Web 2.0, ovvero l’opportunità di arrivare ovunque con servizi evoluti

Si è abitualmente portati a identificare Internet con la navigazione web mentre contrariamente a ciò che si potrebbe pensare, il World Wide Web è soltanto una sua applicazione ed è nato oltre venti anni dopo.
Internet è infatti nata negli anni Sessanta come rete militare (inizialmente si chiamava Arpanet) dedicata allo scambio di messaggi tra nodi distanti tra loro e solo negli anni Settanta ha iniziato a diffondersi nei centri universitari, dove sono state sviluppate le prime vere applicazioni: e-mail ma anche trasferimento di file e connessioni remote (telnet). La rete era utilizzata principalmente come strada alternativa alla posta ordinaria e si è dovuto attendere l’inizio degli anni Novanta perché fosse realizzato il primo sito web: un insieme di collegamenti ipertestuali che avevano il compito di organizzare e rendere più facilmente accessibili i documenti scientifici. Questo diede il via ufficiale alla diffusione mondiale di Internet, dal punto di vista sia tecnico che commerciale. Per la cronaca, il primo browser é stato rilasciato solo nel 1993 con il nome NCSA Mosaic. Molta strada è stata compiuta da allora, aggiungendo altri protocolli di trasmissione e applicazioni, il cui insieme è abitualmente identificato semplicemente come Web. Questa prima generazione era riservata per lo più agli addetti ai lavori ed ai pionieri, in quanto, essenzialmente a causa dei costi e della iniziale complessità nella creazione e nell’hosting dei contenuti, aveva un numero abbastanza limitato di utenti.
Negli ultimi anni però la maggiore capacità di banda a disposizione dei nodi di Internet e soprattutto l’incremento esponenziale degli utenti connessi in tutto il mondo, correlata all’abbattimento dei costi delle infrastrutture, hanno permesso l’introduzione di tecnologie sofisticate di trasmissione delle informazioni. Abbiamo assistito così all’aumento della quantità e della qualità delle informazioni, alla loro decentralizzazione. Esempi noti sono le reti peer-to-peer e la nascita dello streaming online (come Youtube), fino ai recenti fenomeni di massa quali i social network. Abbiamo assistito all’ingresso di Internet nel linguaggio comune e alla sua definitiva consacrazione quale mezzo preferenziale per la diffusione di informazioni a tutti i livelli (tra gli altri, l’utilizzo a fini elettorali e di diffusione di comunicati da parte della classe politica di ogni nazione incluso il presidente degli Stati Uniti).
Questo è appunto il “Web 2.0”, termine con cui non si indica l’aggiornamento di un particolare software o strumento tecnologico, ma piuttosto quell’evoluzione sociale e penetrazione capillare che ha avuto Internet negli ultimi anni.

Web 2.0 e applicazioni di successo
Per comprendere la portata di questa evoluzione, che ha abbandonato una visione prettamente tecnica a vantaggio di uno strumento versatile e adattabile alle più svariate esigenze, si pensi all’evoluzione dei meccanismi di memorizzazione delle informazioni: si è passati dalle schede perforate, che avevano una sola funzione e contenevano un’informazione statica da quando venivano create a quando venivano distrutte, alle chiavette USB di uso comune, che oltre a contenere una quantità incomparabilmente maggiore di informazioni, modificabili secondo necessità, possono anche assumere funzionalità differenti, quali agire da player musicali con tanto di cuffie. I campi di interesse investiti da Internet sono sempre più interconnessi e può esserci vantaggio ad avere competenze più ampie, per riuscire a trovare nuovi utilizzi per un sistema in continua evoluzione. Si crea un volano positivo di creatività e innovazione in cui le idee ed esperienze di chi ha sfruttato il nuovo mezzo per aprire nuovi business, diffuse tramite siti personali e o blog, diventano a loro volta stimolo di ulteriore innovazione e nuovo business per altri, che su queste esperienze costruiscono a loro volta. Internet stesso è quindi visto come un social network in cui le informazioni possono provenire da diverse fonti e da chiunque voglia produrre contenuti. Non è più necessario essere editori per pubblicare un libro: si può scegliere di trovare un sito che possa stamparlo a nostre spese o rilasciarlo in formato elettronico (il cosiddetto e-book) e decidere se regalarlo a tutti o venderlo tramite canali appositi. Nel seguito vedremo alcune soluzioni proposte dal Web 2.0 che hanno una valenza pratica in ambito aziendale, sia essa di tipo tradizionale che coinvolta direttamente nella New Economy. Le considerazioni funzionali saranno di validità generale, mentre quelle prettamente di tipo business avranno come target una PMI e altre realtà di dimensioni similari.

Gmail
Non a caso Google, uno dei leader principali del business basato su Internet, investe di certo sugli aspetti tecnologici collegati con la fruitura efficace ed affidabile dei suoi servizi, ma sopratutto investe in innovazione basata su modi sempre più efficaci e flessibili di generare, condividere e gestire informazione. Il suo prodotto principale è il suo motore di ricerca, che probabilmente tutti conoscono e utilizzano abitualmente. Da qualche anno vi è stato affiancato un servizio innovativo di gestione delle e-mail chiamato Gmail. Grazie a Gmail, la gestione della posta elettronica è stata completamente ripensata nell’ottica di non dover più richiedere all’utente di preoccuparsi di organizzare i suoi messaggi orizzontalmente e/o verticalmente. In luogo delle cartelle in cui eravamo abituati a classificare i messaggi, sono state introdotte le etichette che al pari di adesivi fisici possiamo definire ed applicare ai messaggi secondo criteri da noi scelti. Il vantaggio rispetto alle cartelle è fondamentale: un messaggio può essere messo in una sola cartella, mentre può aver un numero qualsivoglia di etichette. Il concetto è proprio del Web 2.0, l’essere dinamico e flessibile, e questa organizzazione orizzontale permette di ricercare le informazioni con estrema efficacia e semplicità. Anche la discussione tra più utenti gestita in Gmail viene organizzata graficamente come un’entità che lega i vari messaggi in un filone unico, all’interno del quale possono ricadere sia messaggi privati (tra pochi utenti) che pubblici (tra tutti i partecipanti alla discussione). Abbiamo quindi una gestione verticale dell’informazione, che rievoca il thread nato nei newsgroup, una delle applicazioni più anziane di Internet, ma che solo raramente vediamo ben realizzata nelle normali applicazioni di posta. L’elemento vincente a livello business di Gmail è la capacità di nascondere all’utente la complessità di gestione, in modo da farlo concentrare su quello che è il suo core business: produrre, archiviare e condividere efficacemente informazione. Il tutto con un’affidabilità, accessibilità e semplicità di gestione che difficilmente è eguagliata dai sistemi di e-mail aziendali. Il servizio è infatti sia gratuito che a pagamento (con due corrispondenti diversi livelli di servizio), ma il modello di costo (per seat) è assolutamente competitivo anche per bassi volumi (cioè basso numero di utenti).

Skype
La disponibilità di maggiore banda, con conseguente minore latenza nella trasmissione delle informazioni, ha decretato l’evoluzione dei servizi telefonici, precedentemente legati a centrali elettromeccaniche e linee proprietarie, verso una gestione delocalizzata affidata a un collegamento logico passante per Internet: il cosiddetto VoIP (Voice over IP). I servizi telefonici, non più legati strettamente ai canali fisici, hanno stimolato una maggiore concorrenza anche tramite la nascita di operatori virtuali. Il vantaggio principale di instradare le telefonate non più su linee telefoniche ma su linee dati, è stato l’abbattimento dei costi della singola chiamata. Dapprima necessariamente contrari, gli operatori hanno iniziato solo di recente a cogliere i vantaggi dei collegamenti dati verso le utenze fisse e mobili che permettono di rivendere servizi a valore aggiunto (i cosiddetti VAS) oltre che canoni di abbonamento all-inclusive. Non è più inusuale, infatti, ottenere in questi pacchetti un monte-ore di telefonate e un monte-dati mensile per i collegamenti alle reti. Nel comparto mobile, i terminali stessi hanno subito evoluzioni in tal senso che permettono di aggredire i segmenti di mercato più portati a utilizzare le nuove tecnologie Web 2.0. L’applicazione che meglio rappresenta il fenomeno si chiama Skype e permette di mettere in contatto due o più utenti ovunque si trovino senza sostenere alcun costo, eccettuando quello del collegamento. Di fatto la rivoluzione del VoIP ha reso obsoleti in un colpo solo sia il telefono sia il modello di business su di esso basato: non importa più la distanza o la durata di una singola chiamata, mentre nuovi margini di guadagno si generano con l’interconnessione tra utenti PC e utenti che ricevono la chiamata sulle linee telefoniche tradizionali. Il tipo di collegamento stesso rappresenta un’evoluzione verso la flessibilità rispetto alla normale comunicazione telefonica dato che è possibile chiamare un’altra persona in voce, ma anche in video. Si può mettere in contatto più persone, permettendo di fatto un sistema di phone-conference. A questo possono essere anche aggiunti modi per condividere file e per conversare in chat (qualora non si possa/voglia parlare in viva voce). Non ultimo per importanza, il servizio Skype Prime. Questo permette al singolo utente di Skype di rivendere le proprie competenze offrendosi come consulente solo via chat o anche in audio e video a potenziali nuovi clienti con cui interconnettersi tramite la rete. Un business pionieristico che sta dando notevoli soddisfazioni e che per ora non ha concorrenti.

Dropbox
Di sistemi per la condivisione di file ce ne sono diversi, e quello che presentiamo va considerato come un esempio. Si tratta di meccanismi che permettono una sincronizzazione trasparente di file in modo flessibile e facilmente controllato dall’utente. Sempre nell’ottica della flessibilità Web 2.0, essi permettono indirettamente di realizzare una forma di archiviazione sicura (backup), ma anche di rendere l’accessibilità delle informazioni di cui abbiamo bisogno virtualmente indipendente dalla locazione in cui ci troviamo. Il servizio ha distinti livelli d’uso: un primo gratuito (che è già più che sufficiente per la maggior parte delle realtà aziendali) e una serie crescente di servizi a pagamento, essenzialmente collegati con la quantità massima di spazio disponibile per utente. Il cost model, che è per seat e volume dati, è molto competitivo rispetto al TCO di un’analoga soluzione aziendale.

MindMeister
MindMeister è un sistema basato sul Web per la creazione e condivisione di MindMaps. Si tratta di sistemi molto efficienti a supporto al brainstorming, che è anche usato quando vi è la necessità di proporre dell’informazione in modo strutturato: dalla pianificazione al Risk Management, alla stesura di minute e relativa gestione delle azioni. Condivisione dei diagrammi e team work concorrente funzionano in modo egregio e intuitivo. Come nei casi precedenti, ci sono due livelli, di cui il primo, gratuito, è però forse un po’ limitativo per un uso intensivo.

Social network
Forse più delle evoluzioni tecnologiche, alla base di Internet, così come noi tutti oggi lo conosciamo, ha concorso una forma evoluta di passa-parola. Quel fenomeno che persino i notiziari citano ormai quotidianamente e che sono i social network, ossia le applicazioni di rete che hanno come scopo principale la condivisione di contenuti tra utenti. Queste applicazioni vivono e si sviluppano online, non è cioè necessario installare nulla sui PC degli utenti: basta aprire il browser e navigare sul sito di accesso al servizio. I più famosi sono Facebook e Twitter, ma nuovi social network nascono ogni giorno creando a nuove comunità virtuali. Facebook è nata inizialmente come luogo virtuale per la ricerca di vecchi compagni di scuola ed è oggi il sito più utilizzato per sapere cosa sta succedendo tra gli amici o nel mondo. È possibile creare gruppi di discussione dedicati a un tema, a una trasmissione radiofonica, a un personaggio e raccogliere aderenti nella comunità che sono interessati. Oltre a poter scrivere i propri pensieri, è possibile aggiungere contenuti multimediali (foto, video, file audio) che saranno immediatamente disponibili a tutti gli altri utenti e chiaramente è possibile ricercare profili di utenti con i nostri interessi. Gli introiti provengono dalla pubblicità permettendo un accesso totalmente gratuito al servizio. Dentro la rete sono però disponibili anche contenuti a pagamento, ad esempio applicazioni studiate proprio per funzionare “dentro” Facebook. Dal punto di vista aziendale, sempre più realtà usano questi sistema come mezzo di affiliazione e condivisione con i propri clienti, molto più dinamico ed interattivo di quanto permesso da un normale sito web corporate. Social network più specifici affrontano i temi del lavoro, mettendo in relazione talent scout, aziende e candidati e fondano il proprio modello sia sulla pubblicità sia su abbonamenti per chi ottiene vantaggi economici da queste ricerche mirate.

Blog
Forse persino più importanti dei social network, si sono ormai affermati i blog, ossia i diari online di singoli che permettono di condividere temi ed opinioni e stimolare il confronto con un’audience pressoché illimitata. Pensato come prodotto per l’individuo, anche il blog ha subito evoluzioni che hanno portato alla nascita di software evoluti definiti Content Management System (CMS) che permettono all’utilizzatore di concentrarsi sui contenuti e non su come rendere la forma (presentazione) sul web. Similarmente a quanto si osserva per i social network, le aziende iniziano a sperimentare la tecnologia Blog per instaurare un filo più diretto ed interattivo con i propri clienti. Considerando che alcuni tra i migliori CMS sono ad uso gratuito, e che si può anche ottenere hosting in modo altrettanto gratuito, questa modalità di interazione sta progressivamente prendendo piede. Ad oggi è, ad esempio, frequente trovare blog di assicurazioni, singole imprese, associazioni e professionisti.

Conclusioni
La sfera dei contenuti riguardanti il Web 2.0 è vasta, ma l’approccio e le potenzialità offerte per le aziende sono chiare, in termini di flessibilità, opportunità e riduzione dei costi in tutti quei casi in cui il core business è l’informazione e non ci si vuole far “distrarre” dal mezzo per elaborarla. Gli esempi riportati rappresentano solo una parte di quanto si può trovare su Internet, grazie al contributo di molti. La possibilità di offrire e ricevere nuovi e vecchi servizi in formato accessibile online, apre infatti l’opportunità di ripensare il modello di gestione e distribuzione delle informazioni ed insieme la possibilità di creare nuove possibilità di business (si pensi alle, non esplicitamente menzionate, vetrine su SecondLife). La rete, che per sua natura è democratica, non premia il contenuto generato con la maggior spesa ma semplicemente quello più popolare. Chiunque quindi può aspirare ad avere una platea mondiale in costante crescita: basta avere idee, perché spesso i mezzi per realizzarle sono già disponibili. In quest’ottica va menzionato che anche il prodotto (o contenuto) di nicchia riuscirà comunque a sopravvivere grazie alla capacità di Internet di incrociare gli interessi dei navigatori con i contenuti a disposizione. Ed è proprio per questo che vi è attualmente un movimento internazionale per promuovere il riconoscimento a Internet di valore per l’umanità e contemplare tra i diritti dell’Uomo anche l’accesso alla rete.