Altro che primi della classe!

Vorrebbero farceli passare come gli intelligentoni e i sapientoni del pianeta, i geni delle discipline di ogni sapere: medicina, fisica, economia. Si sono inventati anche il titolo di “Nobel della Pace”, da affibbiare a personaggi giovani e viventi che si sono messi in luce con lo scopo di “indirizzarne” la condotta. Certo che i giurati che a Stoccolma individuano i personaggi a cui assegnare l’ambizioso premio hanno proprio una fantasia sfacciata. E vada per alcuni scienziati che hanno davvero impresso reali e sostanziali cambiamenti alla storia del progresso umano come per James Dewey Watson e Francis Crick, che per la loro scoperta del DNA hanno preso il Nobel per la Medicina nel 1962, ma per altre figure il premio, a distanza di anni, risulta una beffa. Un’amara beffa. E’ il caso ad esempio di Muhammad Yunus, l’uomo d’affari inventore del “microcredito” e Premio Nobel per la Pace nel 2006. Yunus, infatti, è stato recentemente accusato da un giornalista danese, Tom Heinemann, di aver usato fondi per scopi diversi da quelli inizialmente stabiliti con la sua Banca dei Poveri. In un documentario trasmesso in televisione – ampiamente e doviziosamente documentato – il fondatore della Grameen Bank avrebbe “distratto” la somma di 47 milioni di euro da un conto corrente a favore di un’altra attività guidata dallo stesso Yunus, in campo sanitario. Sul tema sono intervenuti numerosi giornali di fama internazionale, come il Financial Times, con una pagina intitolata Piccolo prestito, grande problema. Nell’articolo si evidenzia che la formula adottata da Yunus sarebbe “una forma organizzata di strozzinaggio ammantata di stile politicamente corretto”. La microfinanza si reggerebbe su tassi di interesse che arrivano anche al 30%. Secondo Lenin Raghunvashi, leader della difesa dei diritti umani in India, la rete del microprestito sarebbe costituita da agenti e promotori remunerati in funzione del numero dei clienti incitati a prendere i prestiti. Tanto è vero che solo così si spiegherebbero diverse decine di suicidi avvenuti nelle zone più povere dell’India, da collegare all’impossibilità di restituire ai creditori le somme avute. Ovvio che Yunus non è colpevole sino alla sentenza di condanna da parte di un tribunale. Tuttavia qualche osservazione sul sistema di selezione e di accreditamento dei Premi Nobel è doverosa. Infatti, sulla base di quali elementi conoscitivi è stato costruito il dossier a difesa della candidatura di Yunus? Fino a che punto si svolgono le indagini per avere informazioni sui candidati? Non sono domande da poco, anzi. Anche perché non mancano altri episodi di indubbia ambiguità. Si prenda ad esempio il caso dei due Nobel per l’Economia del 1997, Myron Scholes e Robert Merton, per i loro studi sulle forme matematiche alla base delle operazioni derivate. Ebbene, questi due signori – sulla cui competenza non esiste alcun dubbio – hanno fatto parte del Fondo Lctm, il Long Term Capital Management, un hedge fund specializzato nelle speculazioni finanziarie con i titoli derivati. Sono stati loro gli ispiratori teorici di un’attività lucrosa e rischiosissima, tanto che nel 1998, a seguito della crisi in Russia e della forte esposizione, il Fondo Ltcm è andato in default. Il collasso ha trascinato investitori e risparmiatori sul lastrico. Dovette intervenire direttamente la Federal Reserve con ingenti risorse per salvare dal crac anche un gruppo di 14 banche d’affari che si erano esposte con il Fondo. Orbene, a che cosa sono serviti i modelli matematici dei due Premi Nobel? Una cosa è la riflessione sui problemi, un’altra è l’applicazione dei modelli. Gli ispettori che hanno esaminato i conti di Ltcm hanno accertato che i depositi degli investitori (4,75 miliardi di dollari) erano stati impiegati come collaterale per l’acquisto di titoli (per 125 miliardi di dollari), per poi usare a loro volta quei titoli come collaterale per partecipare ad altre transazioni finanziarie esoriche (per complessivi 1200 miliardi di dollari). Da 4,75 a 125 e poi a 1200 miliardi: un’escalation brutale e diabolica. Ma è l’effetto leva! E ci volevano dei Nobel per applicarlo? O i Nobel sono serviti per questioni di immagine e per favorire il procacciamento della clientela? Al di là di quello che si possa pensare – anche la conoscenza degli scienziati dediti alla fisica nucleare è all’origine della bomba atomica! – tra le file dei Nobel si trova di tutto, anche persone poco raccomandabili dalle quali non acquisteremmo un’auto usata. Tuttavia si continua a dare credito a questi Premi e alle organizzazioni che li promuovono, si organizzano incontri, banchetti, convegni con tanto di sponsorizzazioni. Forse sarebbe il caso di essere più prudenti e di andare più cauti nel seguire le indicazioni degli Accademici di Svezia. E non solo di quelli.