Crescono i servizi a valore aggiunto aggregati ai data center tradizionali che, secondo una ricerca IDC, si stanno evolvendo per garantire maggiore flessibilità alle aziende

La profonda disruptive transformation che sta investendo ogni settore aziendale porta a dover riconsiderare molti elementi fondanti del business delle organizzazioni di tutto il mondo. Uno di questi è certamente il data center, che negli ultimi anni è stato protagonista di diverse trasformazioni, tanto da renderlo un elemento imprescindibile su cui le aziende devono fondare le proprie attività.

“E’ opportuno ridisegnare il data center in modo innovativo, il quale non deve più essere visto come una tecnologia puramente fisica, ma la base su cui far girare diversi software. Nasce così il concetto di software defined data center che ora, grazie ad alcuni servizi a valore aggiunto, è in grado di garantire alle aziende la flessibilità, la reattività e la proattività per competere in un mercato molto dinamico come quello attuale. Il data center si arricchisce quindi dell’intelligenza necessaria per gestire la complessità della trasformazione digitale” ha spiegato Daniela Rao, TLC Research & Consulting Senior Director, IDC Italia.

La tendenza ad aggregare software a componenti hardware è un fenomeno in netta crescita secondo un recente studio di IDC che vede in Italia una crescita degli investimenti in componenti software nello storage, computing, data center e nelle reti WAN distribuite

1

Particolare attenzione sarà posta allo sviluppo di una software defined infrastructure, con la maggior parte delle imprese italiane decise ad operare verso una loro trasformazione. Si osserva infatti che poco meno dell’80% delle organizzazioni del nostro Paese prevede di innovare totalmente o progressivamente la propria infrastruttura.

“Siamo ormai giunti ad una fase di maturazione del mercato verso questa tematica. Il software defined data center è una priorità e le imprese si stanno muovendo concretamente per porne le basi” ha aggiunto Daniela Rao.

2

Molto infatti cambierà da qui al 2020: ci sarà una drastica riduzione dei data center in house, a favore di uno spostamento delle risorse in esterno che determinerà uno sviluppo del public cloud (Iaas), private cloud (on-premise) e dell’hosted private cloud (presso un provider).

3

Dal un punto di vista dei benefici ottenibili con l’introduzione di una infrastruttura di ultimissima generazione, i CIO italiani si aspettano di ridurre i costi energetici (23%), aumentare la sicurezza (36%), semplificare le operations (24%), ridurre i tempi di distribuzione delle applicazioni (26%), oltre che essere in grado di gestire ambienti multicloud (21%).

La trasformazione del data center e dell’intera infrastruttura non è però un’operazione semplice. Numerose sono le sfide che le imprese devono affrontare: i costi di migrazione sono ad esempio importati e molte realtà scelgono di effettuare investimenti progressivi. Inoltre,  sebbene l’offerta sia già ampia, mancano all’interno delle organizzazioni alcuni strumenti di orchestrazione oltre che un gap di competenze. A tutto ciò si aggiunge la resistenza dei dipartimenti IT a causa di una cultura spesso poco aperta al cambiamento.

Al fine di riuscire a completare con successo la formazione di un software defined data center efficiente è necessaria la realizzazione da parte delle aziende di un ecosistema con Partner, Vendor e Sistem Integrator” ha concluso Daniela Rao.