Slittato a fine mese dopo un contrastato CdM, il secondo capitolo del Decreto sviluppo è più incisivo verso le startup, grazie al rapporto “Restart Italia!”, ma intanto cala la produttività del lavoro.

Al centro di quest’ultima fase della legislatura il governo dei tecnici ha posto startup e agenda digitale, due argomenti che ci stanno particolarmente a cuore.
Si tratta di un passaggio importante perché, se non incapperà in qualche agguato parlamentare, difficilmente l’esecutivo rinuncerà a rendere operativi i provvedimenti annunciati, che consentirebbero di chiudere, per così dire, in bellezza il suo mandato.
Per quanto riguarda le startup, che sono evidentemente il cardine di ogni processo di crescita della nostra economia, il primo decreto sviluppo aveva colto solo in minima parte le aspettative di questa categoria di imprese, nemmeno troppo ben delineata.
Ora il lavoro fatto sembra più approfondito e parte dalle riflessioni del documento, “Restart, Italia!”, scaricabile qui e interessante da leggere, redatto da esperti del ministero e osservatori sufficientemente indipendenti.

 

Definire le startup

Intanto vi si dice cos’è una startup, che dev’essere per la maggior parte proprietà di persone, non più vecchia di quattro anni, con modesto fatturato e non deve distribuire utili. Ovviamente dev’essere anche innovativa, ovvero immettere sul mercato qualcosa che mancava.

Per queste iSrl, dove i sta per innovative, Passera vorrebbe una forte strategia di supporto, con soluzioni contrattuali ad hoc per i dipendenti e un’estrema semplificazione normativa, senza obblighi di capitale e con procedure di avviamento online. Nel nuovo decreto ci sarebbe anche una sezione speciale del Fondo Centrale di garanzia per le Pmi dedicata alle startup, deducibilità per chi investe in questa categoria di imprese e facilitazioni per il croudfounding.

 

Il volano della PA

Contemporaneamente sul fronte dell’Agenda Digitale, dovrebbe iniziare lo switch-off di molti servizi tradizionali della Pubblica amministrazione, che rappresenta il vero volano per il rilancio degli investimenti in infrastrutture e soluzioni Ict, con l’assegnazione a ogni cittadino di un domicilio digitale, a partire dalla Pec.
Ovviamente tutto questo è appeso da una parte agli interessi di un Parlamento che pensa già alla campagna elettorale, e dall’altra a una condizione dell’economia che non consente passi falsi e provoca, anche su questi temi, accese discussioni in Consiglio dei Ministri, come l’indiscrezione che vorrebbe la Ministra Fornero contraria ai contratti di lavoro speciali per le startup.

 

I numeri Cnel

Intanto arrivano impietosi i dati del Rapporto sul mercato del lavoro del Consiglio nazionale dell’economia, che mostra quanto la nostra produttività sia crollata negli ultimi dieci anni, portandoci all’ultimo posto tra i Paesi più sviluppati.
Lo scenario che si prospetta per gli ultimi mesi dell’anno ci pone al punto più basso della crisi, ma la via d’uscita sembra delineata e passa dalla stabilità politica e da una nuova consapevolezza nazionale, che sembra sovrastare nell’opinione pubblica la tendenza alla sterile ricerca di colpevoli, tipica di noi italiani. Ci vorranno ancora lunghi mesi, ma forse è il momento prepararsi a ripartire per quando l’inverno sarà finito.