Razionalizzare i costi, investire in risorse umane e sicurezza, osservare il contesto con piglio imprenditoriale per non farsi sorprendere dalla ripresa che verrà

Anni fa, in piena espansione del mercato ICT ci fu un periodo in cui la diffusione di logiche di esternalizzazione dei servizi, il ricorso a tool molto simili per realtà diverse aveva suggerito l’ipotesi che il vantaggio competitivo di ogni singola organizzazione potesse essere a rischio. Nel 1999, quando in Italia si cominciò a parlare diffusamente di modelli Asp, prevalevano logiche di outsourcing concentrate sul contenimento dei costi, focalizzate sulla condivisione di tool. L’esplosione della bolla IT prima, della recessione poi ha rimesso in discussione molto delle scelte di quegli anni; oggi i primi segnali di ripresa, seppur ancora flebili, suggeriscono un nuovo cambio di orizzonte; dopo una crisi tanto profonda, la ripresa esige tempestività e capacità “visionarie” che sappiano dipingere scenari inediti. La competitività si gioca ora sulle doti imprenditoriali, piuttosto che sulla differenziazione dei tool. Si tratta di un atteggiamento ben più complesso di quanto richiesto finora, tipicamente imprenditoriale, aspetto questo che richiede tempo, perseveranza e audacia per essere costruito. Lo scorso maggio, Jorge Lopez, vice presidente e distinguisehd analyst di Gartner, ha osservato come le organizzazioni IT a vocazione imprenditoriale debbano mantener una doppia focalizzazione che permetta loro di dare corso a una rinnovata crescita, senza perdere di vista l’attuale attività. Perché tutto questo si realizzi è necessario che anche il Cio riscopra questa propensione imprenditoriale; il richiamo di Gartner è al testo che molti di voi certamente già conoscono, “Competing for the future” di Gary Hamel e C.K. Prahaland, in cui si ribadisce che per vincere nel business è indispensabile disporre innanzitutto di abbondanti risorse; ambizione e disponibilità di tutto quanto necessario sono le chiavi del successo. Tutto ciò richiede una propensione diversa al business; se nel corso della crisi le organizzazioni si focalizzano prima di tutto sui problemi, nelle fasi che precedono la ripresa è necessario un altro cambio di paradigma che spinga verso le opportunità piuttosto che le difficoltà. Lungimiranza e audacia sono gli ingredienti base per il cambiamento in tempi turbolenti (ma non solo!), qualità che non sempre appartengono al mondo dell’IT.

Non solo tagli: la ricerca di nuovi ruoli
Ancora una volta, la repentina quanto profonda trasformazione del contesto di lavoro porta con sé la trasformazione delle figure professionali richieste. In occasione del Summit sulla Business Intelligence, Gartner ha osservato che entra la fine del 2010 il 40% circa dei professionisti inseriti nelle organizzazioni IT avrà nel proprio Cv esperienze dirette di business e comunque non strettamente connesse all’IT. E’ probabile che il futuro dell’IT sia sempre più al di fuori dei domini IT delle imprese. Tutto ciò esige nuove modelli organizzativi e nuove modalità per pensare e strutturare i progetti, a partire dalla ricerca delle risorse umane. Quattro i nuovi ruoli di cui l’IT avrà bisogno: professionisti con spiccate competenze tanto nella giurisprudenza che nell’IT, archivisti digitali, manager della business information e architetti dell’Enterprise Information. Ai professionisti con competenze “ibride” si chiede di sviluppare e programmare le policy interne, di contribuire al design dei test, di mediare tra i domini IT e quelli legali; sta alle aziende scegliere il percorso per selezionare e formare questi professionisti. Per chi già vive la vita del consulente IT l’informazione emersa al Summit non fa che confermare la quotidianità; sempre più spesso, tanto più oggi, ancora in piena crisi, l’urgenza per l’”ibridazione dei saperi” è una certezza, un dato costante nella crescita professionale non solo di chi ha già esperienza ma anche e soprattutto dei tanti giovani, specializzati sì ma carenti delle competenze culturali complesse capaci di fare la differenza sul mercato. Di archivisti digitali, almeno nel nostro Paese, non se ne sente quasi parlare; nel mondo rappresentano l’1% degli addetti IT; si tratta invece di un ruolo delicato, a cui è affidato il compito di organizzare e conservare le copie digitali dell’azienda. Gartner si aspetta che entro il 2012 il 15% delle grandi imprese decida di selezionare persone per questo ruolo, cercando soprattutto tra coloro che hanno percorsi di studi affini come, nel mondo anglosassone la Lis, library and Information Science, oppure tra dipendenti prossimi alla fine carriera, con alle spalle una solida cultura aziendale. I Business Information Manager rappresentano un’evoluzione e una formalizzazione dell’Information Management; si tratta di un ruolo sempre più di sintesi, che alle competenze IT unisce quelle organizzative e amministrative. Qualcosa di simile sta accadendo agli architetti dell’Enterprise Information, ai quali è richiesto un mix di skill tale da organizzare tanto le informazioni strutturate che quelle destrutturate.

Il ruolo della sicurezza nel budget IT
L’evoluzione di nuovi ruoli, la trasformazione del paradigma dell’IT spingono verso la revisione dei budget IT. C’è una voce però che, per quanto ridimensionata, non subisce contrazioni esasperate. Si tratta degli investimenti in sicurezza che, per il 2011, Gartner stima tra il 3 e il 6% del budget totale IT. Investire in sicurezza non significa solo ridurre i rischi, significa piuttosto potenziare l’efficienza; anche di fronte all’imponente calo degli investimenti IT registrato nel 2009, le voci destinate alla sicurezza hanno continuato a crescere, seppur lentamente. Solo nel 2010, però, sono riapparsi investimenti in progetti complessi di Identity e Access Management o Data Loss Prevention. Le iniziative Iam, per esempio, sono per il 20% delle aziende intervistate da Gartner in occasione del survey 2010 dei Cio la prima priorità in materia di sicurezza; oltre il 40% si concentra invece sui sistemi di prevenzione delle intrusioni, sul patch management, sugli antivirus, sui sistemi di Data Loss Prevention. A guidare le spese per la sicurezza anche in tempo di recessione è il Nord America, che nel 2009, perciò in piena crisi, ha investito in media il 5,5% del budget IT aziendale; percentuale più alta dell’Asia (5%), dell’America Latina (4,8) e dell’Europa, ferma al 4,3 per cento. Le spese per la sicurezza variano sensibilmente anche da settore a settore; si spazia così dal 6,8% dei servizi professionali al 5,9 della Pubblica Amministrazione per approdare al 5,3% dei servizi finanziari. (fonte: Gartner Security & Risk Management Summit 2010, giugno 2010, Washington D.C.). Dopo mesi di recessione, tornano a crescere anche le spese IT. Secondo Gartner la spesa complessiva nel mondo crescerà di 4,1 punti percentuali rispetto al 2009, superando i 2,4 miliardi di dollari, percentuale questa da tenere in considerazione per la pianificazione 2010 senza per questo abbandonare i piani di emergenza necessari in periodi di forte incertezza economica e finanziaria.

Dieci regole per ottimizzare i costi IT
La modesta crescita registrata nel 2010 non deve però distogliere l’attenzione dalla missione di ottimizzazione di costi IT, intrapresa a fine 2008 e sempre attuale. Conoscere a fondo l’infrastruttura IT, mapparne le relazioni con le operazioni di business consente di individuarne punti di forza e punti deboli. In occasione del Symposium di Cannes, Gartner ha proposto un utile decalogo; dieci azioni per tradurre scelte contingenti in indicazioni strutturali, destinate a influenzare le strategie di crescita aziendale liberando nuove risorse. Innanzitutto, consiglia Gartner, è necessario rinegoziare i contratti in essere più significativi, da quelli per le comunicazioni a quelli di manutenzione; a essi si aggiungono i contratti per le licenze software. La seconda regola prevede il deferimento di tutte le iniziative considerate non strategiche, non essenziali. La terza prevede il consolidamento dell’I&O (Infstructure and Operations) a partire dai data center e dai server. Particolarmente utile è la virtualizzazione (quando possibile) dell’I&O, la cui diffusione cresce con costanza, pur non essendo sempre sinonimo di riduzione dei costi. Cruciale si rivela pure la riduzione dei consumi, tanto per il funzionamento delle macchine che per il fabbisogno di raffrescamento tipico dei data center. Razionalizzare il controllo e la crescita dello storage contribuisce a contenere i costi. Infine, tra le raccomandazioni di Gartner non mancano la razionalizzazione delle operazioni IT, il potenziamento dell’IT Asset Management e l’ottimizzazione del multi – sourcing.