Report dell’Global Retail Summit 2010 di IDC

Il settore del retail è caratterizzato da una contrazione nei consumi (nel 2009 a livello Europa a 27 il calo è stato del 2,9% secondo Eurostat) che ha costretto le organizzazione del settore a ripensamenti strategici e operativi per contrastare la caduta. Il ricorso alle tecnologie Ict è diventato un imperativo categorico. Dal recente “Global Retail Summit 2010” di Idc sono venute alcune indicazioni sui processi implementati per abbassare i costi e difendere la marginalità: supply chain più dinamiche; esplorazione del cloud come nuova modalità per usufruire dei servizi It e studio di nuove shopping experience. La ottimizzazione della supply chain è un tema dibattuto a lungo ma ancora non si registrano significativi passi avanti, se non per iniziativa di pochi temerari ma nel medio-lungo periodo è una priorità. In materia di miglioramento della supply chain si può citare il caso Nicolas (430 negozi, faturato 250 milioni di euro e otre 1200 etichette) che grazie a una soluzione integrata di Txt e-Solutions ha aumentato dal 65% al 95% la disponibilità a scaffale sui prodotti-best seller ed è riuscita – come ammette Christan Foussem direttore sistemi informativi – a migliorare il margine dell’1,2% in soli 12 mesi”.

 

L’esperienza ‘omni-channel’
Ma è altrove che nell’immediato si guarda per estrarre efficienza. “ Internet – spiega Ivano Ortis Emea research director Idc Retail Insights Idc – è diventato un importante fattore di influenza dei consumi che la Gdo e il commercio in genere non può assolutamente ignorare. Ricerca dei prodotti, comparazione dei prezzi e social networks o digitalizzazione del passa parola sono tre modalità in crescita come testimonia una nostra ricerca. Si vanno ad aggiungere a altri fenomeni di questi tempi: la spesa online, in crescita nel 2010, per il 30% degli italiani, e l’esperienza ‘omni-channel’ che consente al consumatore di usare più canali contemporaneamente, con il risultato di spendere il 20% in più rispetto all’approccio multi-canale che già da solo fa lievitare la spesa del 15-30% rispetto alle modalità classiche tradizionali”. In media le organizzazioni retail dedicano all’Ict l’1,3% del loro fatturato con differenze sostanziali tra i segmenti. Ottimizzazione (prezzi, promozioni, assortimenti, inventari, etc), esperienza cliente (previsione della domanda e analisi, evoluzione esperienza di acquisto, etc), efficienza del punto vendita con una sincronizzazione in tempo reale con i sistemi gestionali, e real time analytics sono indicate, per il retail, tra le priorità del 2010. In questo contesto di cambiamento si inseriscono le logiche SaaS che toccano un po’ tutti gli ambiti It: dalle tecnologie collaborative alla Bi, dal Crm agli Erp, dalla sicurezza al content management.

 

Cloud si, cloud no: favorevoli e contrari
Uno dei problemi di tutte le organizzazioni è come fare a ridurre i costi, senza sacrificare la qualità dei servizi, mentre sempre più spesso il Cio è sottoposto a richieste di intervento da parte delle linee di business. Che fare? L’Ict as a Service è una delle possibili risposte. Sono parecchi i retailer che stanno pensando di optare per questa modalità di fruizione di un certo numero di servizi informativi. Ma si registrano atteggiamenti contrastanti. In genere le aziende utenti sono sul guardingo mentre più possibilisti sono i certi player dell’offerta. “Il cloud – sostiene per esempio Paolo Ciceri, direttore dei sistemi informativi de La Rinascente – richiede una certa prudenza. Vuol dire tante cose differenti che dobbiamo prima capire e solo dopo introdurre in azienda in modo organico. La mia opinione al momento è che il cloud computing può essere una soluzione per applicazioni specifiche. Devo anche riconoscere che esso va specialmente incontro alle esigenze di un settore come il retail che è caratterizzato da momenti di picco, per cui tutto ciò che è ‘flessibilizzazione’ aiuta, anche se bisogna fare molta attenzione ai dati sui clienti e sui pagamenti. In ogni caso noi come La Rinascente ci stiamo facendo le ossa nel settore del Software as a Service con alcuni punti vendita per il food mentre stiamo pensando di applicare questa modalità alle funzioni del Crm”. In attesa dei riscontri al cloud La Rinascente ha optato per ora su altre leve per ridurre i costi come la gestione just in time delle scorte e una spinta automazione dei punti vendita nonché a progetti di planning per i prodotti specifici. Decisamente favorevole alle soluzioni on demand è Vladimiro Bedin, presidente della Bedin Shop Systems, software house nata nella seconda metà degli anni Ottanta e da sempre focalizzata sull’automazione del punto vendita. Gestisce direttamente importanti progetti con primarie realtà della distribuzione italiana. “Siamo favorevoli a questa modalità – sottolinea Bedin – perché offre velocità di deployment e quindi la possibilità di aprire negozi in tempi brevi. Inoltre il Total cost of ownership è decisamente favorevole. Devo però anche riconoscere che il cloud computing è un concetto non facile da comprendere e applicare. Occorre pertanto che le associazioni si diano da fare per diffonderne la cultura. Bisogna capire che il cloud non è la riedizione del vecchio mainframe ma il punto di partenza, e non di arrivo”. L’attuale proposta si chiama aKite: è presentato come il primo servizio “SaaS su cloud computing per il retail”. In sostanza è un software per l’automazione del punto vendita progettato per collaborare non solo con i tradizionali gestionali aziendali ma anche con i social networks, che nella visione di Bedin “diventeranno il mezzo per conoscere i propri clienti e acquisirne di nuovi”. E’ usato da BricoCenter. In una situazione attendista verso il cloud è Leroy Merlin che, dopo l’acquisizione di Castorama, ha ricercato efficienze anche nell’It. “Ci siamo dati da fare – dice il suo responsabile Ict, Fabio Salvotti – per dare valore strategico all’informatica, individuare e eliminare le sacche di sprechi. Abbiamo automatizzato i punti vendita e virtualizzato i server, di fatto puntando molto sulle tecnologie come fattore di razionalizzazione. In quest’ottica la logistica, ad esempio, da centro di costo è diventata centro di profitto. Oggi la funzione It riporta direttamente alla direzione generale. Questo ha richiesto una rimodulazione delle figure professionali, da puri tecnici a figure in grado di conoscere i processi, implementare le idee e dialogare con coloro che disegnano le strategie”. Idc valuta in quasi 190 milioni di euro il mercato Italia del cloud computing e del SaaS, di cui 112 milioni relativo alla prima voce. “Sull’Ict as a service – conferma Ortis – le nostre ricerche confermano il forte interesse dei retailer in Europa ad investire su questa modalità di sourcing, specialmente per applicazioni verticali come price optimization, promtion optimization, giusto per citare un paio di esempi”.

I casi di Axway e Cegid
Al retail guarda con interesse Axway. A testimonianza del proprio impegno c’è il progetto di Space Management realizzato presso Conad del Tirreno, che ha adottato la sua piattaforma Synchrony per integrare con sicurezza e in modo flessibile e affidabile le applicazioni e i dati secondo un’architettura orientata ai servizi. “In un contesto economico nel quale la capacità dei sistemi informativi di supportare con rapidità le decisioni aziendali riveste un’importanza crescente – ha osservato Claudio Mastore, Managing Diector di Axway Italia – questo progetto ha consentito a Conad del Tirreno di disegnare l’offerta (assortimento, prezzo, esposizione) in modo coerente rispetto alle esigenze della trading area e in linea con gli obiettivi di profittabilità e riduzione dei costi operativi dei punti vendita”. Sul punto vendita è presente anche Ibm con la soluzione VisualStore sviluppata dalla consociata Store Systems Solutions. Essa risponde all’esigenza dei retailer di ridurre i costi e migliorare le performance di business, dando loro una completa visibilità dei processi di vendita e fornendo strumenti di controllo e gestione centralizzati. “In Italia – dice Mario Davalli, country manager Cegid– siamo in trattative con diverse organizzazioni retail per fornire il nostro software anche in modalità SaaS. Siamo sicuri di concludere quanto prima dei contratti. Per il momento cresciamo nel solco tradizionale”.  Cegid è un editor francese che sviluppa e fornisce software da affiancare ai sistemi gestionali delle aziende per l’automazione dei punti vendita. Ha 2000 addetti, nel 2009 ha realizzato un fatturato di 248,6 milioni di euro e, soprattutto, conta 350mila utilizzatori per le sue soluzioni. Fino a oggi in modalità tradizionale, da poco anche on demand. Una delle sue referenze più importanti a questo proposito è Lacoste con un primo stock di 220 installazioni Pos in modalità SaaS. Uno degli ultimi clienti di Cegid è il gruppo Randazzo di Palermo che ha scelto la soluzione Business Retail in tecnologia Web access dell’editor francese per la gestione dei suoi 180 punti di vendita di ottica. Si affianca al sistema Sap, non ottimizzato per la gestione dei punti vendita. “Con questa soluzione – precisa Davalli – è possibile una gestione centralizzata con un database unico e in tempo reale di tutti i negozi, con minori costi di manutenzione e una operatività più semplice e diretta. Inoltre in caso di non-disponibilità della connessione al server, grazie a un nostro plug-in, il negozio può continuare a lavorare normalmente; i dati saranno inviati e aggiornati in sede dopo il ristabilimento della connessione”.