Intel ha lanciato la sua nuova famiglia di processori per server e data center E5. Ecco ciò che offrono per le infrastrutture cloud

Potenza di elaborazione bassi consumi sono necessità sempre più stringenti per nuovi data center, fin dall’esordio delle logiche di virtualizzazione. Con il cloud e il suo approccio fortemente centralizzato all’elaborazione e la conseguente esplosione dei dati da analizzare quasi in tempo reale, la questione sarà sempre più all’ordine del giorno.
Intel ha dato il suo contributo con la nuova serie di Cpu per server basata su architettura Sandy Bridge EP, dove l’acronimo sta per efficient performance, realizzata a 32 nm come i precedenti Xeon 5600 Nehalem. Rispetto a questi, i nuovi E5-2600 arrivano però a integrare 8 core invece di 6, e adottano nuove soluzioni per rendere più scalabile la potenza di calcolo migliorando i consumi.
Gli E5-2600 sfruttano il nuovo socket-R Lga 2011, con le Cpu interconnesse da due bus Qpi portati a 8 Gigatransfers al secondo e 4 canali di memoria per socket che possono supportare fino a 24 moduli DIMM, che permettono di raggiungere i 768 GB di Ram usando moduli da 32 GB. In parole povere questo si traduce in un’estrema ottimizzazione delle prestazioni di sistemi biprocessore che Intel ha rilevato superare dell’80% quelle della generazione precedente.
Per la precisione, con il test SPECfp2006 un sistema dual socket basato sul “vecchio” Xeon X5690 otteneva un punteggio di 271, mentre sia Dell con il suo PowerEdge T620 che Fujitsu con il Primergy RX300 S7, entrambi basati su Xeon E5-2690, hanno raggiunto un picco massimo di 492 punti.
Per quanto riguarda la gestione dell’I/O la nuova famiglia di Cpu integra direttamente nel processore il bus Pci Express 3.0 portando a una latenza ridotta del 30% rispetto a soluzioni precedenti.
In più le nuove Cpu offrono un set di istruzioni implementato con le nuove Advanced Vector Extension, che introducono Simd a tre operandi, utili per velocizzare analisi finanziarie, creazione di contenuti multimediali e applicazioni Hpc.

Più potenza, meno energia
Il punto di maggior forza dei nuovi Xeon è però il contenimento del consumo energetico, che consente di progettare sistemi data center assai più compatti e “green” a parità di potenza di calcolo.
A parte l’adozione di tecnologie già note e capaci di scalare la frequenza di elaborazione di singoli core, come Turbo Boost 2.0, Intel ha dichiarato che i nuovi processori sono molto più efficienti dei loro predecessori. Il benchmark SPECpower_ssj2008, in particolare, ha permesso di rilevare un incremento fino al 50% del risparmio energetico rispetto a processori Intel Xeon 5600. In più la tecnologia Intel Data Direct I/O (DDIO) consente a controller e schede di rete di indirizzare il traffico di I/O direttamente alla cache del processore, riducendo i passaggi nella memoria di sistema e di conseguenza il consumo energetico e la latenza di I/O.
Naturalmente tutti i vendor di hardware hanno già annunciato nuove piattaforme basate sulla famiglia di Xeon E5-2600, che verrà commercializzata in 17 versioni diverse, con prezzi che variano da 198 a 2.050 dollari per lotti da 1.000 unità. Saranno inoltre disponibili tre versioni del processore Intel Xeon E5-1600 a singolo socket per workstation, con prezzi compresi tra 284 e 1.080 dollari.