Tra giugno 2009 e giugno 2010, le tariffe delle Rc auto in Italia sono cresciute mediamente del 7,7%. Secondo gli assicuratori la colpa è delle tasse e della congestione stradale

Nonostante la sovrabbondanza di spot televisivi, numeri verdi, banner e gli lodevoli sforzi delle compagnie assicurative, la verità è che nessun italiano ama pagare le proprie polizze, in particolare quella obbligatoria. Anche perché, come hanno calcolato diverse associazioni dei consumatori, in Italia il costo annuale medio dell’Rc auto si aggira intorno ai 400 euro, un ammontare doppio rispetto a quello tedesco e quasi triplo rispetto a quello francese, difficilmente reperibile soprattutto in tempi di crisi economica. Il confronto con l’Europa è penalizzante anche sul breve periodo, come ha riferito l’ultima indagine dell’Antitrust: nel periodo giugno 2009-giugno 2010, le tariffe delle Rc auto in Italia sono cresciute mediamente del 7,7%, a fronte di una media per l’area euro del 5,4%. Tutto questo può aiutare a capire come mai, come rivelato recentemente il ministro dello Sviluppo Economico, Paolo Romani, su 45 milioni di auto circolanti sul territorio nazionale, 3 milioni circolino senza assicurazione o addirittura in alcuni casi con il contrassegno contraffatto. L’anomalia italiana dei prezzi delle RC auto è stata spiegata in parole semplici dal presidente dell’Antitrust, Antonio Catricalà, nel corso di audizione in Commissione Industria di alcuni mesi fa: “C’è poca concorrenza tra le compagnie e i prezzi per i consumatori diventano inevitabilmente troppo alti”. Nel mirino del Garante del mercato sono finite le troppe “cointeressenze che si esprimono in un numero rilevante di partecipazioni incrociate e nella moltiplicazione degli incarichi di direzione per le stesse persone fisiche che si trovano negli organi di direzione di imprese che dovrebbero essere tra loro concorrenti”. Ben il 71% delle compagnie assicurative esaminate nel corso dell’indagine sulla corporate governance condotta dall’Antitrust nel 2008 presentava infatti legami costituiti da amministratori comuni con i propri concorrenti”. Le prime cinque compagnie nazionali, inoltre, controllano il 70% della raccolta Danni. “Nel nostro Paese, all’indomani dell’entrata in vigore del nuovo sistema – conclude impietosa l’analisi di Catricalà -, si sono registrati fenomeni di sensibile incremento dei premi, specie per determinate categorie di utenti e veicoli. Inoltre si è verificata una generalizzata tendenza all’aumento associata al peggioramento del rapporto tra costo dei sinistri e premi”. A queste aspre (e note) critiche ha risposto in una recente lettera indirizzata a Romani Elio Pugliese, presidente dell’ Unione Europea Assicuratori, secondo cui il problema di fondo risiede nell’arretratezza del nostro sistema infrastrutturale: in Francia, ad esempio, la rete stradale è di 1.005.943 chilometri, contro i 175.430 chilometri del nostro paese (2005). Al tempo stesso in Italia circolano 35.297.000 di automobili, contro i 31.002.000 della Francia, pari, rispettivamente, a 597 e 504 auto per ogni mille abitanti (2006). Il conto è presto fatto: in Italia ci sono 201 auto ogni km, rispetto alle 30 della Francia. Secondo Pugliese una tale congestione stradale finisce per aumentare notevolmente il rischio di incidenti: in Italia ci sono ogni anno 3,7 milioni di sinistri, mentre in Francia i veicoli assicurati sono 39,4 milioni e i sinistri “appena” 1,7 milioni. Secondo Pugliese resta inoltre irrisolto il nodo della tassazione: il ramo Rc Auto in Italia è sottoposto a oneri fiscali e parafiscali pari al 23%, dato che ci pone al quinto posto tra i paesi dell’Unione Europea a più alta tassazione, ampiamente al di sopra della media europea (Europa dei 15), che si attesta al 17,7%. Che qualcosa nel mercato delle assicurazioni comunque non funzioni lo conferma anche l’Isvap (Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni private e di interesse collettivo): a partire da giugno 2010 l’Autorità ha avviato 14 istruttorie nei confronti di altrettante imprese per violazione dell’”obbligo a contrarre” ed è intervenuta per contrastare il fenomeno delle disdette massive dei contratti, specialmente al Sud. A fine dicembre l’Isvap presentato un pacchetto di proposte d’intervento (che spazia dalla questione del danno alla persona al risarcimento diretto, dal contrasto alle frodi all’abolizione del tacito rinnovo), fatto proprio dal Governo, che potrebbe contribuire a contenere il costo della Rc auto nella misura prudenziale del 15-18%. L’Isvap pensa inoltre a rivedere il sistema del cosiddetto Bonus Malus, accusato di portare a una crescente concentrazione degli assicurati nelle prime tre classi di merito.