La visione dei banchieri: banche innovative al servizio della crescita del Paese. Introdotti dall’economista Giacomo Vaciago, i punti di vista di Carlo Salvatori di Banca Lazard, di Giampiero Maioli di Cariparma e di Massimo Doris di Mediolanum

Con l’economia mondiale ancora in lotta, la necessità per le banche di investimento di sviluppare metodi innovativi per servire i loro clienti è oggi più importante che mai. Secondo il rapporto McKinsey Internet farebbe guadagnare molti più posti di lavoro di quanti non ne faccia perdere. In dettaglio, in Italia l’economia che viaggia in rete ha creato 700mila posti di lavoro distruggendone 380mila: dunque un saldo netto di 320mila posti di lavoro guadagnati. E il dato sarebbe ancor più positivo se fossero più coraggiosi gli investimenti nell’Internet Economy. Lo dimostra la Francia, dove a fronte di 500mila posti di lavoro bruciati se ne sono materializzati un milione e 200mila, perché i nostri cugini hanno capito l’importanza di investire in banda larga e ultralarga. Secondo i calcoli “è dimostrato che ogni 10 percento di aumento di penetrazione della banda larga la ricchezza di un paese in termini di Pil cresce del’uno percento. E ogni mille nuovi utenti di banda larga si creano 80 nuovi posti di lavoro”.
E le occasioni non riguardano solo le aziende “della rete”, perché, secondo il rapporto McKinsey, “Internet comporta una modernizzazione per tutti i settori economici e il maggiore impatto positivo si registra per le imprese tradizionali: tre quarti della ricchezza totale prodotta dalla rete viene da aziende che non si definiscono Internet player ma che hanno beneficiato dall’innovazione digitale”. E sarebbero soprattutto le piccole e medie imprese a beneficiare di queste opportunità, cosa che non accade ancora visto che la maggior parte dei 700mila posti arrivano dalla grande industria. 
Investire nelle nuove tecnologie sembra quindi il must vivamente consigliato per uscire dalla crisi e porre le basi dell’economia del prossimo futuro.
Giacomo Vaciago, professore ordinario di Politica economica e economia monetaria all’Università Cattolica di Milano, tratteggia con colori drammatici la situazione in Italia: «Il Paese da un anno ha rinunciato a crescere e lo sanno tutti in Europa, tranne noi in Italia. La crisi è gravissima e il nostro governo non ne ha una responsabilità diretta ma è pagato per porvi rimedio. Mi chiedo: la gente ha capito che i tagli di bilancio senza crescita sono peggio di quello che attende la Grecia? Attenzione, Grecia e Portogallo sono già virtualmente fuori dall’euro: non emettono più titoli a lunga, hanno tassi assurdi e non riescono nemmeno a crescere. Il vero problema sono Spagna e Italia. Gli spagnoli hanno capito benissimo che devono adeguarsi alle regole tedesche, hanno già messo in costituzione il pareggio di bilancio come nel 2009 ha fatto la Germania e hanno già iniziato a ragionare sulla crescita. Perché il dramma è che se si fanno manovre che deprimono l’economia e bisogna nel frattempo dimezzare il rapporto debito-Pil, inizia la tragedia greca: le manovre fanno male all’economia e rendono necessarie ulteriori manovre. Come dice la Banca d’Italia, se torniamo a crescere del 2% reale l’anno come negli anni ’80, noi riusciamo a dimezzare il rapporto debito-Pil senza provocare guai.»
Il problema è come si fa a crescere al 2% all’anno: «Le nostre migliori aziende – prosegue Vaciago – crescono ovunque meno che qui. Bisogna essere attraenti: dobbiamo far sì che il resto del mondo venga a crescere qui, venga a investire qui. È così che fanno in Germania e in Francia, in Inghilterra e in America: bisogna competere col resto del mondo. Un buon governo è utile per essere un Paese attraente, ma serve anche la legalità, serve anche pagare le tasse e non rubare. In questo momento la nostra cattiva immagine è anche l’evasione fiscale, l’illegalità diffusa, gli scandali urbanistici: tutto ciò trattiene il resto del mondo dall’investire in un grande Paese pieno di qualità, ma che non sono la sostanza della nostra immagine.»
E poi dito puntato contro l’arretratezza tecnologica: «Il ritardo è semplicemente drammatico: i nostri studenti prendono appunti con carta e penna, gli studenti del nord Europa coi tablet. Ricordiamoci che senza best technology, che oggi è ancora molto marginale, non andremo da nessuna parte. Il sistema bancario quanto ci mette a passare alla best technology, intendo come media, non ai casi di eccellenza e alle punte di diamante? Cosa stanno facendo le banche italiane?»
Il primo a rispondere è Massimo Doris, Amministratore delegato di Banca Mediolanum: «La crisi colpisce anche le banche che sono in prima linea. C’è bisogno di aiuti dalla Bce a livello economico ma bisogna credere fermamente alla fine della crisi. La crisi significa che il mercato scende ma che prima o poi salirà: va vista come opportunità per investire a lungo termine e con la massima differenziazione. Infatti abbiamo totalizzato 13 milioni di raccolta netta negli ultimi quattro anni, soprattutto col risparmio garantito.»
«Noi – prosegue Doris – siamo retail e non ci confrontiamo con le aziende. Il nostro business è il cliente privato: la fuga dagli investimenti significa un minor margine per la banca e anche a minori opportunità per il cliente finale. Abbiamo ripreso tutti i nostri investimenti esteri, 4 milioni di euro, e li abbiamo prestati alle banche italiane, che sommati ai precedenti investimenti fanno un totale di 7 milioni di euro. Abbiamo investito anche nei titoli di Stato italiani. Noi proponiamo un modello di banca davvero innovativo per svolgere con la massima tranquillità il nostro lavoro: grazie ai canali tecnologici (Telefono con Operatore e Risponditore Automatico, Internet, Teletext), perfettamente integrati fra loro, rispondiamo alle esigenze dei clienti bancari che indicano nella flessibilità e nella libertà di fruizione, i valori più importanti per la loro soddisfazione. E tutto ciò costruendo con loro un solido e duraturo rapporto umano.»
È poi il turno di Giampiero Maioli, Ceo di Cariparma-Crédit Agricole: «La situazione reale non è percepita dalla gente e questo è molto preoccupante. Un anno fa a ottobre i greci erano inconsapevoli della gravità e solo due mesi dopo, a dicembre, ecco le barricate: il motivo era perché il governo non aveva pagato le tredicesime ai dipendenti pubblici: la gente si accorge solo quando gli tocchi i soldi. Anche in Italia si dovranno tagliare gli stipendi degli statali. In Grecia non vi è ricchezza interna, in Italia vi è invece un’enorme ricchezza interna. Mancano però i leader solidi: il nostro Paese ha imprese eccellenti che hanno alla guida persone eccezionali: tecnologia è fondamentale ma senza leader non basta». Il Gruppo Crédit Agricole ha vinto un Silver Award Mobile 2011 per la sua “Happy proprietario” applicazione per iPhone. L’applicazione offre una selezione di piccoli annunci a seconda del budget del cliente, una simulazione della sua capacità di indebitamento e una stima del suo PTZ + (finanziamento a tasso zero). Il tutto sempre disponibile sul cellulare.
Cariparma inoltre vanta forti radici locali e una tradizione di dialogo e di sostegno allo sviluppo economico e sociale nelle sue regioni: «Noi seguiamo due linee guida – prosegue Maioli – la vicinanza ai territori è la nostra direzione per rapporti di prossimità e poi l’investimento in tecnologia per mantenere il rapporto umano e personale col cliente.»
È il turno poi di Carlo Salvatori, Presidente di Banca Lazard Italia: «Noi ci occupiamo solo di advisor e siamo consulenti del governo greco anche in questa situazione così delicata per risolvere il problema. La crisi è globale, dovuta al 11 settembre e allo squilibrio della new economy. Il nostro problema è del sistema di liquidità degli asset. Deve ripartire la fiducia nelle banche e poi vi è la difficile situazione politica. La via d’uscita necessita di coordinamento tra stati e banca e uso innovativo di tecnologie. Bisogna saltare il fosso della politica.»
Lazard ha chiuso il primo semestre 2011 con un utile netto cresciuto del 9% a 124,3 milioni di dollari. In particolare, la banca d’affari nel secondo trimestre ha aumentato il risultato netto del 24% a 65,77 milioni.
La sessione si è conclusa con al convinzione che non basti l’impegno delle banche: per uscire dalla crisi l’intervento del governo per favorire la crescita economica è fondamentale e necessario.