoria dell’eco city considera la città come un ecosistema, cioè come un’unità che include tutti gli organismi che vivono insieme (comunità biotica) in una data area geografica, interagendo tra loro e con l’ambiente fisico in modo tale che il flusso di energia e di materia che si scambiano induce l’emergenza di una particolare struttura biotica e di un processo ciclico di scambio di materiali tra viventi e non viventi all’interno del sistema. Gli ecosistemi sono sistemi aperti, dinamici e autoregolati; sono aperti perché scambiano energia, materia e informazione con l’ambiente esterno; sono dinamici perché evolvono nel tempo lungo certe traiettorie; sono autoregolati perché mantengono la propria organizzazione in modo autonomo e secondo cicli di retroazione.

 

L’eco city ha come obiettivo il raggiungimento di un elevato livello di efficienza operativa e di un grado di armonia ambientale tale da consentire un tenore di vita gradevole per i suoi cittadini. In questo contesto, tutti i problemi urbani sono identificati, valutati e risolti sempre in termini coerenti con i principi dell’ecologia e della sostenibilità. Per inciso, con la dizione “sviluppo sostenibile” si intende un tipo di evoluzione che è capace di mantenere inalterate nel tempo le condizioni che la innescano e la supportano; cioè le condizioni da cui dipende l’attività e il funzionamento ottimale del sistema stesso. Del resto è facile capire che è del tutto irrazionale, per qualunque agente economico, compromettere le condizioni che rendono possibile la propria attività e benessere, sia nel breve che nel lungo periodo. E’ il caso quindi di iniziare a considerare come improcrastinabili gli investimenti in progetti che siano studiati appositamente in vista della soluzione di problemi strategici e in vista della sostenibilità; essi, infatti, sono i soli capaci di garantire uno sviluppo autentico e duraturo.

 

La “digital city” è un tentativo per definire uno scenario tecnologico adatto per offrire ai cittadini uno spazio di vita totalmente nuova e di tipo information-ready. La caratteristica della città digitale è la capacità di accedere a tutti i tipi di informazione disponibili e utili per vivere in una comunità. La costante sistemica, inamovibile parametro progettuale del paradigma della città digitale, consiste nel fatto, facilmente sperimentabile, che l’informazione è crescente, pervasiva e sempre più importante nella vita dei cittadini.

 

Un primo approccio definitorio per la città digitale consiste nell’assumere, come base progettuale, una città attuale, composta da strade, da quartieri, da mercati, da aree culturali, da zone residenziali, da certi per affari, da poli industriali e da infrastrutture di ogni genere. La città digitale si ottiene da questo modello urbanistico al quale vengono inoculate robuste dosi di ICT per arricchire di capacità information-ready le attività lavorative, gli eventi locali, l’intrattenimento, l’assistenza sanitaria, in breve a tutto ciò che costituisce o supporta il comportamento umano.

 

Questa concezione multilivello permette apparentemente di adottare un approccio semplice per definire la città digitale (come struttura urbanistica con sovrapposizione di ICT ), ma, in realtà, trascura che nella definizione si è in presenza di un sistema, quindi sono coinvolti molti concetti, diverse tecnologie, programmi e progetti sociali complessi, forme di interazione comunitarie differenti e attività pubbliche più o meno concatenate. A fronte della semplicità definitoria si ha una serie di componenti socio-economiche, tecnologiche o urbanistiche che evolvono con velocità e rilevanza diverse.

 

Ne discende che non può essere un solo elemento, quello attualmente prevalente nel sistema in esame, a caratterizzare la città digitale semplicemente perché vi è tutta una molteplicità di funzioni che possono assurgere al rango di caratteristica dominante in certi periodi per poi cadere in uno stato di scarsa rilevanza nel contesto in esame.

 

Per realizzare una digital city utile per il cittadino, capace di configurarsi come un ecosistema, bisogna prendere in considerazione l’evoluzione di molti elementi, di più strati demografici, di diverse tecnologie. Le città digitali devono fondarsi su principi di apertura, di dinamica, di permeabilità, di collaborazione, di responsabilizzazione dei cittadini e di sostegno degli standard tecnologici, ai quali ogni operatore dell’ICT deve attenersi e implementare nelle sue soluzioni.

 

L’eco città e la città digitale sono due aspetti di una stessa entità: la città moderna. L’eco città è l’aspetto fisico degli stili di vita reali, quotidiani mentre la città digitale ne è il “volto soft”, sensibile ai condizionamenti prodotti dalle informazioni che li sostengono. L’integrazione dell’eco città e della città digitale sarà una tendenza irreversibile degli stili di vita futuri degli esseri umani. Data questa tendenza, l’ideologia tradizionale che determina la pianificazione urbanistica attuale, connotata dalla catena “uomo-architettura-città-società”, subirà una naturale evoluzione in “uomo-architettura-digital city-società”, un modello filosofico in cui le informazioni giocheranno un ruolo chiave.

 

Nel corso degli ultimi vent’anni sono emersi diversi eventi o tecnologie definiti come “epocali”, rivelatisi poi dei flop clamorosi. Certamente non è questo il caso di Internet, del world wide web e del cosiddetto cyberspazio [“cosiddetto” perché non c’è proprio nulla di cibernetico nel web], che hanno offerto un’occasione unica per sfondare i limiti dello spazio-tempo ed esplorare il nostro pianeta da un punto di vista del tutto nuovo. L’ex vicepresidente degli Stati Uniti Al Gore propose il concetto della “digital earth” il 31 gennaio 1998, seguito da quello della “digital city” nel settembre dello stesso anno.

La digital city, secondo Gore, è un sistema di servizi informativi che supporta le decisioni relative ai vari aspetti della vita cittadina mediante una raccolta continua di informazioni ed esercitando un controllo dinamico su tutti i possibili aspetti della vita cittadina. La caratteristica fondamentale della città digitale è che le informazioni – e la loro trasmissione – diventano la componente più importante della città e, grazie ad una rete di comunicazione intelligente, è possibile raccogliere, archiviare, trasferire, recuperare e utilizzare tutte queste informazioni.

 

Adottando come scheletro un modello aggiornato della città, altre informazioni – come la quelle di natura finanziaria, quelle relative alle comunicazioni, ai trasporti, al turismo, allo shopping eccetera – possono essere consolidate e integrate per formare davvero un “cyberspazio” di servizio per la vita in città. Realizzata su Internet, la città digitale deve supportare la multi-disciplinarietà, in particolare alcune tecnologie-chiave come l’IT, le reti ad alta velocità, l’elaborazione dei dati geografici, geologici e meteorologici ad alta risoluzione, le tecnologia GIS e GPS, e la realtà virtuale.

 

La città fisica, sulla quale si innesta la città digitale, è costruita da con enormi edifici e altri oggetti geomorfologici artificiali. Essa, tuttavia, è un ecosistema che fornisce ai suoi residenti le risorse biologiche e un ambiente nel quale vivere, quindi l’unico scopo di una città digitale dovrebbe essere coerente con quelli derivati dall’ideologia alla quale si ispirano le eco città.

 

Oggi il concetto della città digitale è ormai parte del mainstream della pianificazione urbanistica e socio-tecnica di una città moderna. Inoltre, la città digitale, in quanto uno dei principali campi applicativi del digital earth, attira un’attenzione crescente da parte della maggior parte dei Paesi del mondo. Si veda, per esempio, il caso di New che, come sostiene il suo sindaco Michael R. Bloomberg, “… aims to become America’s next, top digital city”