L’intelligenza applicata al business, questo il tema al centro dell’inchiesta di CBR Italy svolta raccogliendo le opinioni di alcuni tra i maggiori player di mercato

La Business Intelligence, non tanto come tecnologia o processo aziendale, quanto come strumento in grado di indirizzare le scelte strategiche d’impresa, contenendo gli inevitabili fattori di rischio. Obiettivo un business sostenibile. È questo il tema alla base dell’inchiesta condotta questo mese da CBR Italy, che tra i vendor ha voluto contattare alcuni dei principali player di mercato, cercando di mettere subito a fuoco la percezione dei clienti sull’argomento, in particolare per quanto riguarda il mercato italiano. Secondo Angelo Tenconi, Analytics & Technology Development Director di SAS, la situazione locale si presenta a macchia di leopardo. “La BI, infatti, è più diffusa in alcuni ambiti, come il finance, e meno sentita in altri, come il retail. Secondo un’analisi dell’Osservatorio BI della School of Management del Politecnico di Milano, nonostante la congiuntura economica, il volume d’affari di questo mercato sta comunque registrando una crescita fra l’8 e il 12%. E le prospettive di investimento in applicazioni di BI, a dispetto della congiuntura recessiva, si mantengono favorevoli per il prossimo biennio. Molte aziende hanno compreso che l’innovazione supportata dalla BI è la sfida su cui puntare oggi. BI e Business Analytics non sono più termini che individuano un’attività legata al solo mondo dell’Information Technology, ma al contrario una tematica rilevante e strategica per ogni area aziendale e organizzativa”. Per SAS, marketing, gestione delle risorse umane, relazione con il cliente, adeguamento a normative, sostenibilità, gestione del rischio, controllo di gestione sono tutte aree che possono ottenere straordinari risultati dall’utilizzo di tecnologie analitico-predittive.
“Stiamo constatando – commenta Graziella Rossi, Responsabile Marketing Business Analytics di IBM – che anche la fascia della piccola-media impresa sta approcciando in maniera sistematica la tematica BI con l’obiettivo di prepararsi ad affrontare meglio le fluttuazioni del mercato. Il contesto in cui opera, ancora meno prevedibile del resto del mercato con tutte le problematiche legate all’accesso al credito e all’aumento del costo di approvvigionamento, determina la necessità di tenere sotto controllo un ambiente complesso e di ridurre i rischi”. In generale, per IBM la BI, oltre a fornire uno strumento valido di controllo e di monitoraggio del business, è sempre più considerata come strumento di sviluppo a supporto delle linee strategiche aziendali, in grado di individuare le aree future di investimento, gli ambiti a maggior guadagno, intesi come prodotti/servizi/clienti più profittevoli.
Osserva Luigi Carcano, Responsabile Sales Area Finance di Infor Italia: “Premesso che probabilmente la percezione cambia da settore a settore e anche, all’interno del medesimo settore in base alla tipologia di azienda, è sicuramente da rilevare un interesse sempre costante verso queste tematiche. Del resto i progetti di BI, se basati su presupposti concreti e pragmatici, possono essere sicuramente un valido supporto decisionale per una rivisitazione dei processi aziendali in ottica di ripartenza e nuovo approccio ai mercati e al business”.
Nell’attuale contesto economico, secondo Massimo San Giuseppe, CEO di QlikView Italy si registra in generale una sempre maggiore attenzione del cliente nei confronti dell’innovazione tecnologica e verso strumenti come la BI, che possano aiutare a ottenere una maggior consapevolezza della propria realtà aziendale, individuando in questo modo la strada migliore per ottenere risultati più soddisfacenti, in tempi certi e riducendo i costi. “In alcune realtà – precisa il CEO di QlikView – oggi l’innovazione è parte integrante della cultura aziendale e gli utenti sono stimolati a utilizzare le nuove tecnologie nella risoluzione dei problemi e a supporto del processo decisionale. Utenti più consapevoli stanno imponendo un vero e proprio cambiamento di massa per quanto riguarda l’approccio aziendale verso la BI e spesso sono loro stessi che, collaborando con l’IT, identificano nuove e possibili soluzioni alle criticità aziendali definendo nuovi confini per la BI. Anche le aspettative nei confronti dei prodotti software sono cambiate. Il TCO diventa un tema sempre più caldo e la soglia dell’attenzione verso le problematiche che possono coinvolgere il business diventa più alta: in questo contesto il cliente si orienta verso progetti di BI con ricadute pratiche certe e con risultati misurabili”.

Una BI che elimina sprechi
Analisi dei dati, applicazioni analitiche predittive, simulazioni, what-if analysis, extract, transform, Datawarehouse & Datamart… Vediamo ora cosa è cambiato negli ultimi anni e cosa ha spinto le aziende a prendere maggiormente sul serio la BI. Possiamo probabilmente parlare di una BI che si occupa di eliminare gli sprechi. “La spinta – commenta Tenconi – è data dalla maggiore consapevolezza delle aziende di fare il passo dalla società dell’informazione all’economia della conoscenza: dalla priorità di ricavare dai dati analisi storiche a quella di supportare processi decisionali consapevoli andando oltre i semplici query e reporting con funzioni analitico-predittive attendibili, basate su dati qualificati, cioè i Business Analytics”. Dunque, ciò che spinge le aziende all’uso sistematico di queste soluzioni è la possibilità di poter prevedere l’impatto delle proprie decisioni di business e valutare con anticipo i ritorni sugli investimenti riducendo o addirittura eliminando gli sprechi. “Sempre nell’ottica di eliminare gli sprechi – aggiunge Tenconi – notiamo che la sostenibilità del business sta diventando un elemento centrale di valutazione sia dei processi interni delle aziende sia per l’adozione di nuovi sistemi di BI”. Fare sostenibilità significa espandere l’aspetto etico/comportamentale agli aspetti sociali, ambientali ed economici della CSR (Corporate Social Responsibility) facendo in modo che si integrino con i processi di business, aumentandone il profilo di competitività e cost saving.
Secondo Carcano è sicuramente “cresciuta la cultura interna alle aziende, oltre che la maturità delle applicazioni. Questo significa che i progetti sono basati su aspettative più concrete e partono a volte anche da analisi e da esperienze precedenti. La necessaria ricerca di marginalità a fronte di mercati che non favoriscono la crescita è sicuramente una spinta verso strumenti che aiutino ad analizzare, simulare e pianificare. Le applicazioni poi sono più ricche di funzionalità e più articolate per cui possono rispondere in modo più mirato ed efficace a requisiti sofisticati. Siccome, di fatto, la finalità ultima di un progetto di BI è quello di trasformare dei dati in informazioni utili a supportare i processi decisionali di chi guida l’azienda, possiamo certamente affermare che tra gli obiettivi c’è anche l’eliminazione degli sprechi”.
Nell’ottica di perseguire la riduzione del rischio, chiarisce Graziella Rossi, “vengono sempre più richieste simulazioni e disegno di scenari alternativi, da ipotizzare sulla base dei dati reali. La maturità degli strumenti in ambito predictive analytics abilita senza dubbio una nuova generazione di applicazioni che permettono di condividere con una comunità di utenti non specialistici i risultati di algoritmi e funzioni statistiche complesse. Cresce, inoltre, il bisogno di analizzare in tempo reale grandi volumi di dati attraverso l’utilizzo di tecnologie in memory, per il controllo di fenomeni inattesi di cui vengono informati rapidamente gli attori attraverso, ad esempio, la gestione di allarmi. Altra richiesta del mercato è quella di ambienti dedicati di datawarehousing/datamart, disponibili in soluzioni preconfigurate e pronte all’uso per l’analisi e il monitoring di dati real-time sulla base di dati trasmessi con flussi aggiornati”.
La BI cosiddetta tradizionale, comparsa sul mercato circa 20 anni fa, prometteva per San Giuseppe di migliorare i processi decisionali. Per i suoi limiti tecnologici però non è stata in grado di mantenere le promesse fatte, dimostrandosi più una via di accesso alle informazioni esistenti anziché una vera e propria fonte di analisi a supporto delle decisioni. “Nel corso degli ultimi anni – osserva il CEO di QlikView – si è inoltre avuto nell’informatica aziendale un cambiamento di rotta importante spinto da una nuova generazione di lavoratori e significativi miglioramenti nelle capacità di consumer computing. Gli utenti aziendali oggi si aspettano di ottenere in ufficio funzionalità simili se non migliori di quelle cui sono abituati con i software di casa, per questo tendono a privilegiare gli strumenti user-driven di nuova generazione”. La BI è un grande esempio di questo cambiamento, come ha evidenziato anche Gartner nell’ultimo Magic Quadrant dedicato alle piattaforme di BI. È quello che QlikTech chiama Business Discovery: non si tratta di un cambiamento tecnologico ma di un fondamentale cambiamento nel modello di utilizzo in cui sono gli utenti a guidare i processi e l’IT a consentire loro di avere successo.

Le aree applicative dai ritorni importanti
Proviamo a sondare quali sono attualmente le aree applicative nelle quali la BI produce i ritorni più significativi. “La BI – illustra Tenconi – permette di analizzare la situazione attuale per individuare le giuste leve su cui puntare, pertanto è trasversale a tutte le aree applicative. Tra le aree dove i ritorno sono maggiormente misurabili troviamo l’automatizzazione delle campagne di marketing, il monitoraggio dei fornitori e l’ottimizzazione delle politiche di acquisto, l’analisi dei dati finanziari con la gestione del budget e la cost allocation, la simulazione delle modifiche organizzative nel personale d’impresa, e altri ancora. Le metodologie di BI e, in particolare, i Business Analytics sono motore di innovazione per tutta l’organizzazione aziendale. I progetti di BI e BA più performanti vengono raggiunti nelle aziende dotate di IT manager o CIO capaci di scegliere e implementare soluzioni che abbiano un impatto tangibile sul business. Situazioni in cui l’IT cerchi in maniera proattiva soluzioni volte a soddisfare le potenziali necessità del business in tempi ragionevoli, o nelle quali collabori con le risorse business per risolvere problematiche business-critical”. È solo in questi casi che si registrano aumento degli utili, percentuali più elevate di soddisfazione della clientela nei confronti dei servizi IT, e crescita del management IT su un piano paritetico rispetto al management delle funzioni business. “Oggi la BI – spiega Carcano – pervade molte aree dell’azienda ed è difficile fare generalizzazioni che prescindano dal settore in cui opera l’azienda. Infatti, se per un’azienda commerciale il monitoraggio attento dei parametri significativi riguardanti il mercato sono fondamentali, per esempio la marginalità delle vendite e dei clienti, altrettanto importante è l’analisi del rischio per chi opera facendo investimenti o nel settore del credito”.
Per IBM le capacità di ottimizzazione degli investimenti, la definizione di strategie di marketing appropriate in base a profili di acquisto e segmenti omogenei, rende l’area della customer intelligence una delle più interessanti per le aziende, che possono prefigurare ritorni misurabili, importanti per il business. “Altro ambito di applicabilità con ritorni significativi – dice Graziella Rossi – è quello del Performance Management, inteso come integrazione con gli strumenti di budgeting e forecasting che, se adottato come ‘impianto strategico’ e diramato e utilizzato da tutti gli ambiti aziendali, aiuta ad allineare tutte le parti sugli obiettivi fissati, senza sforzi ulteriori”. Aggiunge San Giuseppe: “È importante segnalare la differenza tra i tradizionali strumenti di BI e quelli di nuova generazione (che Gartner chiama Data Discovery – ndr). Questi ultimi sono guidati dagli utenti finali e consentono un approccio self-service per porre domande differente dalle soluzioni basate sulla reportistica. È un approccio nel quale QlikTech è stata pioniere e dove abbiamo visto differenti aree di applicazione. Con riferimento alla Business Discovery, alcuni dei settori in cui si è evidenziato un alto valore per il cliente sono il marketing , la gestione delle vendite, il monitoraggio dell’efficienza operativa, la gestione del rischio e della supply chain, l’amministrazione e il controllo IT, per citarne alcuni”. Parlando per esempio di vendite e clienti, QlikView ha aiutato i responsabili regionali e il loro staff a determinare direttamente chi chiamare e cosa offrire, oltre che a monitorare le prestazioni dei loro territori e analizzare in dettaglio eventuali problemi. “Questo – sostiene San Giuseppe – non sarebbe possibile con una soluzione basata sul reporting, e ha un effetto diretto sulle entrate della produzione. Per esempio, un nostro cliente di un importante impresa assicurativa ha migliorato il tasso di conversione dei potenziali clienti del 25%, aumentando di 200 le vendite al mese, con un impatto annuale di quasi 1 milione di dollari”.

Benefici tangibili
In conclusione vediamo quali sono i benefici attuali che una soluzione di BI introduce in azienda. In generale, afferma Carcano, la conoscenza è sicuramente un beneficio: “Avere informazioni corrette e nei tempi giusti consente di cogliere certi trend appena iniziano a verificarsi e quindi a correggerli per tempo. Analogamente il rilevare certi fenomeni appena iniziano a manifestarsi può aprire le porte a nuove opportunità. La mole di dati transazionali presenti nei sistemi aziendali, spesso non comunicanti tra loro, non consentirebbe nessuna di queste cose senza strumenti in grado di normalizzarli, filtrarli e presentarli nella modalità richiesta oggi, ma anche domani”.
La standardizzazione degli strumenti di BI, secondo Graziella Rossi, è il modo più semplice per raggiungere gli obiettivi di conformità, sia per le normative sia per il monitoraggio effettuato da enti competenti per settore d’industria. “Si evita, così – sottolinea IBM – lo sviluppo di svariate applicazioni ad-hoc, con costi associati e la diffusione di strumenti eterogenei in azienda. Altro aspetto importante collegato alla standardizzazione degli strumenti di BI, su di una piattaforma Web, è quello della condivisione di una parte delle informazioni di lavoro con gli interlocutori esterni, come reti di dealer o fornitori, anche grazie al supporto delle piattaforme mobile. Si riducono i tempi e i costi di implementazione delle soluzioni, i costi di manutenzione associati e soprattutto il rischio di diffondere dati non corretti”.
Il nuovo approccio alla Business Discovery permette oggi agli utenti di ogni livello di eseguire analisi personalizzate. “Gli utenti – osserva San Giuseppe – non sono più costretti a seguire percorsi predefiniti, ma ottengono risposte precise a qualsiasi loro domanda, esplorano i dati in ogni direzione, senza limiti. Le aziende beneficiano di una conoscenza più approfondita dei fenomeni di business e dei cambiamenti in atto nel mercato che possono coinvolgerle a vario titolo”.
In conclusione possiamo solo aggiungere che, stante quanto fin qui argomentato, fare BI oggi significa essere soprattutto lungimiranti.