Al convegno di Innovation Group è di scena la congiuntura economica vista dalle banche, molte delle quali non hanno ancora completato la delicata transizione che la crisi le ha chiamate ad affrontare.

Abbiamo ripreso il titolo dall’intervento di Pierpaolo Marabitti, partner della divisione di consulenza di IBM Italia per l’area Banche ed Assicurazioni, a sua volta ispirato da un libro di John P. Kotter e Holger Rathgeber. Racconta di una comunità di pinguini costretta a trasferirsi su un nuovo iceberg perché quello su cui hanno vissuto da sempre è destinato a crollare. Una parabola del cambiamento, dell’incertezza e della perdita dei riferimenti con cui anche il mondo finanziario e bancario deve fare i conti.
E sono proprio i conti a tornare ancora poco, come nella circostanziata analisi di Gregorio de Felice, del Centro Studi e Ricerche di Intesa San Paolo, presentata in apertura del Banking Summit organizzato a Milano da The Innovation Group.
Se il 2012 si delinea come un anno di grave flessione per il nostro Paese, con un Pil che scende del 2,4, consumi privati che calano del 3,4 e gli investimenti fissi addirittura dell‘8,5, secondo le previsioni il 2013 continuerà a essere un anno dal segno negativo, anche se in modo meno marcato, tanto che ci si può aspettare un’inversione di tendenza per la seconda metà del prossimo anno. Una leggerissima ripresa che co farà entrare davvero in territorio positivo solo a partire dal 2014.
Anche l’analisi dell’andamento della produzione industriale porta alla fine di quest’anno la chiusura del cerchio congiunturale e l’inizio di un ciclo di ripresa, che sul fronte dei consumi è fortemente legata all’andamento dell’economia.
Il grafico che riporta parallelamente la fiducia dei consumatori e l’andamento dello spread mostra infatti un’evidente legame tendenziale tra questi due parametri, i che dovrebbe portare per la fine dell’anno un marcato miglioramento nel quadro macroeconomico nazionale dovuto proprio al calo del rapporto tra BTP e Bund.

Dove vanno le banche
Che il sistema bancario italiano abbia sostanzialmente retto all’impatto della congiuntura è evidente, anche se questo è avvenuto con un marcato credit crunch.
In un panorama di imprese che vanno in crisi e chiudono con estrema facilità, e un totale delle esposizioni deteriorate che rappresenta l’11,6% dei prestiti erogati, non è una sorpresa che la domanda di prestiti alle imprese sia calata anche al di sotto delle previsioni. Il primo trimestre del 2012 ha fatto registrare addirittura un -75% nelle domande di prestiti, calo ancora più marcato di quello verificatosi nel picco della crisi del 2009.
Il sistema bancario italiano è tra quelli che hanno comunque richiesto meno aiuti di Stato in Europa. Inoltre nel nostro Paese non si è verificata quella fuga dai depositi che ha caratterizzato buona parte delle banche europee negli ultimi tempi. Anzi, l’Italia ha attualmente depositi bancari in crescita (+3% a/a a luglio). Dal punto di vista dei depositi in Europa vengono comunque segnali di ripresa anche dai Pesi che hanno sofferto di più, come l’Irlanda, arrivata a -1,1% dopo un calo del 9,4% in media nel 2011, con Spagna e Portogallo che si muovono in sintonia. Una fuga dai depositi bancari è invece ancora in corso in Grecia (-18,5%).
Quanto ai mutui erogati alle famiglie, sono ancora in leggera crescita, +1,3% anno su anno a luglio, benché in rallentamento. Si tratta comunque di una condizione migliore di quella della Spagna che fa registrare contrazioni del 2,1% e della Grecia, in calo del 4,7%.
Tra questi dati molto pesanti ma non privi di prospettive di miglioramento, l’analisi di Intesa San Paolo mette il dito sulla piaga di un sistema interbancario europeo ancora ingessato da logiche protezionistiche locali.
È presto per conoscere gli effetti a medio termine delle recenti azioni intraprese dalla Bce per sciogliere questo nodo, ma è evidente dai numeri in gioco che per accelerare l’uscita dalla crisi è necessario invertire la progressiva paralisi del mercato interbancario e chiudere i differenziali regionali (Core Europe vs Periferici) nel ricorso al finanziamento della Bce.

Nuovi modelli di business per il 2016
Piercarlo Gera, Global Manging Director di Accenture spinge lo sguardo oltre l’orizzonte della crisi, alla ricerca di quelle modifiche strutturali che trasformeranno radicalmente il mondo delle banche, fatte di trend tecnologici, riduzione dei costi e mutate esigenze degli utenti.
Arrivare al 2016 mantenendo adeguati livelli di capitalizzazione e liquidità è un buon punto di partenza, ma non basta per costruire una banca competitiva per il futuro.
Bisognerà passare da un’architettura “a silos” a una logica multicanale, realizzando un catalogo prodotti basato sui bisogni reali dei clienti e rafforzando le capability commerciali di front line. La maggiore concorrenza collegata a un sistema in cui la semplificazione delle procedure rende le offerte delle banche facilmente confrontabili impone che si faccia funzionare un sistema incentivante orientato al cliente, che dovrà anche beneficiare di una comunicazione più trasparente e diretta.
Ma soprattutto dovrà essere rivisto il concetto stesso di filiale, ridimensionando la rete e ottimizzandola in termini di numero e dimensione degli ambienti. La tendenza degli utenti è infatti di recarsi sempre meno in filiale, mentre le banche italiane hanno investito molto in sedi prestigiose e distribuite fin troppo capillarmente. Le cose dovranno cambiare, come pure deve essere molto diverso il concept delle filiali.

Microsoft e la banca del futuro
Di come cambieranno le filiali grazie alla tecnologia ha parlato anche Fabio Fregi, Direttore divisione Enterprise e Partner Group di Microsoft Italia.
La sua proposta è di sfruttare meglio il canale social e mobile per attrarre nuove generazioni di clienti e di modernizzare allo stesso tempo le applicazioni del core business ed il controllo dei costi It.
Oltre alle applicazioni per tablet e smartphone, che avranno al centro l’interfaccia e le capacità del nuovo Windows 8, gli ambienti della banca potranno rinnovarsi facendo uso anche di tecnologie mutuate dall’intrattenimento domestico, come il Kinect che renderà interattivi persino gli schermi puntati verso l’esterno delle filiali.
Un esempio di quanto Microsoft è pronta a mettere in campo per il rinnovamento delle banche italiane viene dal caso del Credito Valtellinese, presentato al Banking Summit da Alberto Fiorino, responsabile dei progetti per l’innovazione di Bankadati.
Portato a termine nel 2011, ma iniziato già nel 2009, il progetto ha portato al rifacimento completo dell’intera piattaforma di sportello. “In soli sei mesi con un ricorso minimo alla formazione del personale abbiamo erogato il servizio a tutte le 600 filiali”. Ha commentato Fiorino. “Dall’esperienza positiva di questo progetto che ha colmato i nostri bisogni in termini di copertura dei servizi allo sportello siamo passati a sviluppare una soluzione che fosse un sostegno anche all’azione commerciale.”
Sul fronte della riduzione dei costi per l’It che anche le banche devono affrontare in periodo di spending review Fabio Fregi ha aggiunto: “Una postazione di lavoro costa a un’azienda alcune centinaia di euro l’anno. Perché l’azienda dovrebbe continuare a fornire i pc in epoca di Byod? Basta dare un contributo al dipendente che potrà comprare da solo e portare in azienda il suo dispositivo”. Windows 8 e i leggeri tablet Surface, annunciati da Microsoft per i prossimi mesi, potrebbero quindi diventare il client ideale per aziende in cerca di ottimizzazione dei costi.