L’eccesso di informazione e l’essere sempre online riducono la nostra capacità creativa e produttività e aumentano lo stress. Qualche consiglio per dare un po’ di respiro ai malati di social networking.

Andare controcorrente in un mondo sempre connesso e informato per sostenere l’importanza del recupero del silenzio e della solitudine è come affermare che Facebook fa macelleria mentale e cognitiva. Possibile pensarlo, meglio non dirlo. Per evitare le reazioni di quanti passano più tempo nella vita virtuale e parallela online che in quella reale ma anche per non rompere il pensiero unico e conformista che ci insegna come, per essere cool e trendy, oggi bisogna presenziare, socializzare online, dialogare in continuazione, anche sul nulla. Per parafrasare Moretti esserci sempre per farsi notare … e collegare!

 

Starne fuori si può
Eppure un numero significativo di italiani non sono presenti né in Facebook né in altri ambienti di social networking, anzi si guardano bene dall’esserci. Non lo sono per ragioni di privacy, per proteggere la loro sicurezza contro il cyber-bullismo, ma anche per il semplice desiderio di non seguire il gregge. Ciò che dovrebbe essere chiaro a quanti declamano l’aspetto sociale di questi strumenti è che anche lo starne fuori assume un significato e dovrebbe essere analizzato e raccontato allo stesso modo e con la stessa rilevanza. Cosa che invece non succede, perché siamo tutti diventati fragili rispetto alla tecnologia e incapaci a resisterle, ma anche per una buona dose di conformismo e pigrizia mentale.

 

Disciplina per non sprecare tempo
Di certo l’eccesso di informazione e la costante presenza online finiscono per frammentare la nostra attenzione e ridurre creatività e produttività.

Ciò vale a livello personale e a maggior ragione aziendale. Il primo effetto è la mancanza di tempo. Spesso causata dall’eccesso di email e di informazioni, sul cellulare, sul desktop e sul tablet. La soluzione è apparentemente semplice, basta ridurre il multi-tasking e armarsi di auto-disciplina.
Siamo talmente abituati a pensare di poter fare molte cose insieme che rispondiamo sempre al cellulare che suona (anche in bagno), guidiamo e parliamo, controlliamo gli sms al concerto di musica classica come se ogni informazione nuova in arrivo possa essere una gratificazione in grado di darci nuove vibrazioni di felicità. Nella realtà il nostro cervello, pur disponendo di un motore parallelo, è disegnato per focalizzarsi, in termini di risultati, su una cosa alla volta. Come in un sistema time sharing, ogni volta che passiamo da una attività ad un’altra, siamo obbligati a recuperare le informazioni necessarie per farlo e questo comporta un lavoro cognitivo che genera ritardi e produce lampi di inefficienza.

 

Concentrarsi per creare
L’eccessiva esposizione a troppa informazione incide pesantemente anche sulla nostra creatività. Il processo creativo è sociale ma richiede focalizzazione e attenzione da parte del singolo. La cosa non dovrebbe sorprendere. Nell’azione creativa gestiamo molti pensieri tutti insieme per cercare le connessioni laterali possibili esistenti tra gli stessi. Un eccesso dinamico di informazione ci impedisce di elaborare nuove connessioni e dare forma a nuovi pensieri.
L’eccesso di informazione è causa di stress e danni alla salute ma è anche come la dopamina. Genera assuefazione e crisi di astinenza difficilmente gestibili ( esperimenti in questo senso fatti con giovani privati per un giorno del telefonino hanno mostrato livelli di stress elevatissimi).

 

Come curare la dipendenza
Per reagire a questa situazione le strade possibili, come suggerito anche da uno studio Quarterly di Derek Dean e Caroline Webb pubblicato su McKinsey Quarterly, sono essenzialmente tre. Si tratta di focalizzarsi, di filtrare e di dimenticare e se proprio non è possibile di spegnere o resettare. Non facile se si è carenti in auto-disciplina e se si è i soli a farlo all’interno di una comunità sociale o gruppo di lavoro. La collaborazione degli altri e l’emulazione servono e aiutano insieme.
La soluzione drastica, che porta a spegnere il cellulare e a sconnettersi dalla rete, è quella ideale. Spesso però non è praticabile. In questi casi si può sempre filtrare. Per farlo, serve una strategia che inizia con la delega e procede con scelte continue finalizzate a definire una gestione attenta ed efficace dell’informazione.
Se infine il filtro non è sufficiente non rimane che dimenticare. È un modo per concedere momenti di riposo al nostro cervello e per predisporlo a nuove attività di pensiero e di apprendimento. Si dimentica facilmente durante le attività fisiche e sportive. Dopo una camminata, se la si è fatta senza il BlackBerry, si entra in una situazione di relax nella quale molti bisogni tecnologici sono spariti.
Focalizzare, filtrare e dimenticare. Tre strategie utili ma a volte la soluzione finale è il reset completo. Impossibile in molti ambienti di lavoro e per molte persone con responsabilità manageriali in azienda, ma sempre necessario per recuperare forze, energia, lucidità, reattività, creatività e produttività.
Si tratta di rivalutare pratiche e comportamenti precedenti a Facebook e ad Internet. Ci possiamo sentire soddisfatti ogni qualvolta rispondiamo immediatamente ad un sms, ad una chiamata o ad una email, ma questa soddisfazione è temporanea e va valutata su una di lungo periodo. Bisogna recuperare porzioni di tempo e ridisegnare l’intero ambiente di lavoro, a partire dai gadget tecnologici utilizzati e dalla nostra dipendenza da essi.
Riconoscere l’effetto negativo dell’eccesso di informazione significa comprendere come lo sforzo necessario a liberarsi sia più che giustificato. In termini di benefici personali (relax, felicità, meno stress), di creatività e di produttività.